L’azione di sgombero della polizia ellenica non è ancora partita, ma si conoscono le reazioni e i comportamenti dei 118 monaci (il numero non è certo) che occupano il monastero di Esfigmenos: si difenderanno “fino alla morte”, blinderanno l’edificio, mangeranno dei frutti dell’orto interno, resteranno senza luce e acqua sperando negli aiuti dei sostenitori via mare.
Il 22 luglio il governo monastico (Hiera Kinotis) ha rimandato al mittente la richiesta della stazione di polizia che chiedeva assistenza per le forze dell’ordine e spazi per mezzi pesanti. I responsabili dei monasteri non intendono prendere posizione senza indicazioni più precise.
I monaci di Esfigmenos hanno esultato lodando la prudenza della Hiera Kinotis: «Santi padri, è noto a tutti che la nostra comunità è ingiustamente perseguitata e, come voi sapete, non siamo scismatici né abusivi. Al contrario, la nostra comunità ha mostrato per l’ennesima volta di essere coerente con il fine spirituale della sua missione all’interno della comunità-stato dell’Athos. Essa non ha mai provocato scandali e disordini. Non ha mai messo in dubbio le istituzioni dell’Athos. Ritiene la “santa montagna” come uno straordinario strumento istituzionale attraverso cui l’Athos può rispondere in maniera degna a Dio alle sfide teologiche attuali, a custodia dell’Athos stesso e del monachesimo ortodosso».
Ortodossia o morte
L’igumeno del monastero (formalmente non più riconosciuto), Metodio, ha detto: «Siamo pronti a difendere fino alla morte il monastero: è la nostra patria spirituale. Qui siamo spiritualmente nati e qui moriremo […] Abbiamo anziani che vivono qui da 50, 60, 70 anni. Ci vietano di entrare e uscire dal monastero. Portiamo il cibo sulla schiena per un chilometro e mezzo […] Ci accusano di cose non vere […] Mentono dicendo che stiamo nascondendo Nikos Pappa (un membro del movimento di destra estrema Alba Dorata, già condannato) e che stiamo addestrando commando russi. È mai possibile?».
Secondo K. Vetochnikov il monastero ha una certa autonomia alimentare, «(i monaci) hanno anche dei conti in banca che permettono loro di ricevere le offerte» e non esclude che fra essi ci «sia qualche paramilitare, gente che sa difendersi» (la Croix, 26 luglio).
La posizione del monastero è, per molti aspetti, ambigua e canonicamente fragile. Tutto nasce dalla ribellione della comunità nel lontano 1964 all’incontro fra Paolo VI e il patriarca Atenagora. I monaci interpretarono il gesto ecumenico come un atto di eresia, sottraendosi all’autorità canonica di Costantinopoli.
All’Athos stato civile e canonico coincidono e negli statuti si dice che «alcun eterodosso o scismatico è autorizzato a installarsi sulla “montagna santa”» (art. 5).
Un primo tentativo di sgombero della comunità avvenne nel 1974 senza esito. Nel 2002 la corte suprema amministrativa dello stato greco rifiutò il loro ricorso, diventando così non solo scismatici, ma anche abusivi. Venne allora riconosciuta una nuova fraternità monastica che ha preso stanza nelle vicinanze senza mai poter entrare nel monastero.
Nel 2006 e nel 2013 vi furono altri tafferugli. Nel 2011, quattordici monaci, fra cui Metodio, sono stati condannati a sei mesi di prigione per non avere attuato lo sfratto, ricorrendo alla violenza con il lancio di bombe molotov. Nel 2020 la Corte ordina di nuovo lo sfratto, ma la comunità resiste e raccoglie molti consensi dai sostenitori.
Il monastero è diventato l’emblema della resistenza all’ecumenismo e della difesa delle tradizioni dell’Athos fra cui la proibizione di ogni presenza femminile sul territorio della “montagna santa”.
Molti sospetti si sono addensati sopra la comunità resistente: dall’essere una piattaforma per personaggi ambigui a luogo di riciclaggio di denaro sporco, a riferimento per gli oligarchi russi e i loro traffici a seguito della guerra russa in Ucraina.
Nel 2014 c’è stata un’indagine dell’Ufficio europeo per la lotta anti-frode. Nel 2022 il Bild Zeitung, il più diffuso giornale tedesco, ha denunciato fenomeni di riciclaggio.
