Il 25 e 26 maggio scorsi si è riunito il Santo sinodo della gerarchia della Chiesa ortodossa di Grecia per discutere le correzioni e i miglioramenti da apportare ai documenti preparatori del Santo e grande Sinodo pan-ortodosso che sono stati sottoposti alla considerazione delle Chiese ortodosse locali. Ci soffermeremo di seguito su alcuni punti della discussione.
Relativamente al testo intitolato «Le relazioni della Chiesa ortodossa con l’insieme del mondo cristiano», sono emerse le seguenti posizioni.
a) Alcuni hanno domandato che il testo venga escluso dall’agenda del Sinodo, perché dà l’impressione di approvare teorie non ortodosse in materia di teologia battesimale, di ecclesiologia, avanzando l’idea di una Chiesa in molte branche (parti), dei due polmoni, dei rami dello stesso albero, che sono teorie totalmente estranee al pensiero dei santi padri.
b) Altri hanno sostenuto che il titolo del documento è formulato bene e in modo preciso, ma il suo contenuto è molto impreciso e potrebbe dare scandalo. Ha bisogno di molte precisazioni grammaticali, sintattiche, terminologiche, noematiche.
c) Altri ancora hanno chiesto che dal documento venga eliminato il paragrafo nel quale si parla di Concilio mondiale delle Chiese. Su questo molti metropoliti sono contrari, perché ritengono che togliendo il paragrafo si annulli l’opportunità di una proficua collaborazione e partecipazione delle Chiese ortodosse.
d) Infine, alcuni propongono di riscrivere almeno il paragrafo che condanna la divisione nella Chiesa (n. 22).
Il metropolita Ierofeos di Nafpaktos, che ha pubblicato il suo intervento sul sito della sua metropolia, scrive: «Una cosa è usare per cortesia, quando parliamo o scriviamo liberamente, i termini Chiesa cattolica romana, oppure Chiesa luterana; altra cosa è quando si scrivono testi confessionali: questi devono essere chiari e precisi. Nei testi sotto mano si ha l’impressione che dietro una certa imprecisione si vogliano far passare precise teorie che non sono del tutto ortodosse. Come si dice in gergo politico parlamentare a proposito di alcuni decreti che “fotografano” certe situazioni».
Come esempio, egli riporta il dialogo ecumenico tra Chiese, e specialmente il dialogo del Patriarcato ecumenico con la Chiesa cattolica romana, i cui rappresentati scrivono «che esiste un certo spirito di fraternità, per il fatto che c’è un unico battesimo e che partecipiamo degli stessi sacramenti»; e ancora che «le nostre Chiese si riconoscono sorelle corresponsabili nel custodire l’unica Chiesa di Cristo fedele al disegno divino, in un’unità del tutto particolare».
Il che non è vero. Simili doppi sensi e imprecisioni in documenti ecclesiastici ufficiali devono essere rimosse. La Chiesa cattolica romana non è Chiesa, ma una confessione; oppure, caso mai, una comunità cristiana; cosi ha sentenziato il Santo sinodo della gerarchia della Chiesa ortodossa di Grecia. Lo stesso vale per altre Chiese, come quelle anglicana e luterana.
I metropoliti di Pireo e di Kithira (un’isola a Sud del Peloponneso) hanno sentenziato che la Chiesa cattolica romana e le altre sono eretiche e quindi non è permesso riconoscere loro il carattere di Chiesa.
Per inciso, dei 24 metropoliti scelti come rappresentanza della Chiesa 11 si sono dimessi per ragioni varie: perché non erano d’accordo sulle modalità di convocazione del Sinodo; sullo svolgimento dei lavori; per ragioni di coscienza; per altre ragioni personali non dichiarate. Per sostituire uno dei dimissionari era stato nominato anche il metropolita di Pireo, capo, per così dire, degli ultraortodossi. Anche lui, però, si è dimesso. Ha comunicato la sua decisione in una lunghissima lettera, nella quale ha steso un dettagliato catalogo di possibili eresie ed errori che dovrebbero essere ufficialmente dichiarati tali dal prossimo Sinodo, perché fosse un vero Sinodo ortodosso, e che invece non sarà fatto. Davanti a questo catalogo il Sillabo di Pio IX impallidisce, se non altro perché questo è aggiornatissimo.
