Terzo giorno dei lavori
Nella seduta mattutina, il Santo e grande sinodo si è occupato del testo riguardante l’«Autonomia delle Chiese e le modalità per concederla».
Subito dopo l’apertura dei lavori sinodali da parte del patriarca Bartolomeo, è intervenuto l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Ieronimos, il quale ha presentato un emendamento votato dal Sinodo della Chiesa greca, riguardante lo status delle metropolie delle cosiddette «Nuove Terre», così come predisposto dal decreto patriarcale e dell’Atto sinodale del 1922.
Secondo fonti ben informate, il Patriarca ecumenico, rispondendo, ha ribadito: «Beatitudine, dato che molte volte in passato ci sono stati dei malintesi in materia, creati da persone che vogliono turbare i buoni e sinceri rapporti esistenti tra le due Chiese, oggi in questo Santo e grande sinodo voglio dichiarare che le metropolie delle Nuove Terre appartengono spiritualmente a Fanar, ma sono assegnate per ragioni storiche all’amministrazione della Chiesa di Grecia. Non è nelle mie intenzioni, né in quelle del Patriarcato, chiedere la loro restituzione!».
Ed ha aggiunto: «Per quando riguarda le metropolie del Dodecanneso e di Creta, che appartengono al Patriarcato di Costantinopoli, esse non sono meno Grecia del resto della Grecia».
Occorre infatti ricordare che, secondo il documento patriarcale del 1928, che è parte integrante della Costituzione greca, le metropolie di Epiro, Macedonia e Thraki, spiritualmente sottomesse alla Sede ecumenica – e quindi dove si commemora il patriarca –, sono affidate amministrativamente alla Chiesa di Grecia.
Più tardi, lo stesso Patriarcato ecumenico ha diffuso una dichiarazione ufficiale nella quale veniva ripreso il contenuto della dichiarazione fatta da Bartolomeo in assemblea. Il testo si chiudeva ringraziando la Chiesa autocefala greca per il servizio reso alla Chiesa madre.
Il metropolita Ignazio di Volos, incaricato stampa della delegazione della Chiesa greca, parlando alla radio Testimonianza ortodossa, ha dichiarato che non cambia niente nello status quo del regime vigente e non c’è da preoccuparsi delle dicerie secondo le quali il Patriarcato ecumenico intenderebbe concedere l’autonomia alle metropolie delle «Nuove Terre». Ha colto inoltre l’occasione per parlare anche del clima sereno e di unità che regna durante i lavori.
In un successivo comunicato diffuso dal prof. Konidari si esprimeva la soddisfazione dell’Arcivescovado di Atene e di tutta la Grecia per la «generosa ed eroica» decisione del Patriarcato di dissipare le nuvole esistenti tra le due sedi.
L’ultimo importante contenzioso tra le sue Chiese si era verificato nella primavera del 2004, in occasione della nomina dei metropoliti di Salonicco, Eleutherupoleos e Kozani. L’arcivescovo di allora, Christodoulos, non aveva comunicato – come sarebbe stato prassi – il catalogo degli eleggibili, in segno di indipendenza, allora si pensava. Il Patriarcato aveva imposto la pena della «non comunione» tra le due sedi. In seguito a reciproche spiegazioni i tre metropoliti sono stati riconosciuti. Ma la vicenda ha lasciato degli strascichi.
Seduta pomeridiana
Il Santo e grande sinodo si occupato del tema «Il digiuno e le relative norme».
Tutti hanno messo in debito risalto le situazioni diverse da paese a paese, a cominciare dal tenore di vita elevato o meno, la scarsità di cibo (soprattutto in Africa), il cambiamento climatico e le sue conseguenze e altre. Si è di fatto imposta l’idea che ogni Chiesa locale debba regolarsi da sola in materia.
Il patriarca di Romania, Daniele, è intervenuto nella discussione con una analisi teologica del tema in oggetto.
Il metropolita Niceforo di Cipro ha chiesto che finalmente si prendano decisioni, le più chiare possibili, sui giorni da indicare come digiuno obbligatorio e facoltativo. Ha chiesto inoltre che venga chiarito il tema del digiuno prima della santa comunione.
