In Lettonia il parlamento proclama l’autocefalia della Chiesa ortodossa e in Lituania 5 preti ortodossi rifiutano l’obbedienza al Patriarcato di Mosca.
Lettonia. La Chiesa ortodossa lettone – il 7% dei 2 milioni e mezzo di abitanti; i cattolici sono il 15% e i luterani il 14% – è stata proclamata autocefala da una legge approvata dalla Dieta (parlamento) il 7 settembre.
Proposta dal presidente, Egils Levits, la disposizione legale prevede «il pieno riconoscimento dello statuto autonomo e indipendente (autocefalo) della Chiesa ortodossa lettone», che «impedirà ogni influenza e potere del patriarcato di Mosca sulla nostra Chiesa ortodossa».
«Con l’adozione della legge si rafforza l’autonomia e l’indipendenza della Chiesa ortodossa lettone… Una tale decisione è nell’interesse dei cristiani ortodossi lettoni, della società nel suo insieme e della sicurezza nazionale» (Artuss Kaimins, presidente della commissione per i diritti umani e gli affari religiosi).
Le conseguenti modifiche statutarie, che implicano la conferma dei vescovi e dei metropoliti, dovranno essere pronte entro il 31 ottobre prossimo.
Il cambiamento di status giuridico non cambia la fede ortodossa, la sua dottrina e la sua vita liturgica (calendario, riti, tradizioni, lingua ecc.).
Il vescovo Alessandro di Riga e di tutta la Lettonia ha espresso un sostanziale consenso: «Lo stato ha stabilito l’identità giuridica della nostra Chiesa come autocefala. Ha deciso che la Chiesa ortodossa lettone è legalmente indipendente da qualsiasi centro ecclesiastico situato al di fuori del paese, mantenendo la comunione spirituale orante e liturgica con tutte le Chiese ortodosse canonicamente riconosciute nel mondo».
È la prima volta che l’autocefalia è decisa direttamente dal potere politico. Nei casi immediatamente precedenti (Terre ceche e slovacche, Ucraina e Macedonia del Nord) il potere politico è stato assente o si è affiancato alla domanda dei responsabili ecclesiastici, lasciando a questi, almeno formalmente, la responsabilità del passo.
Immediata e, per certi tratti condivisibile, la reazione accesa del patriarcato di Mosca. Il consigliere del patriarca, Nicolai Balashov, ha collocato la decisione nella lunga storia delle persecuzioni novecentesche alla comunità ortodossa della Lettonia e ha ironizzato su una decisione che contrasta con l’articolo 99 della costituzione del paese baltico che afferma la separazione fra Chiesa e stato, parlando di «nichilismo giuridico» dell’Occidente e di risorgenti indirizzi medioevali. Senza però alcun accenno alla giustificazione della Chiesa ortodossa russa all’aggressione militare all’Ucraina.
È evidente la connessione fra legge e timore dello sconfinamento della Russia. Essa ha anche una radice storica nella Chiesa locale. Ripropone infatti la piena autonomia della Chiesa ortodossa locale, rilasciata da Mosca nel 1921 e regolata dal diritto interno nel 1926.
Dopo l’assassinio del vescovo Giovanni (1934), la Chiesa locale si è rivolta a Costantinopoli per avere il successore e, nel 1941, per decisione di Mosca, ha perso la sua indipendenza. Sotto l’occupazione tedesca il vescovo di obbedienza russa, S. Voskresenski, venne fucilato come spia. Con l’arrivo dell’armata russa la metropolia locale ha fatto riferimento canonico a Mosca. Uno statuto che è stato in seguito modificato con parziale riconoscimento dell’autonomia.
La decisione politica avrà ora bisogno della conferma canonica che presumibilmente verrà chiesta a Costantinopoli.
Lituania. All’inizio di maggio il governo lituano chiede a Costantinopoli di accettare l’obbedienza di un gruppo di sacerdoti, decisi a staccarsi dalla locale diocesi ortodossa per avviare una presenza ortodossa non filo-russa. Con grande tempestività, il metropolita Innocenzo chiede a Mosca il grado più alto di indipendenza per la sua Chiesa e, contestualmente, afferma a più riprese, la netta condanna dell’intervento militare russo in Ucraina.
La comunità ortodossa rappresenta il 4% dei 3 milioni e mezzo di abitanti (i cattolici sono il 79%).
Il 27 maggio Mosca avvia i lavori della commissione. «La nostra Chiesa non è moscovita o russa – afferma Innocenzo – ma lituana e tutte le decisioni concernenti la sua amministrazione sono prese nel paese. In assenza di qualsiasi dipendenza finanziaria con Mosca, conserviamo un legame canonico e di preghiera con la Chiesa madre e la fedeltà alle tradizioni della pietà ortodossa russa».
Sono cinque i preti che si sono esposti su una sessantina che compongono il presbiterio della diocesi. Il 24 giugno il tribunale ecclesiastico li ha condannati alla riduzione allo stato laicale per aver violato la disciplina e i canoni della Chiesa.
Un appello pubblico di oltre 7.000 fedeli (e i 61 preti) è stato rivolto al governo per far cessare gli attacchi ingiustificati alla Chiesa ortodossa confermando la posizione di Innocenzo contro la guerra e la loro fedeltà alla Chiesa di Mosca.
Alla fine di luglio è stata resa nota una decisione governativa già attiva contro il patriarca di Mosca, Cirillo, considerato persona non grata nel paese per il suo acceso consenso alla guerra di Putin in Ucraina.
‘È la prima volta che l’autocefalia è decisa direttamente dal potere politico.’
le autocefalie dell’ottocento (Grecia, Bulgaria, Romania) nascono da spinte del potere politico, in quanto il Patriarcato di Costantinopoli era succube dei sultani ottomani, e far dipendere le chiese locali da esso era un rischio molto grande
e ora il Patriarcato di Mosca è succube di Putin e dell’espansionismo russo…