Prima Novaja Gazeta Evropa (giornale russo critico del regime di Putin), poi KAI (agenzia di stampa cattolica polacca), poi Nachrichtendienst Östliche Kirchen (Germania), poi Kathpress (agenzia cattolica austriaca): la notizia di accuse di abusi sessuali da parte del vescovo russo Ilarion Alfeev ha messo in allarme quanti seguono la vita della Chiesa ortodossa russa.
Il nome è di peso (cf. SettimanaNews). Ilarion, attuale vescovo di Budapest e dell’Ungheria, è stato responsabile del dipartimento per i rapporti esteri del Patriarcato di Mosca, di fatto il numero due della gerarchia russa. Giovanissimo collaboratore di Cirillo è un noto e affermato teologo e musicista. È stato membro permanente del sinodo, rettore degli studi post-laurea in Russia e capofila della rappresentanza russa nel dialogo cattolico-ortodosso.
L’accusa è di molestie sessuali nei confronti di un suo collaboratore, Georgij Suzuki. Il giovane (18 anni), di origine nippo-russa è stato scelto dal vescovo come suo collaboratore e famigliare dopo la decisione del santo sinodo di togliergli la responsabilità della politica estera del patriarcato per affidargli la più piccola delle diocesi europee.
Attenzioni indebite
La gravità morale della denuncia va collocata non solo in relazioni familiari di difficile interpretazione, ma anche all’interno di tensioni che interessano la cupola della gerarchia ortodossa russa e delle carriere personali dei gerarchi in un contesto di guerra e di aperto sostegno ecclesiale alle voglie imperiali di Putin.
Il diciottenne Georgij Suzuki ha parlato direttamente con i giornalisti di Novaja Gazeta Evropa fornendo immagini, registrazioni e mail per avvalorare la sua denuncia. Dapprima in corrispondenza scritta con Ilarion, poi come suo allievo e aiutante nella parrocchia di Budapest dedicata alla Santissima Trinità, infine come suo aiutante e segretario è entrato nelle confidenze del vescovo. Stanco delle «attenzioni» di Ilarion ha cominciato a raccogliere «prove» e, all’inizio del 2024, è fuggito dalla madre in Giappone dopo aver rubato in casa preziosi per un valore di alcune decine di migliaia di euro.
L’11 marzo nel blog dell’ex-vescovo ortodosso-russo Kuraev, a suo tempo trasferito da Parigi a Korsun per accuse di abusi, appare un post strano: «Salvate il metropolita Ilarion». Tre giorni dopo RIA Novosti, importante agenzia moscovita, pubblica un articolo per denunciare un grave furto nella diocesi ungherese. Poi il nome di Georgij Suzuki appare nella lista dei ricercati dalla polizia ungherese. Ilarion ha rifiutato le accuse, promette di aprire una causa per diffamazione e protesta la propria assoluta innocenza.
La villa a Budapest e la cittadinanza ungherese
Fra i materiali di prova offerti al giornale da Georgij Suzuki vi sono i documenti di acquisto di una lussuosa villa nei pressi di Budapest con 14 stanze e dal valore di 4.9 milioni di euro, proprietà immobiliare che si aggiunge ad un’altra villa in Francia e, secondo l’accusatore, anche in altri paesi. Agli oligarchi a cui Ilarion ha chiesto aiuti vi sarebbero Dmitry Pumpyansky, God Nisanov, Pyotr Aven e Valery Kogan.
Davanti al suo collaboratore, Ilarion giustifica il suo tono di vita elevato a motivo dei diritti d’autore che, come teologo e musicista, riceve. Onorato con il premio Premio Nazionale di Letteratura e Arte da Putin (2021) e con alcune decine di altri premi, riconoscimenti e lauree honoris causa, è preconizzato come possibile successore di Cirillo.
Ilarion ha continuato a alimentare i suoi rapporti internazionali, fra cui una sorprendente visita del papa Francesco durante il viaggio di quest’ultimo per il congresso mondiale eucaristico a Budapest (2023). Nelle registrazioni si aprono anche scenari non raccomandabili nei rapporti fra oligarchi e Cirillo. Il patriarca proibirebbe loro di sostenere ogni iniziativa e persona se non con il suo consenso. Fra queste vi è la televisione ortodossa Spass, che draga molte risorse per fornire una immagine positiva del patriarca.
Cosa deciderà il sinodo?
Georgij Suzuki documenta anche il riconoscimento di cittadinanza e il passaporto ungherese ottenuto da Ilarion dopo solo tre mesi dalla sua nomina nella diocesi ungherese, una procedura inconsueta per un paese dell’Unione Europea. Da parte dei media nazionali gli viene riconosciuto il merito del trasferimento di un certo numero di prigionieri ucraini in Russia verso l’Ungheria.
Il vescovo si è difeso dalle accuse in una intervista a RIA Novosti dando la sua versione dei fatti e accusando il suo collaboratore di furto, diffusione illegale di dati personali e di possesso di materiale pedo-pornografico. Una lettera pubblica di difesa del proprio vescovo è stata pubblicata con la firma di 11 (su 14) preti e due (su 3 diaconi). Accusano di sporca campagna diffamatoria i media ungheresi e russi che hanno scritto in merito.
La firma di Ilarion come presidente della commissione sinodale biblica e teologica del patriarcato di Mosca è in calce alla dura critica al documento sulle benedizioni alle coppie gay che il metropolita Antonio, suo successore al dipartimento per i rapporti con gli stati, ha portato a Roma l’11-12 luglio. Secondo l’agenzia di stampa ortodossa Russian People’s Line non si può escludere una qualche censura verso Ilarion nella prossima sessione del sinodo della Chiesa ortodossa russa.