In questo clima, la gerarchia ha deciso di proporre che nel testo del documento «Le relazioni della Chiesa ortodossa con l’insieme del mondo cristiano» vengano apportate le seguenti correzioni: in tutti i passaggi dove si usa la parola «Chiesa», se non si parla di quella ortodossa ma delle relazioni con gli altri cristiani, si adottino i termini «confessione» o «comunità».
Così, ad esempio, là dove il testo della commissione preparatoria riporta: «Le prospettive dei dialoghi teologici della Chiesa ortodossa con le altre Chiese e confessioni cristiane sono sempre determinate sulla base dei criteri canonici della tradizione ecclesiastica già costituita» (n. 20), sulla base dell’intervento della gerarchia della Chiesa di Grecia si dovrebbe così correggere: «(…) della Chiesa ortodossa con le altre comunità e confessioni cristiane (…)». Su questa lunghezza d’onda si trovano i Patriarcati di Bulgaria, Serbia e Georgia; invece il Patriarcato ecumenico, il Patriarcato di Romania, l’Arcidiocesi di Polonia, come anche i metropoliti di Demetrias (Ignazio), di Messinia (Crisostomo), di Peristeri (Crisostomo) e di Nea Smyrni (Simeone), che si è dimesso dalla delegazione della Chiesa di Grecia, hanno preso le distanze dagli atteggiamenti estremi dei conservatori, dichiarando di non poter aderire a tali decisioni, «stimando impensabili simili prese di posizione».
Infine, la posizione sul paragrafo relativo al Consiglio ecumenico delle Chiese, che la componente conservatrice – e non solo – vorrebbe rimuovere, insieme a ogni altro riferimento al Consiglio ecumenico delle Chiese, non è stata accettata.
L’uomo, la persona e Lesbo
Un tema per niente secondario è stato sollevato dallo stesso metropolita Ierofeos di Nafpaktos, per quando riguarda il termine “persona”, che egli propone di sostituire con il termine “uomo”.
Scrive Ierofeos: «Spesso, si parla di “persona umana” e della “santità della persona umana”, della distinzione tra “persona” e “individuo” e molto altro, ma così facendo neghiamo la teologia dei nostri padri».
E continua: «Ho letto il comunicato congiunto firmato a Mytilini tra il papa, il patriarca ecumenico e l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia. Si parla di “protezione della vita e della persona umana”, di “crisi umanitaria”, di “violazione della dignità umana e dei diritti umani e delle libertà fondamentali”, ma non di “persona umana”. Purtroppo, oggi una parola bella e teologicamente pregnante, “uomo”, è stata sostituita con termini quali “persona” e “persona umana”, che mi ricordano l’espressione “socialismo dal volto umano”. In questo modo la teologia è arrivata a confondersi con una sociologia dei diritti umani. Naturalmente, noi rispettiamo i diritti umani, ma la teologia della Chiesa ortodossa non può limitarsi solo a questi.
I termini “persona”, “individuo” e altri simili, come quando si parla di “ontologia della persona”, hanno una lunga storia che va da Tommaso d’Aquino, a Kant, all’idealismo tedesco (Fichte, Schelling, Hegel), alla teologia russa, all’esistenzialismo. Il termine persona è usato anche da alcuni teologi ortodossi contemporanei. Si tratta di una forma di “virus”, che sta intaccando la nostra teologia ortodossa. Si può forse usare la nozione nel linguaggio quotidiano, senza dargli troppo peso, ma quando entra nei documenti ufficiali e sinodali della Chiesa costituisce un’aberrazione teologica. Quando i teologi moderni usano espressioni come “persona umana”, “necessità della natura”, “volontà o libertà della persona” violano chiaramente la teologia ortodossa, secondo la quale la natura è buona, e non forzata; la volontà e il desiderio sono impulsi della natura e non della persona; la persona viene identificata con l’individuo ecc. La connessione tra volontà e persona inficia il Dio uno e trino, perché introduce la tritheia (la trideità), e la connessione tra natura e necessità va a demerito di Dio creatore dell’uomo. Nel testo, dunque, la parola “persona” deve essere sostituita con “uomo”».
