Diversamente dall’ostilità che ha accompagnato, nella Chiesa ortodossa greca, il viaggio del papa – nonostante fosse stato invitato dal governo, (cf. SettimanaNews, Francesco “l’eresiarca” ad Atene), nell’isola di Cipro l’accoglienza è stata calorosa e fraterna ed è stata compresa anche come un segno di speranza. L’isola infatti è tuttora lacerata dalla devastante occupazione, avvenuta nel 1974, delle milizie turche e ha bisogno di sostegni per ritrovare la sua unità perduta. La venuta del papa è stata vista perciò anche come un segno di denuncia davanti al mondo del sopruso subìto e che non accenna a risolversi.
Ma ciò che ha maggiormente impressionato è stato il clima rispettoso, amichevole e costruttivo tra ortodossi e cattolici che hanno vissuto insieme questo importante evento, come testimonia la seguente intervista al teologo ortodosso Georgios Vlantis, raccolta da Dagmar Peters e messa in onda dall’emittente DOMRADIO il 3 dicembre scorso.
– Teologo Vlantis, il termine “ortodosso” non ha dovunque lo stesso significato. Che cosa costituisce la peculiarità della Chiesa ortodossa di Cipro?
Anzitutto direi che le radici apostoliche sono molto importanti. Oggi il papa ha richiamato ancora una volta l’attenzione su questa realtà. Queste radici risalgono agli apostoli e ai grandi missionari come Paolo, Marco e naturalmente anche Barnaba.
In secondo luogo, la Chiesa ortodossa di Cipro è una Chiesa autocefala e autonoma. Essa può scegliere il proprio arcivescovo metropolita senza l’interferenza di alcun’altra istanza ecclesiastica superiore. Non ha bisogno di alcuna ulteriore approvazione. Ha questo status dal 431.
Questo status gli è stato conferito dal Terzo concilio ecumenico, che unisce le nostre Chiese, la Chiesa cattolica romana e la Chiesa Ortodossa. E aggiungerei un’altra cosa riguardo alla specificità di questa Chiesa, cioè la sua storia avvincente e variegata.
Questa Chiesa ha sofferto non poco nel corso dei secoli a causa dei diversi governi succedutisi in quest’isola. Le ferite delle crociate e della dominazione latina furono profonde anche perché le guide cattoliche di quel tempo non furono del tutto tolleranti. Tuttavia, qui è stata raggiunta un’importante riconciliazione.
Certo, non si deve ignorare la sofferenza attuale della Chiesa. Questo ha a che fare con la divisione dell’isola, con la perdita, la distruzione, l’esproprio e anche il furto di tesori culturali religiosi dopo l’invasione turca. Ma non è solo la Chiesa ortodossa a soffrirne.
– Si dice che la Chiesa cipriota abbia un ruolo pionieristico all’interno della Chiesa ortodossa, ad esempio in termini di dialogo interreligioso. Come intendere ciò?
Mi pare che il termine “ruolo pionieristico” sia un po’ esagerato, perché i rapporti di questa Chiesa sono piuttosto piccoli e modesti. Ma certamente anche eccellenti, bisogna ammetterlo. In effetti, Cipro è un’isola con un profilo confessionale e religioso variegato. Nell’isola sono presenti ortodossi, cattolici, latini e maroniti, oltre ad altre comunità ecclesiali e religiose. La vivacità dei colori la si può vedere anche nella cultura dell’isola, nella mescolanza di elementi molto diversi. Cipro è un ponte tra l’Europa e l’Oriente, dove si può già percepire lo spirito del Medio Oriente
Ed è in realtà anche un laboratorio di dialogo. Lo stesso papa Francesco ne ha parlato in questi giorni. Credo che la Chiesa ortodossa di Cipro sia una Chiesa capace e desiderosa di dialogo, in un contesto sia ecumenico sia interreligioso.
È membro del Consiglio Mondiale delle Chiese e della Conferenza delle Chiese Europee. Partecipa a tutti i dialoghi bilaterali dell’Ortodossia. Porta con sé le decisioni dell’importante Concilio di Creta per l’Ortodossia. Negli anni recenti è stata messa a confronto soprattutto con una sfida che ha a che fare con l’influsso di ambienti ultraconservatori, alcuni – direi – importati.
Ci sono circoli che si presentano con un profilo genuinamente ortodosso ma che sono fortemente di mentalità antiortodossa. Tuttavia l’orientamento di fondo della Chiesa va in una direzione che parla di apertura verso le altre confessioni e religioni.
– Come si può valutare ora la visita di papa Francesco a Cipro? Che ruolo rappresenta?
Il papa è benvenuto a Cipro, veramente benvenuto! La Chiesa ortodossa di Cipro intrattiene buoni rapporti con la Chiesa cattolica romana. Questo, non da ultimo, ha a che fare anche con il corso coraggioso dell’attuale arcivescovo Chrysostomos.
Benedetto XVI è stato il primo papa nella storia a visitare l’isola, nel 2010. Anche l’arcivescovo di Cipro è stato in Vaticano.
Oggi si vede un segno ecumenico molto forte nel fatto che il papa incontra non solo l’arcivescovo, ma l’intero Santo Sinodo della Chiesa ortodossa. Con ciò non intendo nascondere le differenze teologiche tra cattolici e ortodossi. Non sono da sottovalutare. Ma la visita del papa può contribuire a scacciare le paure, contribuire ad una reciproca conoscenza più profonda e può anche favorire la collaborazione in tutti i contesti in cui è possibile: migrazione, pace, progetti caritativi, solidarietà europea, dialogo interreligioso. Questi argomenti sono anche ecumenici e ci uniscono gli uni gli altri, ortodossi e cattolici. E mi fa piacere che la gente abbia avvertito questi temi-chiave nella visita del papa.
– Francesco ha detto a Nicosia che la Chiesa vuole non unificare, ma integrarsi con materna pazienza. È una frase programmatica per l’ulteriore sviluppo dell’ecumenismo?
Il papa ha pronunciato questa frase in un contesto principalmente cattolico e in un ambiente riguardante il dibattito mondiale sulla sinodalità all’interno della Chiesa cattolica romana. Oggi abbiamo sentito dalle labbra del papa che egli desidera anche dei contributi ortodossi perché la Chiesa ortodossa è una Chiesa fortemente sinodale.
Sarei un po’ cauto nel trasferire questi pensieri all’ecumenismo. Naturalmente si può collegare tutto ciò che si vuole con una frase così astratta e la frase invita a una discussione sull’unità e la diversità nella Chiesa. Questo è anche uno dei compiti principali dell’ecumenismo, vale a dire: fino a che punto la diversità è accettabile? Dove sono i limiti dell’unità? E cosa significa pazienza materna? Chi detiene l’autorità di interpretare il ruolo di madre nella Chiesa?
Credo che le risposte date dagli ortodossi e dai cattolici differiscano almeno in parte. Soprattutto se colleghiamo questa discussione con i poteri di un papa. Le risposte sono diverse. Ma è proprio per questo che discutiamo tra di noi, e direi che lo facciamo molto volentieri.