Mercoledì 8 giugno, a Istanbul, si è aperta la quinta edizione degli «Halki Summit», organizzati dal Patriarcato ecumenico e denominati per riferimento alla sua storica scuola teologica (sull’isola di Halki), tuttora privata del permesso governativo a riprendere l’attività accademica.
La quinta edizione, dedicata al tema ecologico (Sustaining the Future of the Planet Together. The Prophetic Ministry of Pope Francis and Ecumenical Patriarch Bartholomew), è nata dalla collaborazione tra il Patriarcato ecumenico e l’Istituto Sophia e fa seguito a una visita dell’istituzione accademica dei focolarini al Patriarca Bartolomeo nel gennaio 2019 (cf. qui).
In quei giorni, nell’incontro tra l’allora rettore di Halki, il metropolita Elpidophoros, e l’allora preside di Sophia, mons. Piero Coda, proprio nella sede della scuola di Halki, era stato espresso l’auspicio di organizzare insieme un seminario con studenti e docenti, cattolici e ortodossi, delle due istituzioni.Riprendiamo il discorso di apertura dell’Halki Summit che il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha rivolto ai partecipanti all’evento internazionale e interdisciplinare, che è attuazione di quell’auspicio e si concentra su un tema di forte attualità e particolare urgenza (per l’originale inglese, cf. Halki Summit V).
Eccellenze e leader religiosi,
Illustri dottori e dignitari,
Carissimi relatori e partecipanti al vertice,
È per noi una gioia darvi il benvenuto nella «Regina delle città» per il quinto Vertice di Halki del Patriarcato ecumenico, che quest’anno è organizzato e sponsorizzato congiuntamente dalle nostre amate sorelle del Movimento dei Focolari e in particolare dalI’Istituto Universitario Sophia.
È davvero un privilegio affrontare il tema del nostro incontro sul «sostenere insieme il futuro del pianeta» con una scuola educativa e religiosa che presenta una cattedra ecumenica unica nel suo genere, dedicata al nostro venerato predecessore, il patriarca ecumenico Atenagora, e alla cara fondatrice dei Focolari Chiara Lubich. Entrambi questi leader lungimiranti delle nostre rispettive Chiese hanno stabilito preziose relazioni ecumeniche, che si sono rafforzate e consolidate negli ultimi anni. Oggi abbiamo l’onore di avere tra noi l’attuale presidente del Movimento dei Focolari e vice cancelliere dell’Istituto Universitario Sophia, nonché suo rettore, il professor Giuseppe Argiolas. Grazie per onorarci della vostra presenza e partecipazione.
L’obiettivo di questo vertice è lo studio comparato degli insegnamenti e dei programmi ecologici avviati – separatamente e in comune – dal nostro amato fratello papa Francesco nella Chiesa cattolica romana e dalla nostra Modestia nella Chiesa ortodossa.
Per questo motivo, è davvero un dono avere tra noi il Nunzio recentemente nominato, l’arcivescovo Marek Solczyński, che ha reso molto palpabile la presenza di Sua Santità al nostro umile summit con il suo messaggio personale. Siamo profondamente grati per la voce di papa Francesco e per la presenza dell’arcivescovo.
Futuro insieme
E come tutte le nostre iniziative – che si tratti di seminari educativi, simposi su larga scala o di questi vertici più specializzati – abbiamo cercato ancora una volta di includere relatori e partecipanti internazionali, interdisciplinari ed ecumenici. Questo perché siamo convinti che solo insieme possiamo rispondere in modo adeguato e risolvere in modo produttivo la crisi ecologica che l’umanità si trova ad affrontare e la sfida vitale di proteggere la creazione di Dio nel nostro tempo. In quest’ottica, vorremmo sottolineare due parole chiave nel titolo del nostro tema: «futuro» e «insieme».
Molti dei nostri relatori sono educatori impegnati a sensibilizzare e comunicare le conoscenze ai giovani delle nostre comunità. Questa missione dimostra il legame inscindibile tra la nostra generazione e quella dei nostri figli.
