Brunetto Salvarani ci accompagna lungo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani con un medaglione quotidiano, nella rubrica «Unitatis redintegratio». È docente di Teologia della missione e del dialogo presso la Facoltà teologica dell’Emilia Romagna. Dirige il movimento e rivista CEM Mondialità e la rivista trimestrale QOL (di cui è anche cofondatore), nata per dare voce alla ricerca biblica, al mondo dell’ecumenismo, al dialogo ebraico-cristiano. Dirige inoltre la collana della EMI Parole delle fedi. È membro del comitato editoriale della trasmissione Rai Protestantesimo.
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC), tradizionalmente, si svolge dal 18 al 25 gennaio. Fu avviata ufficialmente dal reverendo episcopaliano Paul Wattson a Graymoor (New York) nel 1908 come Ottavario per l’unità della Chiesa, auspicando che divenga pratica comune, con un significato chiaramente simbolico: l’apertura avviene in coincidenza con la memoria della cattedra di san Pietro, mentre la chiusura si collega alla memoria della (cosiddetta) conversione di san Paolo.
Se l’ecumenismo, inteso come il processo di riunificazione delle Chiese cristiane dopo le tante fratture interne avvenute nel corso della loro storia, sta attraversando oggi una complessa fase di transizione, contrassegnata di volta in volta da chiusure identitarie, incertezze e aperture insperate, in occasione di ogni SPUC siamo comunque chiamati a ricordarci a vicenda che la lentezza e la fragilità di tale cammino, caduto in un inverno arduo da decifrare dopo le grandi speranze suscitate dal Vaticano II e dai primi passi che ad esso seguirono, mettono in discussione l’azione missionaria del cristianesimo. E dunque, il suo stesso senso nel mondo attuale.
La storia
In realtà, la prima ipotesi di una preghiera per l’unità delle Chiese, antenata dell’odierna SPUC, nasce in ambito protestante alla fine del XVIII secolo; e nella seconda metà dell’Ottocento comincia a diffondersi un’Unione di preghiera per l’unità sostenuta sia dalla prima Assemblea dei vescovi anglicani a Lambeth (1867) sia da papa Leone XIII (1894), che invita a inserirla nel contesto della festa di Pentecoste. Agli inizi del Novecento, poi, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Joachim III scrive l’enciclica patriarcale e sinodale Lettera irenica (1902), in cui invita a pregare per l’unione dei credenti in Cristo. Sarà infine il citato reverendo Wattson a proporre definitivamente la celebrazione dell’Ottavario. Nel 1926 Il movimento Fede e Costituzione dà avvio alla pubblicazione dei Suggerimenti per l’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani (Suggestions for an Octave of Prayer for Christian Unity), mentre nel 1935 l’abate Paul Couturier, in Francia, promuove la Settimana universale di preghiera per l’unità dei cristiani, basata sulla preghiera per «l’unità voluta da Cristo, con i mezzi voluti da lui». Nel 1958 Il Centre OEcuménique Unité Chrétienne di Lione (Francia) inizia la preparazione del materiale per la Settimana di preghiera in collaborazione con la commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Nel 2008 viene celebrato solennemente, in tutto il mondo, con vari eventi, il primo centenario della SPUC, il cui tema «Pregate continuamente!» (1Ts 5,17) manifestava la gioia per i cento anni di comune preghiera e per i risultati raggiunti. Attualmente la Settimana si celebra nel tempo ricordato a partire da un passo biblico appositamente scelto e da un sussidio elaborato congiuntamente dalla commissione Fede e costituzione del CEC (protestanti e ortodossi) e dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (cattolici).
Oggi ha inizio una nuova SPUC, nella speranza che sia sfruttata appieno anche a livello di Chiese locali. Provando a camminare insieme: senza illusioni, ma con la fiducia derivante dalla consapevolezza che si tratta di un itinerario difficile eppure sempre più necessario. In questa direzione si pone papa Francesco quando, nell’esortazione postsinodale Evangelii gaudium (2013), scrive: «Se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri! Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi» (n. 246).
Brunetto Salvarani, Non possiamo non dirci ecumenici. Dalla frattura con Israele al futuro comune delle Chiese cristiane, Gabrielli Editori, San Pietro in Cariano (VR) 2014, pp. 252, € 16,00.
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