L’ennesimo intervento del patriarca di Mosca, Cirillo, a favore della guerra a fronte dell’inefficacia degli interventi critici di teologi e Chiese, testimonia la persistente chiusura, almeno finora, della direzione ecclesiale russa.
Il discorso è stato pronunciato da Cirillo il 18 ottobre nella cattedrale della Dormizione a Mosca (d’ora in poi Cirillo).
Gli interventi critici sono quelli dei circa 500 intellettuali e teologi ortodossi nella dichiarazione sul “mondo russo”, pubblicato il 13 marzo 2022 (teologi), e il testo approvato dal Consiglio ecumenico delle Chiese nella sua 11a Assemblea a Karlsruhe dal 31 agosto all’8 settembre, dichiarazione sulla guerra in Ucraina (Consiglio ecumenico).
Unità russa o guerra ingiustificabile
Preghiamo «per lo stato russo, per dissipare tutte le calunnie del nemico che mirano a distruggere definitivamente e irrevocabilmente l’unità della Russia» (Cirillo).
«Questa assemblea sostiene fermamente la posizione espressa dal comitato centrale e denuncia questa guerra come illegale e ingiustificabile» (Consiglio ecumenico).
«I pensieri e le preghiere di tutti i partecipanti all’11ª assemblea del CEC si volgono al popolo e alla nazione ucraina e alle conseguenze tragiche subite dalla popolazione dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022» (Consiglio ecumenico).
Operazione speciale o bestemmia
«Possa il Signore inclinare la sua misericordia verso tutto il nostro popolo, fermare la contesa intestina che oggi, purtroppo, in alcune terre della Russia storica assume la forma di vere e proprie operazioni militari. Il Signore illumini tutti coloro che sono coinvolti in queste ostilità. Tutti devono capire che è una sparatoria tra fratelli e quindi (invocare) la fine della guerra, l’instaurazione della pace e l’unità spirituale di tutto il nostro popolo» (Cirillo).
«Questa guerra è incompatibile con la natura stessa di Dio e con la sua volontà per l’umanità. Essa è contraria ai nostri fondamentali principi cristiani ed ecumenici. Ci opponiamo ad ogni manipolazione dell’autorità e delle parole religiose per giustificare l’odio e l’aggressione armata» (Consiglio ecumenico).
«Pertanto respingiamo l’eresia del “mondo russo” e le azioni vergognose del governo della Russia nello scatenare la guerra contro l’Ucraina che scaturisce da questo insegnamento vile e indifendibile, con la connivenza della Chiesa ortodossa russa, in quanto un insegnamento profondamente non ortodosso, non cristiano e contro l’umanità» (teologi).
Il “mondo russo” o il Regno di Dio
«Pronuncio audacemente l’espressione “mondo russo” in queste mura (della cattedrale) anche se so che alcune forze in Ucraina la demonizzano. Ma uso la parola “russo” non per identificare una sola parte della Russia storica, corrispondente alla Federazione Russa. Uso questo termine nello stesso senso di Nestore il Cronista che parlava di “terra russa”. Non russo, non ucraino, non bielorusso: ma ovunque vi è “terra russa”. Questo è il senso in cui usiamo l’espressione, con piena responsabilità, pace interiore e fiducia nella giustezza della nostra posizione» (Cirillo).
«Condanniamo come non ortodosso e respingiamo qualsiasi insegnamento che subordina il Regno di Dio, manifestato nell’Unica Santa Chiesa di Dio, a qualsiasi regno di questo mondo e che cerca altri signori siano essi ecclesiastici o secolari, che possano giustificarci o redimerci. Respingiamo fermamente tutte le forme di governo che deificano lo stato (teocrazia) e assorbono la Chiesa» (teologi).
Un popolo solo o il popolo di Dio
«I muri stessi gridano questa verità, che siamo tutti un solo popolo, e questa cattedrale di tutta la Russia porta il marchio della responsabilità per il bene spirituale di tutti i cristiani ortodossi che si trovano nello spazio della Santa Russia. Responsabilità per la nostra Chiesa, una e indivisibile, affinché conservi la sua unità e attraverso questa unità manifesti la volontà di Dio per tutto il nostro popolo, ovunque esso viva, a Mosca o Kiev, a Minsk o in altre città» (Cirillo).
«Condanniamo come non ortodosso e respingiamo qualsiasi insegnamento che attribuisca istituzione o autorità divina, speciale sacralità o purezza a qualsiasi singola identità locale, nazionale o etnica, o qualifichi una particolare cultura come speciale o divinamente ordinata, sia essa greca, rumena, russa ucraina o qualsiasi altra» (teologi).
«Respingiamo qualsiasi divisione manichea o gnostica che elevi come “santa” la cultura orientale ortodossa e i popoli ortodossi al di sopra di un Occidente svilito e immorale» (teologi).
Il dialogo e il coraggio della pace
Intervenendo con molta energia all’apertura dell’Assemblea ecumenica, il presidente della Federazione tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ha ricordato le esigenti richieste del dialogo. «Avvicinandosi l’assemblea è stato sottolineato che il dialogo era stato reso comunque possibile. Molto bene. Ma il dialogo non è fine a sé stesso. Il dialogo deve fare luce su quanto succede. Il dialogo deve attirare l’attenzione sull’ingiustizia, deve identificare le vittime, gli autori dei crimini e i loro sbirri. Se il dialogo si risolve in pie esortazioni e vaghe generalizzazioni può, nel caso peggiore, diventare una piattaforma di giustificazione e di propaganda».
«Perciò condanniamo come non ortodossa e respingiamo qualsiasi promozione del “quietismo” spirituale tra i fedeli e il clero della Chiesa, dal più alto patriarca al più umile laico. Rimproveriamo coloro che pregano per la pace, mentre non riescono a fare attivamente la pace, per paura o per mancanza di fede» (teologi).
Mentre, nella propaganda interna, il presidente Putin fa forza sulla memoria della “grande guerra patriottica” contro i nazisti, che ora sarebbero attivi a Kiev, il tema del “mondo russo” è saldamente presidiato dal patriarca Cirillo. Anche se, nelle sue ultime esternazioni, sembra esporsi meno sulle questioni teologiche e molto più sul versante storico-civile.
La preoccupazione maggiore pare essere diventata la sopravvivenza del potere russo e il timore della possibile disgregazione della Federazione.