Siamo responsabili dei danni che causiamo nel nostro mondo. Siamo responsabili di lasciare un mondo sostenibile per il futuro. Abbiamo la responsabilità di plasmare un mondo che i nostri figli possano ricevere, rispettare e trasmettere ai loro figli. E purtroppo, siamo proprio la prima generazione che potrebbe lasciare un mondo in condizioni peggiori di quello che abbiamo ereditato. Ecco perché la parola «futuro» è fondamentale.
La seconda parola che vorremmo sottolineare è «insieme». Negli ultimi decenni – da quando il Patriarcato ecumenico ha sottolineato che la cura della creazione è parte integrante della nostra vocazione di cristiani e della nostra responsabilità di esseri umani – ci è diventato sempre più chiaro che nessuna scienza o disciplina, nessuna istituzione o individuo, nessuna nazione o organizzazione, ma anche nessuna confessione o religione può potenzialmente apprezzare le diverse prospettive o affrontare le varie ripercussioni della crisi ecologica.
Ciò significa che non possiamo puntare il dito contro una singola causa, ma siamo obbligati a tenerci per mano per assumerci insieme la responsabilità di lasciare l’impronta più leggera e di lasciare in eredità il minor danno al dono della creazione.
«Un solo Dio, Creatore di tutte le cose»
Nel «simbolo di fede» condiviso dalle nostre «Chiese sorelle» – quello che entrambe le nostre Chiese riconoscono e rispettano come Credo niceno – professiamo «un solo Dio, creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili». Si tratta di una confessione comune che celebreremo insieme tra pochi anni, in occasione del 1700° anniversario della convocazione di quello storico Primo Concilio Ecumenico che si riunì non molto lontano da qui.
Quindi, al di là dell’insegnamento scritturale sul nostro Dio Creatore che ha modellato il mondo per amore e dal nulla, il cristianesimo sostiene tradizionalmente e dottrinalmente che tutta la creazione è una parte inseparabile della nostra identità sacra e del nostro destino divino.
Per estensione, quindi, ogni azione umana lascia un’impronta duratura sul corpo della terra. Gli atteggiamenti e i comportamenti umani nei confronti del creato hanno un impatto diretto e riflettono gli atteggiamenti e i comportamenti umani nei confronti delle altre persone e i concetti umani su Dio.
L’ecologia non può essere compresa senza un riferimento alla teologia, così come non può essere compresa senza un riferimento all’economia. La crisi ecologica non mette in gioco solo la nostra capacità di vivere in modo sostenibile, ma anche la nostra sopravvivenza e la nostra fede in Dio. Diventa quindi evidente che solo una risposta cooperativa e collettiva – da parte di leader religiosi, scienziati informati, autorità politiche, istituzioni educative e organizzazioni finanziarie – sarà in grado di affrontare efficacemente queste questioni vitali del nostro tempo.
Visione eucaristica ed ascetica
A questo punto, vorremmo ricordarvi altri due concetti della teologia e della spiritualità ortodossa che abbiamo ripetutamente sottolineato nel nostro sforzo di discernere i modi per promuovere la consapevolezza e l’azione ambientale. La prima di queste parole è «eucaristia».
Invocando uno «spirito eucaristico», la Chiesa ortodossa ci ricorda che il mondo creato non è semplicemente un nostro possesso personale, ma è piuttosto un dono sacro – un dono dall’alto, un dono di meraviglia e bellezza. La risposta giusta a tale dono è accettarlo e accoglierlo con gratitudine e ringraziamento.
Questo preclude qualsiasi tentativo di possedere o controllare il pianeta e le sue risorse come esseri umani. In questo senso, una visione eucaristica o sacramentale del mondo è l’opposto della via del consumo egoistico e di spreco. Gli esseri umani sono chiamati a essere esseri eucaristici – grati al Creatore e rispettosi verso tutta la creazione.
La seconda parola è «ascesi». L’etica ascetica o visione del mondo è l’intenzione e lo sforzo di proteggere il dono sacro della creazione. È la lotta per l’autolimitazione e l’autocontrollo, per cui non consumiamo più volontariamente o con spreco ogni frutto, ma manifestiamo invece un senso di frugalità e astinenza. Entrambi questi atteggiamenti di protezione e autocontrollo sono espressioni dell’amore per Dio, per l’umanità e per la creazione naturale. Solo un tale amore può proteggere il mondo dall’inevitabile distruzione.
