Anche nelle Chiese nate dalla Riforma il ministero ordinato sembra essere attualmente in cerca di un suo nuovo profilo, registrando un calo di pastori e pastore che lascia sguarnite in particolare le comunità più piccole – prevalentemente di carattere rurale. In questa condizione di mancanza si pone la questione del ministero della predicazione, in particolare per riferimento alla delega «puntuale» a membri (non ordinati) della comunità locale al fine di garantire la celebrazione liturgica domenicale.
Questa regressione dei numeri di accesso al ministero ordinato sembra essere legata a un passaggio generazionale all’interno delle Chiese della Riforma. Il dato è particolarmente evidente per riferimento alle donne, che rappresentano oggi la grande maggioranza degli studenti che frequentano le facoltà teologiche evangeliche: «Nei miei anni di studi teologici e per la mia generazione era praticamente un dato scontato che le donne che studiavano teologia sarebbero diventate pastore (…). Oggi molte studentesse non frequentano i corsi teologici in vista di accedere al ministero ordinato» (T. Oldenhage).
Mancano ancora indagini di carattere empirico su cui poi eventualmente basare una corretta interpretazione di questa disaffezione generazionale rispetto al ministero ordinato nelle Chiese della Riforma. Molto simile la situazione rispetto al fatto che, nonostante l’ordinazione delle donne sia oramai pratica consueta e accettata dalle comunità cristiane, la percentuale complessiva delle ministre ordinate rimane minoritaria rispetto a quella degli uomini. Anche all’interno dei comitati decisionali e dei processi sinodali di guida della Chiesa le donne sono sottorappresentate.
Si può, quindi, registrare una sorta di prossimità ecumenica fra le Chiese per ciò che concerne il profilo del ministero ordinato e un adeguato accesso delle credenti ai processi decisionali all’interno delle proprie comunità cristiane di fede. Le Chiese dovrebbero imparare a incrociare tra loro tali questioni comuni, come luogo di apprendimento reciproco e, forse, anche come forma di ecumenismo concreto che parte dalla prassi quotidiana del credere nel contesto della contemporaneità occidentale.