«Questa guerra è un abisso di disumanità», così il nostro presidente Mattarella e, con ancor più accorate parole, papa Francesco prega perché tacciano le armi, perché Iddio compia il miracolo della pace in Ucraina.
Ma chi volesse leggere il comunicato diffuso dal patriarcato di Mosca sull’incontro “on line” del 16 marzo 2022 tra il patriarca Kirill e papa Bergoglio, potrebbe tranquillizzarsi: pare una serena conversazione tra due occasionali conoscenti, un piacevole “tea party”.
Ma il 24 Ore, il TG-Com 24, la TV 7, così riportano invece le esortazioni di Kirill: “… possa il Signore aiutare ognuno di noi a unirci, anche attorno al potere, così che emergerà la vera solidarietà nel nostro popolo, la capacità di respingere i nemici esterni e interni e di costruire una vita con più bene, verità e amore”; e dispensa i soldati in guerra dall’ osservanza dei comandamenti.
In particolare dai comandamenti dal quinto al settimo. Se ricordo bene: 5 – non uccidere (eccetto i nemici?); 6 – non commettere atti impuri (cioè: è possibile lo stupro?); 7 – non rubare (è lecito in casa altrui?).
Bergoglio ci ricorda invece che la guerra perpetua la crocifissione di Cristo, e io rammento lo schiaffo impartitogli per aver quietamente risposto al Sommo Sacerdote: Gesù non porse l’altra guancia, chiese (invano): “Perché mi percuoti?”.
E ricordo anche lo schiaffo di Anagni, subìto da Bonifacio Ottavo, perché voleva imporre la propria autorità contro il potere francese. Nacque così lo scisma che portò il papato ad Avignone.
Mi vesto dei panni delle mamme ucraine che piangono i loro bimbi e chiedo a Kirill: perché benedici chi li ha uccisi, chi ci ha stuprate? Non hai memoria o conoscenza storica? Non sai dove si trovano Anagni e Avignone? Ignori che a volte la storia si ripete? Pio Nono e la breccia di Porta Pia: così cadde lo Stato Pontificio. Dimentichi cosa insegnò Gesù: chi spada colpisce, di spada perisce?
Nessuno di noi, non io certamente, desidera la morte di Putin, né di Kirill: ma sì, vorrei che la guerra finisse e, quale nuova più umana Norimberga, agli aggressori fosse imposto di vedere su un schermo diviso a metà la loro vita, quieta e serena con gli agi e gli affetti, e sull’altra metà gli orrori di Bucha e di Kramatorsk.
Per quante ore al giorno? Sino alla loro conversione.