Per la prima volta una donna, Anne Burghardt, teologa ed esperta in ecumenismo, è stata eletta Segretaria generale della Federazione mondiale luterana. Proviene dall’Estonia, ha 45 anni, ha studiato teologia all’Università di Tartu in Estonia, alla Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg in Germania e all’Università Humboldt di Berlino. Ha un Master in Teologia e attualmente sta completando gli studi di dottorato nel campo della liturgia ortodossa. Succede nella carica al cileno Martin Junge.
In questa intervista a Renardo Schlegelmilch (Domradio, 30 giugno 2021) spiega come si è sviluppato il suo cammino spirituale e quali sono le priorità del suo nuovo mandato, con particolare riferimento ai rapporti ecumenici con la Chiesa cattolica.
La Federazione mondiale luterana (LWB) è una comunità di Chiese luterane comprendente 148 Chiese membri presenti in 99 Paesi del mondo. Ad essa aderiscono oltre 77 milioni di fedeli.
– Signora Anne, lei è teologa e parroco in Estonia, ha studiato in Germania. È sposata e ha due figli; anche suo marito è pastore e viene dalla Germania. L’Estonia è una regione molto secolarizzata, più ancora della Germania. Perché ha scelto di intraprendere questo percorso per diventare parroco in un ambiente del genere?
Vengo anch’io da una famiglia secolarizzata. Il mio cammino verso la Chiesa in realtà è iniziato durante il ginnasio. Era il momento della ricerca. La Chiesa costituiva un luogo che offriva risposte a domande esistenziali o presentava uno spazio adeguato per approfondire questa ricerca.
Da qui è derivato il mio interesse per la teologia, e mi sono data allo studio teologico. Alla fine sono stata ordinata e ho servito la Chiesa per quasi 20 anni.
– Quando entrerà in carica (nel prossimo novembre), sarà la prima donna e anche la prima dell’Est europeo ad essere Segretaria generale della Federazione luterana mondiale. Alcune voci dicono che questo è sicuramente un segno politico. Lei come lo vede?
Naturalmente mi piacerebbe pensare di essere stata scelta per la mia competenza personale. C’erano altri candidati oltre ai due che sono arrivati alla fase finale. Poi, la decisione viene presa solo tra due candidati. Trovo difficile giudicare da me se quello era un segno politico. Personalmente, direi piuttosto che non è una decisione politica.
È ovviamente difficile per me giudicare quali motivi abbiano avuto un ruolo nei singoli membri del consiglio venuti da tutto il mondo. Ma è certamente vero che le Chiese dell’Europa centrale e orientale, forse sono un po’ in ombra. Nella Federazione luterana mondiale, infatti, non godono della stessa attenzione come in altre regioni.
Queste Chiese ovviamente si rallegrano ora perché sperano che la mia scelta attiri una maggiore attenzione sulle loro esperienze.
– Alcuni osservatori dicono che è una grande sorpresa che lei sia stato eletta. È rimasta anche lei sorpresa, o per lei è stata una cosa ovvia?
Per me è stata sicuramente una grande sorpresa. Quando mi chiesero se mi sarei resa disponibile, la mia prima risposta in realtà fu un chiaro no. Poi ci ho pensato a lungo e ho accettato. È certamente un compito enorme quello che mi aspetta. Questo può essere superato solo con l’aiuto di Dio e con il sostegno di molti colleghi e amici in tutto il mondo.
– Ritiene di porre l’accento su priorità diverse dai suoi predecessori? Di guadare maggiormente alle Chiese che sono ai margini?
Penso che, in generale, la Federazione luterana mondiale stia facendo un ottimo lavoro. Quando ho fatto la mia presentazione, ho detto che il mio desiderio sarebbe stato che i tre compiti più importanti della Chiesa – annuncio del Vangelo, culto e preghiera e servizio agli altri – fossero tutti rappresentati in modo tra loro equilibrato. E voglio continuare a impegnarmi in questo senso.
Ma, parlando ora di priorità concrete, penso che il potenziamento della formazione teologica sia uno dei compiti più importanti per gli anni a venire. Infatti, in particolare per alcune Chiese luterane più piccole, il grande interrogativo è: come formare le future generazioni di teologi? Oggi molto aiuto viene via online e tramite zoom. Ciò offre sicuramente nuove opportunità che dovremmo rafforzare.
Vedo l’importanza della formazione teologica anche nel fatto che viviamo sempre più in un mondo in cui spesso vengono proposte solo soluzioni in bianco e nero, semplici verità. Penso che la teologia luterana, con un certo approccio dialettico, in cui si possono affermare allo stesso tempo due principi diversi, possa effettivamente essere di aiuto.
– Un tema importante di cui lei si occupa da molto tempo è l’ecumenismo. Lei, tra l’altro, ha contribuito a organizzare l’Anno della Riforma 2017, alla cui apertura è venuto anche papa Francesco. Da un punto di vista cattolico, l’ecumenismo sembra in questo momento in una fase difficile, poiché non si registrano progressi in materia, ad esempio, sul tema della cena eucaristica. Come vede il dialogo con i cattolici?
Sono del parere che il dialogo ecumenico tra luterani e cattolici costituisca una delle storie di successo del movimento ecumenico. È certamente vero che sul luogo si può avere facilmente la sensazione che tutto non proceda abbastanza velocemente, in particolare quando si tratta del tema dell’ospitalità eucaristica. Ma penso che proprio l’anniversario della Riforma nel 2017 abbia mostrato ciò che oggi è possibile, cosa che nessuno avrebbe mai immaginato cent’anni fa.
Nell’ecumenismo avviene semplicemente che alcune cose richiedono un po’ più di tempo di quanto la gente del luogo vorrebbe. Su molti punti sono già stati raggiunti accordi molto importanti. È chiaro che ci sono ancora grandi temi come l’ecclesiologia, la comprensione della Chiesa e del ministero, su cui si dovrà continuare a lavorare.
Ciò che ritengo un problema scottante riguarda le questioni pastorali, soprattutto in Germania, in cui ci sono tanti matrimoni di diversa confessione. Si tratta di un problema che tocca da vicino moltissime persone, poiché non esiste ancora una comunione eucaristica ufficiale tra la Chiesa evangelica e quella cattolica. A volte questo è un grande peso, anche per la coscienza delle persone, quando vanno insieme alla Cena del Signore, nonostante la mancanza di autorizzazione.
Le discussioni sulle opinioni dottrinali richiederanno un po’ più di tempo. Per questo bisogna anche considerare quale soluzione pastorale sia appropriata.