Vetero-calendaristi
Resistenza ad ogni apertura all’ecumenismo, dissenso dalla decisione di Bartolomeo di concedere l’autocefalia alla Chiesa ucraina (Epifanio), sostegno nicodemico all’aggressione russa: sono gli elementi che caratterizzano Esfigmenos, ma che aleggiano in molti altri ambienti dell’Athos.
I consensi arrivano al monastero e alla sua comunità anche dalla corrente scismatica dei “vetero-calendaristi”, un movimento ecclesiale che nasce nel 1923, quando il concilio panortodosso abbandona parzialmente l’anno “giuliano” per scegliere l’anno “gregoriano” (occidentale). La rigida fedeltà alla tradizione ha giustificato la presa di distanza dalle Chiese. Un insieme di distanze e di fratture che la Chiesa ortodossa russa di Cirillo utilizza per mettere in difficoltà Costantinopoli e la Chiesa greca.
Esfigmenos è il 18° fra i 20 monasteri storici che compongono la comunità della “montagna santa” e che esprimono il suo “governo”. Ciascuno di essi delega un monaco per il sinodo della “montagna santa” e questo elegge quattro monaci che, assieme al governatore nominato dallo stato greco, compongono la Hiera Kinotis.
Decine di altri eremi e monasteri sono presenti sul territorio, ma non fanno parte delle comunità storiche.
La giurisdizione canonica dell’Athos fa capo al patriarca di Costantinopoli, mentre il territorio appartiene alla Grecia. Il governo greco è presente attraverso il governatore, garantisce la sicurezza (polizia) e il rispetto delle regole interne, oltre ai servizi essenziali (strade, acqua, energia elettrica, comunicazioni). Il numero complessivo dei monaci è circa di 1.500 persone.
Azione militare poco consona
Davanti all’ipotesi di sgombero forzato, un autorevole monaco, Massimo d’Iviron, ha così commentato: «La grande Chiesa di Cristo (il patriarcato ecumenico) supervisiona spiritualmente l’Athos e riceve affetto, onore e rispetto. Onore e rispetto sono le eredità anche dei monaci residenti nel luogo santo della santa Montagna che è governata sulla base di immutabili privilegi e regolamenti imperiali di ascendenza bizantina. Nel passato ci sono stati problemi ed essi continueranno ad esserci fino alla fine dei tempi. Ma la storia ha mostrato fino al presente che tali problemi sono stati risolti dalla persuasione e dalla condivisione corretta della parola di verità e non attraverso deduzioni ingannevoli della razionalità. Il tempo li ha risolti e non la violenza che, per sua logica avvia altra violenza, secondo la parola evangelica “coloro che prenderanno la spada periranno di spada”».
Invita quindi a soprassedere all’azione di polizia e a continuare la convivenza fra le due comunità, quella censurata e quella nuova. Ricorda anche l’invito ricevuto dal defunto metropolita di Stravrupolis, esponente del trono del Fanar: “Esprimi quello che credi, perché in questa maniera tu aiuterai anche noi: siamo uomini e possiamo fare errori”.
E il monaco Paisios, aghiorita, esplicita il timore di molti: «Un governo (statuale) traditore, distruttivo e irrispettoso, decide di schierare imponenti forze di polizia con veicoli pesanti nella terra santa autogovernata dell’Athos con l’obiettivo di sfrattare i monaci di Esfimenos. Quali diritti ha lo stato per entrare su questioni spirituali dell’Athos? Se noi monaci diamo il nostro consenso, non apriremo forse una breccia perché forze oscure possano entrare e affliggere l’Athos? […] Gli imperatori e i patriarchi hanno legiferato affinché l’Athos fosse autonomo, in modo che nessuno potesse interferire nei suoi affari interni».
Un amico che conosce bene l’Athos prevede che, alla fine, prevarrà l’atteggiamento di tolleranza e di laissez faire che, in ambito bizantino, viene indicato come “economia”. Conviene a tutti. Un’azione militare sul terreno sarebbe penosa e controproducente. Trasformerebbe i monaci ribelli in martiri. Imporre l’obbedienza a Bartolomeo con l’aiuto del braccio secolare si rivelerebbe poco lungimirante.