Arena di Riga, 29 dicembre 2016.
– Frère Aloïs, che impressione ha di questo incontro di Riga, formidabile ed entusiasmante, con tutti questi giovani che sono arrivati soprattutto dall’Est Europa?
È una gioia grande e questo è sorprendente perché siamo in un periodo non facile per l’Europa e anche per la Chiesa. Però l’incontro è un incontro con gioia e di gioia e anche con senso di responsabilità. Penso che i giovani sentano adesso che la situazione è grave e che dobbiamo prepararci ad assumere responsabilità nella Chiesa e anche nella società.
– Come mai avete scelto il tema: Aprire insieme cammini di speranza e la città di Riga in Lettonia?
È un piccolo paese la Lettonia come gli altri Paesi Baltici e in Europa dobbiamo ascoltare anche i piccoli paesi. È molto importante e dobbiamo capirli e cercare di trovare una comprensione della storia e della situazione speciale di tutti i Paesi in Europa e per questo siamo venuti qui. In questi giorni sono 25 anni che la Lettonia ha ritrovato l’indipendenza e i giovani devono ancora trovare un modo di vivere questa indipendenza che è ancora fragile. Anche per questo vogliamo incoraggiare questo Paese.
– Lei ha l’impressione che i giovani siano preoccupati di questa Europa che fa fatica a trovare la propria strada, la propria identità?
Sì. Si prenda, per esempio, il problema complesso degli immigranti e dei rifugiati. Non troviamo il modo di rispondere insieme in Europa a questo dramma e dobbiamo cercare una risposta comune, che venga da tutta l’Europa ed è per questo che dobbiamo vincere le paure adesso.
– Lei ha sintetizzato l’impegno, mi pare, in quattro proposizioni.
In quattro proposizioni e anche in un appello ai responsabili delle Chiese e dell’Europa a trovare una soluzione per rispondere insieme al problema degli immigranti. Una proposizione dice di metterci insieme per trovare speranza. È quando siamo insieme che sentiamo una speranza. Un’altra proposizione esprime la semplicità della vita e la condivisione. La vita non ha senso nell’isolamento e nella ricerca di vivere soltanto per noi stessi, ma soltanto nella condivisione e nella semplicità. Questa è il fondamento che sostiene tutte le quattro proposizioni.
– Qual è il messaggio che i giovani mandano alla politica e qual è il messaggio che i giovani inviano alle Chiese?
Alla politica: dobbiamo costruire fraternità in Europa e questo è possibile soltanto se c’è amicizia interpersonale tra i Paesi; i responsabili devono fare ogni sforzo per un’ Europa di fraternità. Per le Chiese è la stessa cosa: la comunione. Il nome della fraternità nella Chiesa è la comunione e dobbiamo cercare l’unità dei cristiani, adesso. I giovani vivono l’unità: ci sono cattolici, ortodossi e protestanti che vivono in unità, l’unità dei battezzati, siamo tutti battezzati e apparteniamo al Cristo tutti insieme e questa unità dei cristiani è un appello ai responsabili delle Chiese.
– 1517-2017: 500 anni dalla Riforma di Lutero. Come sarà vissuto dalle Chiese l’evento? Che cosa si augura?
Io sono stato a Lund in Svezia dove il papa è andato per aprire l’evento. Può essere un anno per celebrare la fede in Cristo insieme. ALund la celebrazione è stata veramente di unità visibile . Il papa ha avuto queste parole: che lo Spirito Santo ci aiuti ad accogliere le cose buone che la Riforma ha dato alla Chiesa. Così il papa è andato molto lontano con questa preghiera e speriamo di poter avanzare quest’anno verso la piena unità.
– Partendo dal battesimo che ci accomuna tutti, possiamo arrivare a condividere l’eucaristia?
Questa è la speranza, però dobbiamo fare tutte quelle cose che insieme già possiamo fare e che non facciamo ancora. Dunque, cominciamo a fare insieme tutto quello che possiamo fare insieme e poi troveremo una soluzione anche per celebrare l’eucaristia insieme.
– Non le domando la città dove ci troveremo l’anno prossimo perché la dirà domani sera, però il tema sì lo può annunciare.
È sempre la fraternità. Facciamo questo pellegrinaggio di fiducia e in questo periodo difficile, lo dirò anche ai giovani questa sera, dobbiamo approfondire la fede, dobbiamo trovare le nostre radici più profonde nella fede, altrimenti non possiamo affrontare le situazioni difficili che verranno e che saranno ancora più difficili.
Mi ha sussurrato all’orecchio che la città dell’incontro 2017- 2018 sarà Basilea. Era raggiante.