Parlare di comunione
Ciò che vorremmo sottolineare oggi è che, quando parliamo di eucaristia e ascesi, pensiamo convenzionalmente al rito della liturgia e alla via del monachesimo. Vorremmo incoraggiarvi a pensare al di là del significato limitato di questi termini, che nel corso dei secoli sono stati appesantiti da molti strati di cerimonie e austerità. Vorremmo invece ispirarvi a considerare questi concetti come modi diversi di parlare della comunione. Naturalmente, «eucaristia» è molto più apprezzato come sinonimo di comunione e condivisione.
Ma anche l’«ascesi» viene mal interpretata quando la riduciamo a un esercizio individualistico. Quando ci asteniamo da certi cibi o lussi o desideri, siamo consapevoli che le nostre scelte riguardano altre persone. Ricordiamo che coloro che hanno sono controbilanciati da coloro che non hanno. Quindi anche la visione ascetica del mondo è un altro modo per imparare a condividere con gli altri e con il resto del mondo.
Ed è qui che la visione del nostro fratello papa Francesco coincide con la visione del mondo che abbiamo proposto e promulgato per oltre trent’anni. Entrambi siamo convinti che ciò che facciamo al nostro mondo, «lo facciamo al più piccolo dei nostri fratelli e sorelle» (Mt 25,40), così come ciò che facciamo agli altri lo facciamo a Dio stesso (Mt 25,45). Non è un caso che, subito dopo aver pubblicato l’enciclica sull’ambiente Laudato si’, l’enciclica successiva di papa Francesco sia stata Fratelli Tutti.
E non è un caso che, dopo numerose encicliche annuali dal 1989 per la protezione dell’ambiente naturale, il Patriarcato ecumenico abbia approvato un documento intitolato Per la vita del mondo.
Connessioni
Sia il papa che noi riconosciamo che il successo di tutte le nostre attività ecologiche si misura dal modo in cui trattiamo i nostri fratelli e sorelle, soprattutto i poveri. E l’efficacia della nostra risposta alla crisi ecologica si valuta dal modo in cui affrontiamo le sfide sociali del nostro mondo.
Inoltre, sia il papa che noi siamo pienamente consapevoli che possiamo affrontare questi problemi solo insieme e non in modo isolato. Per questo abbiamo rilasciato dichiarazioni congiunte – insieme all’arcivescovo di Canterbury – sull’urgenza della sostenibilità ambientale, sul suo impatto su coloro che vivono in povertà e sull’importanza della cooperazione globale.
Questa è l’esortazione paterna che vi lasciamo oggi come indicazione per le vostre discussioni dei prossimi giorni. Ricordate sempre che la nostra vocazione di cristiani consiste nel creare e rafforzare le connessioni:
- connessioni tra noi e l’intera creazione di Dio
- connessioni tra la nostra fede e la nostra azione, tra la nostra teologia e la nostra spiritualità, tra ciò che diciamo e ciò che facciamo.
- connessioni tra scienza e religione, tra le nostre convinzioni e ogni disciplina
- connessioni tra la nostra comunione sacramentale e la nostra coscienza sociale
- connessioni tra la nostra generazione e le generazioni future, come tra il cielo e la terra.
- connessioni tra le nostre due Chiese, ma anche con altre Chiese e altre comunità di fede.
Perché ogni volta che restringiamo la percezione della vita a noi stessi, trascuriamo la nostra vocazione a trasformare il mondo intero. E la creazione offre un’opportunità unica a tutti noi – normalmente così divisi – di guardare oltre noi stessi per affrontare una sfida comune e un compito che dobbiamo affrontare insieme.
È proprio per questo che collaboriamo così strettamente con papa Francesco. E questo è il servizio condiviso che preghiamo di sostenere, di imitare e di portare avanti nelle vostre vite e nei vostri ministeri.
Che Dio vi benedica tutti.