La Giornata mondiale di preghiera delle donne cristiane (GMP) nasce nel 1887 negli Stati Uniti da alcune cristiane protestanti nella convinzione che la preghiera avesse la forza di trasformare la situazione di miseria che caratterizzava la situazione conseguente alla guerra di secessione, soprattutto degli ex schiavi e degli immigrati dall’Asia e dall’Europa.
Ancora oggi «le donne affermano che la preghiera e l’azione sono inseparabili e che ambedue svolgono un ruolo essenziale nel mondo», come è scritto nel sito della GMP Italia.
Già alla sua nascita, la GMP vedeva coinvolte donne di diverse denominazioni ecclesiali, e questo aspetto ecumenico è oggi ancora più forte ed esplicito.
A Bologna, la prima domenica di marzo
È certamente l’aspetto più significativo della GMP che viene celebrata a Bologna nella Chiesa metodista la prima domenica del mese di marzo. Proprio così, viene celebrata la domenica con un culto, e non il venerdì con una veglia, come prevista dalle organizzatrici.
Questa tradizione risale molto indietro nel tempo. Ne abbiamo trovata traccia nel Registro dei culti della Chiesa metodista, a far data dal 1997 ma si può presumere, a memoria di donne, che fosse una pratica già in uso anche prima.
Le tracce di queste prime celebrazioni ci rimandano un culto gestito dal gruppo donne della Chiesa metodista, sia nella parte liturgica sia nel sermone. Un aspetto molto rilevante è che, durante il culto della prima domenica del mese, viene celebrata la Cena del Signore.
Ecco perché Bologna diventa un caso molto particolare: non solo un culto domenicale gestito in toto dalle donne, che riflette sulle donne, che si aggancia a una tradizione di donne, ma anche un culto che prevede la celebrazione della Cena.
Risalendo indietro nel tempo, diventa difficile rintracciare la prima fiammella che ha fatto divampare il fuoco, ma certamente oggi l’aspetto ecumenico è quello che più evidentemente caratterizza il culto della prima domenica di marzo.
Il percorso di preparazione
È un culto che nasce da un lungo percorso di preparazione. Ogni anno, appena è disponibile il Libretto con la proposta delle donne del Paese che hanno preparato la veglia, il gruppo si attiva. Ci sono donne avventiste, anglicane, cattoliche, luterane, metodiste-valdesi e, per un anno, abbiamo avuto anche la partecipazione di una donna greco-ortodossa; nel gruppo, sono presenti anche donne dubbiose, portatrici di perplessità e di domande sulla fede.
Questo gruppo così variegato ha più volte messo in discussione la scelta di mantenere la tradizione, tutta bolognese, di celebrare un culto anziché una veglia, come è fatto nel resto del mondo. È proprio la forza che viene dall’incontro ecumenico che ha convinto le donne del gruppo a mantenere questa scelta, una scelta difficile e impegnativa che però tiene insieme diverse storie, la storia della GMP mondiale, la tradizione della Chiesa metodista di Bologna e soprattutto la voglia, come donne, di osare. Osare un difficile percorso di incontro nella preghiera ma anche nella condivisione della tavola eucaristica, lasciando a ogni partecipante la libertà e la responsabilità di condividere quanto è nella propria sensibilità possibile.
Il percorso che porta al culto è lungo e prevede molte tappe. In primo luogo, viene letto con attenzione il Libretto proposto per la veglia, quest’anno dalle donne del Suriname.
Poi il gruppo inizia un percorso di studio biblico sul testo proposto, tenendo conto anche delle tematiche che nel Libretto sono suggerite. Questo è un passaggio molto ricco, dove tutte hanno spazio per esprimersi, dove ogni voce, anche la più contrastante, viene ascoltata e il gruppo, nelle sue sfaccettature, ascolta e medita la Parola, lasciandosi interrogare dal testo, dalle parole delle donne presenti e dalle donne che hanno scritto il Libretto.
Da questi incontri è reso disponibile un ricco materiale che viene utilizzato dalla donna che terrà il sermone, che cercherà di raccogliere e riportare all’assemblea la ricchezza delle voci che si sono espresse. Quest’anno il sermone è stato affidato, dal gruppo, a suor Elsa Antoniazzi che ha partecipato a tutti i lavori e che fa valere la sua voce di teologa femminista anche dall’ambone di una Chiesa metodista.
Culto e carità
Un lavoro altrettanto rigoroso è rivolto alla liturgia del culto: si analizzano gli elementi proposti nel Libretto, si cerca di preservare quanto le donne che hanno preparato il Libretto suggeriscono: segni, colori, profumi e sapori e anche l’immagine di copertina. Soprattutto, si cerca di rimandare il percorso che le preghiere indicano e il tema che hanno messo a fuoco.
Tutto questo lavorio ha, come esito finale, il culto domenicale per seguire il quale è disponibile un pieghevole che rende esplicita la cura che è stata dedicata al culto stesso.
La prima domenica del mese, a Bologna, prevede anche l’incontro delle bambine e dei bambini della Scuola domenicale: ecco che anche loro sono coinvolti nel momento iniziale del culto, prima di dare spazio alle loro attività.
Per non dimenticare che alla preghiera si deve accompagnare l’azione, durante la colletta viene detto il progetto al quale sono destinati i fondi raccolti.
Questo percorso, questo farsi interrogare dalla Parola, meditarla e celebrarla nel culto ha dato e continua a dare il frutto prezioso di rapporti di molto vicini tra le donne che animano il gruppo della GMP e allora, un po’ come premio finale del nostro affannarci, un po’ come sguardo in avanti verso il percorso che continua, ci concediamo una giornata per noi a Casa S. Marcellina sulle colline bolognesi, un luogo di preghiera, ascolto e incontro, un luogo di pace e di bellezza dove vive una delle donne del gruppo, suor Elsa Antoniazzi.
Come concludere? Speriamo che continui!