Con la presentazione delle loro esperienze missionarie, hanno dato il loro apporto il patriarca di Alessandria, l’arcivescovo di Polonia, Savas, l’arcivescovo di Albania, Anastasios e il vescovo del Ruanda.
Il fronte dell’astensione
Patriarcato di Russia
Il padre Nicola Balasof, vicecancelliere del dipartimento per le relazioni con l estero del Patriarcato di Mosca, è intervenuto a proposito delle voci apparse negli ultimi giorni sui mezzi di informazione greci relative a un cambiamento del clima generale e le possibili trattative in corso affinché la delegazione russa partecipasse al Sinodo, ha dichiarato che esse sono fuori posto, inventate e non corrispondono a verità. «Il Patriarca è vincolato dalla deliberazione unanime del Santo sinodo della Chiesa russa». E ha aggiunto: «Tutti dovrebbero sapere che nella riunione di gennaio dei primati delle Chiese» si era deciso che la partecipazione di tutte le Chiese autocefale ortodosse fosse necessaria per poter essere convocata al Santo e grande Sinodo. In seguito, ha rimproverato al vescovo addetto all’Ufficio stampa ripetute imprecisioni. Per es., il suddetto responsabile «ha sostenuto che il patriarca di Antiochia non ha sottoscritto, ma poi ha affermato che lo stesso Patriarcato non è in disaccordo con la riunione in corso al Sinodo. Quando gli è stato chiesto se esista la possibilità che sia riconosciuta la Chiesa scismatica di Ucraina, ha risposto che questo è categoricamente escluso da parte della Chiesa russa.
Antiochia
Il metropolita di Brasilia, del Patriarcato di Antiochia Damasceno, ha rilasciato alla stampa alcune precisazioni su quanto diffuso, per controbattere le dichiarazioni del rappresentate del Segretariato sull’incontro di Creta. Questi, al secondo giorno, aveva affermato che il patriarcato di Antiochia «durante le discussioni nel mese di gennaio 2016 a Chambesy … non aveva espresso disaccordi e non ha sollevato obiezioni alla convocazione del Santo e grande sinodo, come risulta dai verbali di quell’incontro».
Come Patriarcato – ha detto – vogliamo precisare la nostra versione.
Primo: ci chiediamo come mai un membro della Segreteria dell’incontro di Creta si sia permesso di parlare a nome della Chiesa di Antiochia e per di più si prenda la libertà di esprimere il nostro pensiero sulla nostra mancata partecipazione all’incontro di Creta.
Secondo: L’opinione secondo la quale la mancata firma del Patriarcato di Antiochia a tre documenti dell’incontro di Chambesy nel gennaio 2016 «non era dovuta a un disaccordo sul contenuto di questi testi, ma era semplicemente una protesta perché non era stato risolto il problema del Qatar», non è corretta.
Terzo: l’affermazione che «la decisione di convocare il Sinodo era stata presa all’unanimità» non è corretta.
Ha continuato esprimendo la sua sorpresa perché il suddetto era presente a Chambesy, ed è stato personalmente testimone che le proteste dei delegati del Patriarcato di Antiochia non avevano carattere né “personale” né “di protesta”, ma si riferivano «al contenuto sostanziale del testo sull’“Ordinamento del Santo e grande sinodo”. Forse dimentica che la delegazione antiochena in tre sedute del “plenum” ha espresso la necessità che venisse aggiunto un apposito paragrafo sulla necessità della partecipazione di tutte le 14 Chiese autocefale del Grande Sinodo. … Questa è la vera posizione del Santo sinodo del Patriarcato di Antiochia. Questa è la posizione della santissima Chiesa di Antiochia». Ha infine aggiunto: «non abbiamo sottoscritto non esiste omofonia, unanimità».
Del resto la psizione è chiara, poiché su sotto tutti e tre i documenti che la Chiesa di Antiochia non ha accettato, il suo delegato ha scritto: «La posizione della Chiesa di Antiochia è contraria a questo testo e di conseguenza non lo sottoscrive».
I testi in questione sono “Per il sacramento per matrimonio”; “Il regolamento per i lavori del Sinodo” e “Temi concernenti le decisioni del Sinodo”.
Chiudendo, è importante notare che il metropolita si riferisce al Sinodo come alla “Riunione di Creta”.