Sulla recente sostituzione nel ruolo di presidente del Dipartimento per le relazioni estere del patriarcato di Mosca, abbiamo chiesto un parere a mons. Antonio Mennini, già nunzio a Mosca e grande conoscitore di quel mondo e di quella Chiesa (cf. SettimanaNews, qui). Così ha risposto a don Francesco Strazzari.
Carissimo don Francesco, sullo spostamento di Hilarion dal Dipartimento per le relazioni estere del patriarcato di Mosca alla sede “regionale” di Budapest, ho parlato con alcuni amici ortodossi russi, compreso il direttore del giornale del patriarcato, signor Legoida.
Loro pensano che il metropolita Hilarion da una parte non si era molto schierato a favore della “operazione speciale” in Ucraina (chiamata “Piccola Russia”). E forse ciò dispiaceva in particolare ai capi politici del Cremlino.
Dall’altra, ci sono pochi dubbi che la separazione dal patriarcato di Mosca della Chiesa Ortodossa Ucraina, di obbedienza moscovita, si debba in larga misura a lui. È un sostenitore acceso della teoria del “Ruskii Mir” (mondo russo), la dottrina ecclesial-politica secondo cui tutti i Paesi già appartenenti all’Unione sovietica dovrebbero sottostare alla Federazione Russa.
Teoria che i sacerdoti e vescovi ucraini, pur appartenenti alla Chiesa filo-russa, non potevano più accettare, anche per non venire accusati di essere “quinte colonne”, collaborazionisti del nemico invasore o non sufficientemente patrioti (cf. SettimanaNews, qui).
Inoltre sono a conoscenza che vari vescovi e metropoliti russi erano alquanto stufi delle maniere piuttosto “altezzose” del metropolita Hilarion.
Il suo successore, il vescovo Antonio di Korsun (Sevryuk) è stato per anni segretario personale, prima del metropolita, poi del patriarca Cirillo.
Il metropolita Antonio è un uomo buono e mite. Pur essendo giovane (36 anni), ha già una certa esperienza. È stato infatti, negli ultimi anni, responsabile delle Chiese ortodosse all’estero. Siamo molto amici.
Cari saluti e a presto risentirci,
mons. Antonio Mennini, già nunzio a Mosca.