Da dieci anni Paolo Pezzi è arcivescovo cattolico di Mosca. In un’intervista con katholisch.de (15.11.2017) parla del rapporto tra la Chiesa ortodossa-russa e una possibile visita del papa in Russia.
Dal 2007 lei è arcivescovo di Mosca. Alla luce della storia della Chiesa cattolica in Russia e del difficile rapporto manifestatosi di tanto in tanto in passato con la Chiesa ortodossa russa ciò rappresenta sempre qualcosa di speciale. Come descriverebbe la sua vita in Russia?
La mia vita in Russia in effetti è un po’ insolita, in effetti un prete cattolico in questo Paese è sempre un esotico. Ma nella mia vita di tutti i giorni come arcivescovo di Mosca e come cittadino non trovo alcun inconveniente o problema. Come arcivescovo posso svolgere senza restrizioni i miei compiti amministrativi e le mia pratiche religiose, e come cittadino posso vivere a Mosca in modo normale e senza alcun disturbo.
Come si comporta nei suoi riguardi la gente in Russia? Quali reazioni trova?
La gente in Russia sa naturalmente che la Chiesa cattolica è presente nel loro Paese; questo per la maggior parte dei russi non ha alcuna importanza. Più decisivo è qualcos’altro: oggi noi in Russia in quanto Chiesa cattolica non abbiamo alcun problema significativo per il fatto che le gente nella grande maggioranza non è cattolica, e nemmeno con la Chiesa ortodossa russa. Di questo sono molto riconoscente.
La Chiesa cattolica in Russia
La Chiesa cattolica in Russia è una piccola comunità della diaspora: soltanto un milione, su circa 147 milioni di russi, si professano cattolici. L’attuale presenza cattolica in Russia è stata ricostituita dal papa Giovanni Paolo II (1978-2005) dopo la fine dell’Unione Sovietica. Oggi è formata da quattro diocesi. Presidente della Conferenza episcopale dei cattolici romani è, dal maggio 2017, il vescovo Clemens Pickel. E come lui che è originario della Sassonia, per l’estrema mancanza di preti autoctoni, il 90% dei circa 350 preti cattolici in Russia viene dall’estero. I difficili rapporti protrattisi a lungo tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa russa sono chiaramente migliorati negli anni scorsi.
Come descriverebbe la situazione attuale del rapporto tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa in Russia?
Il rapporto negli anni passati è notevolmente migliorato – e continua a svilupparsi in maniera molto positiva. Personalmente conservo un buon ricordo soprattutto degli incontri con l’allora patriarca Alessio II. È stato per me emozionante quando nel 2007 e 2008 mi ha invitato, per la prima volta, a festeggiare insieme nella Cattedrale di Cristo Redentore il Natale e la Pasqua. Mi disse allora: «noi cristiani – non importa se ortodossi o cattolici – abbiamo una missione comune e dovremmo collaborare più strettamente». Purtroppo morì pochi mesi dopo, così che non poté approfondire questo movente.
E com’è il suo rapporto con il successore di Alessio, l’attuale patriarca Kirill?
Anche tra me e il patriarca esiste un buon rapporto e collaboriamo su molti problemi. Anch’egli mi invita regolarmente alle solennità ortodosse.
Quale effetto ha prodotto lo storico incontro tra papa Francesco e il patriarca Kirill nel febbraio dello scorso anno a Cuba? Da allora il rapporto cattolico-ortodosso è cambiato?
Senza dubbio. Ambedue le Chiese dopo quell’incontro si sono notevolmente riavvicinate. Oggi in Russia si avverte una grande apertura nel rapporto tra cattolici e ortodossi. Ambedue le Chiese hanno notato di poter collaborare in maniera più decisa, per esempio nell’evangelizzazione e il rafforzamento della testimonianza cristiana. Inoltre, collaboriamo molto concretamente quando si tratta delle persone bisognose in Russia o dei cristiani nel vicino e medio Oriente.
In agosto il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è venuto in Russia. Anche la sua visita è stata considerata un segno dell’accresciuta fiducia tra Mosca e Roma. Lei come ha vissuto questa visita?
Si è trattato del primo viaggio ufficiale del cardinale segretario di Stato in Russia, una visita che non si può apprezzare mai abbastanza. Durante il viaggio c’è stata una serie di importanti incontri: anzitutto noi vescovi cattolici – ci sono quattro vescovi cattolici in tutta la Russia – abbiamo parlato con il card. Parolin. È stato un incontro impressionante, poiché egli era molto bene informato sulla situazione della Chiesa cattolica e la vita ecclesiale in Russia. Anche se la celebrazione della messa ha avuto luogo in un lunedì, la chiesa era piena fino all’ultimo posto.
Come ricorda l’incontro tra il card. Parolin e il presidente della Russia Vladimir Putin?
È stato naturalmente un incontro importante, come lo sono stati i dialoghi con il ministro degli esteri Sergej Lavov, con il patriarca Kirill e il metropolita Hilarion, capo dei rapporti con l’estero della Chiesa ortodossa russa. Penso che tutti questi dialoghi si siano svolti in un clima molto buono.
Molti cattolici di fronte agli sviluppi positivi nei rapporti tra cattolici e ortodossi russi si domandano se in un tempo prevedibile si potrà giungere a una visita del papa in Russia. Quale la sua opinione?
Io spero e sono fermamente convinto che il papa verrà in Russia – ma nemmeno io so quando avrà luogo una visita del genere.