Il Santo e grande sinodo della Chiesa ortodossa si è aperto domenica 19, solennità di Pentecoste per il calendario delle Chiese che riconoscono al patriarca ecumenico di Costantinopoli la qualifica di “primus inter pares”.
I sommovimenti dell’ultima ora hanno visto l’adesione inaspettata della Chiesa di Serbia e la rinuncia a partecipare da parte della Chiesa ortodossa russa, la più popolosa di tutte.
[Per un’illustrazione delle dinamiche che hanno condotto a Creta, si veda Concilio pan-ortodosso: movimenti della vigilia].
La domenica di Pentecoste è stata dedicata per intero alle procedure ufficiali di apertura e all’adempimento del protocollo dei saluti.
[Dei testi si trova documentazione in greco e inglese sulla pagina ufficiale del Sinodo].
Il culmine si è avuto nella concelebrazione della «divina liturgia», presieduta dal patriarca ecumenico Bartolomeo, nella Chiesa di San Mena, cattedrale ortodossa di Candia, nell’isola di Creta.
Nell’omelia, Bartolomeo, presidente del Santo e grande sinodo, ha insistito sul tema dell’unità e della responsabilità che essa comporta in quanto «essa è precisamente la missione della Chiesa ortodossa».
L’intervento di Bartolomeo si è mantenuto sul registro “escatologico” del “dovrebbe essere”. Non vi si trova cenno ai “posti vuoti”, alle assenze che feriscono l’unità. «È l’alba di un giorno gioioso, nel quale … noi fratelli ortodossi, rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse autocefale, ci siamo radunati in assemblea liturgica per poter adempiere il dovere e la responsabilità dell’unica Chiesa ortodossa nei confronti degli uomini e del mondo di oggi, convocando il Santo e grande sinodo. … Noi rappresentiamo il corpo mistico di Cristo, che si estende di età in età e libera l’umanità dalle più diverse forme della sofferenza e della caduta, e veniamo uniti alla Chiesa trionfante».
La vocazione e la missione dell’unità è saldata alla verità (ortodossia!), non essendoci verità nella Chiesa in assenza della comunione. «Alla nostra Chiesa ortodossa sono stati dati la benedizione e il dono supremo di possedere il tesoro della verità e preservare intatto il dono dello Spirito Tutto-Santo, che “riempie la terra” (Sap 1,7) ed è perciò tenuta a dare al mondo contemporaneo testimonianza di amore e unità e manifestare la segreta speranza che la abita. … È necessaria una risposta a livello pratico dove, purtroppo, siamo ampiamente mancanti».
Consapevoli della necessità di mantenersi in uno stato permanente di conversione, per essere fedeli alla verità, i cristiani ortodossi avvertono anche il dovere e la chiamata a denunciare gli errori che appesantiscono l’umanità oggi. «Per questo, noi vescovi abbiamo sentito la necessità di radunarci per discutere quelle sfide che interpellano la Chiesa ortodossa nel mondo e attraverso il tempo, allo scopo di adottare misure adeguate a proteggere i fedeli dal prevalere degli errori. Specialmente nei nostri giorni, circola un grande numero di errori, e gli argomenti presentati dagli ingannatori sono particolarmente sofisticati; ciò richiede uno sforzo coordinato da parte dei pastori della Chiesa ortodossa per mantenere vigili i fedeli».
L’unità, dunque, è la meta ed è anche la via.