Di parere contrario è il metropolita di Messinia (Kalata), Crisostomo. Egli riconosce problematico rendere la parola persona nelle lingue slave. Ma è del tutto contrario che tale termine venga sostituito dal termine uomo in quanto, a suo parere, è più debole del termine persona, il quale indica comunicazione con ogni alterità. Crisostomo vede sotto questa proposta l’idea che non si possa dialogare con qualcosa di differente da noi e fuori di noi, ovvero un tentativo di allontanarsi da ciò che è altro e distinto e dalla comunicazione con esso: un modo subdolo per promuovere l’idea della propria esclusività, unicità e uniformità. In una prospettiva simile il rispetto per l’alterità non esiste. Il passo successivo sarà affermare l’eccellenza e l’unicità dell’uomo ortodosso di fronte ai cristiani non ortodossi, e così via…
Il metropolita di Messinia vede in questo tentativo un’espressione della sindrome della paura di tutto ciò che viene dall’Occidente.
Circa il testo sul matrimonio e i suoi impedimenti, i pareri si differenziano.
a) Alcuni, come i conservatori, non vedono l’utilità di una tale discussione, perché sostengono tutto è già stato detto e definito autorevolmente.
b) Altri esprimono la loro preoccupazione per come si celebrano facilmente i matrimoni e per la questione dei matrimoni misti tra ortodossi ed eterodossi.
c) Altri ancora vorrebbero inserire nel documento una condanna per il «contratto di convivenza», introdotto negli ultimi giorni nella legislazione greca.
d) Infine, alcuni sostengono che siccome il patriarca non ha firmato il testo preliminare, viene meno il principio di unanimità e quindi il testo dovrebbe essere cancellato dall’ agenda del Sinodo.
Esiste in proposito una posizione molto interessante, quella del prof. Ghianaras. Egli sostiene che voler difendere l’istituzione matrimoniale in un clima globale caratterizzato da individuocentrismo ed edonismo è perlomeno problematico. La buona novella dell’esperienza ecclesiale non deve essere ingabbiata in discussioni utopiche. Essa deve illuminare la differenza che intercorre tra «convenzione-contratto» e «mistero». Nel mistero la conoscenza arriva non dall’intelligenza, ma dall’esperienza della comunione e della compartecipazione. Un Sinodo deve considerare il matrimonio come avvenimento dell’amore vero (così come l’atleta combatte il buon combattimento per auto-superarsi, gli sposi lo fanno per auto-donarsi, andando incontro all’amato).
Quanto al decreto sul digiuno, lo stesso Ghianaras raccomanda ancora una volta di non affrontare il tema con spirito legalista, facendone un atto meritorio e individuocentrico, ma come un’ascesi verso la libertà, anche dalla necessita di prendere cibo.
Un’ulteriore interpretazione dell’incontro di Lesbo
In una lunghissima dichiarazione il metropolita del Pireo, dopo aver enumerato tutti gli sbagli papali presenti e passati, sostiene che la presenza dei tre capi religiosi sull’isola annulla il trattato tra Unione Europea e Turchia, che era inteso a rimandare in Turchia i migranti, e li allinea alle posizioni della Open Society Foundation di George Soros e di coloro che vi stanno dietro, i quali «vogliono far colonizzare il continente europeo dalle popolazioni musulmane».
Ottimo articolo che evidenzia degli aspetti per nulla scontati che sono scomodi per chi è schiavo delle gerarchie vaticane, eredi dirette di quel clero omicida che uccise milioni di oppositori al loro regime, nel corso dei secoli.
Meraviglia il livello di cecità di certa gente che non sa discernere, né ha gli strumenti, per capire dove sta la verità e la menzogna.
Interessante tutto l’articolo, però non condivido l’affermazione “Un tema per niente secondario è stato sollevato dallo stesso metropolita Ierofeos di Nafpaktos, per quando riguarda il termine “persona”, che egli propone di sostituire con il termine “uomo”.
Sarei piuttosto orientato al contrario e cioè troppe volte nelle preghiere ricorre la parola uomini cominciando dalla frase del Credo Costantinopolitano «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo». E per le donne?
“La Chiesa cattolica romana non è Chiesa”
Esilarante, tanto più in quanto detto da degli scismatici.