Se papa Francesco, incalzato dalle domande dei giornalisti sul volo Cuba-Città del Messico, aveva tracciato un bilancio a caldo dello storico incontro con il patriarca Kirill avvenuto a Cuba il 12 febbraio scorso, il suo “fratello” ortodosso ha avuto più tempo a disposizione per commentare, ma l’ha fatto con una modalità che l’avvicina anche qui al pontefice, mostrando una inaspettata condivisione d’intenti.
Nel corso della sua lunga visita che dal 12 febbraio l’aveva condotto a visitare diversi paesi dell’America Latina, Antartide compresa, Kirill ha rilasciato un’ampia intervista all’emittente televisiva RT (Russia Today), ben consapevole che da giorni numerosi osservatori aspettavano anche la sua valutazione sull’evento che ha suscitato commenti e analisi un po’ in tutto il pianeta.
Guidato dalle domande di Ed Schultz, il patriarca ha offerto un orizzonte a 360° facendo intendere la vasta gamma di temi all’ordine del giorno nel colloquio di Cuba, di cui abbiamo potuto aver conferma già nella lunga dichiarazione comune resa nota alla conclusione.
Di seguito vediamo in sintesi i temi salienti, senza dimenticare che, al termine dell’intervista, Kirill si augura di essere invitato a parlare al Congresso americano, come già papa Francesco nell’autunno scorso, e, alla domanda, circa un futuro incontro con lui, non lo esclude affatto: «È possibile. Ora che ce n’è stato uno, potrebbe essercene anche un secondo e un terzo».
La scelta di Cuba
«Per noi si è trattato di una buona sede, in primo luogo, perché si tratta di un paese di tradizione cattolica, diventato poi laico e a ideologia comunista esattamente come la Russia: un paese di tradizione ortodossa, poi cambiato nello stesso contesto ideologico e politico. Sono nato in Unione Sovietica e capisco bene Cuba». Cuba permetteva anche di prendere le distanze dalle storiche divisioni e dai i conflitti che hanno avuto luogo nel contesto europeo. «Scegliendo Cuba, abbiamo voluto dire: sì, conosciamo bene il nostro passato difficile, ma vogliamo metterlo da parte. Il nostro obiettivo principale è quello di guardare al futuro insieme»
La rinascita del cristianesimo in Russia
«Un autentico miracolo, se guardiamo anche al risveglio di un interesse per le domande di fede. Dopo decenni di regime ateo, questa rinascita religiosa ha riguardato diversi settori della società: gente semplice, gente istruita, intellettuali, esponenti del degli affari, della politica … Non è raro oggi incontrare persone che giustificano le loro azioni con motivazioni di fede». È questo uno dei motivi che ha permesso l’incontro della Chiesa russa e di quella cattolica al fine di giungere a una visione globale degli eventi e discutere dei diversi problemi: i problemi dei cristiani, ma anche quelli di tutti gli altri
La grave crisi in Medio Oriente
«Una vera tragedia» è la definizione immediata di Kirill che si chiede: «Cosa possiamo fare per fermare questo disastro? Non sarebbe da considerarsi un dovere morale porre fine a questa persecuzione, a questa vera e propria campagna di sterminio dei cristiani per adoperarsi invece per preservare la presenza cristiana in Medio Oriente, Nord Africa?». E qui le modalità di soluzione da lui indicate sembrano divergere da papa Francesco perché il patriarca non esita ad indicare l’uso della forza: «È del tutto evidente che non possiamo semplicemente usare il dialogo e le esortazioni verbali quando dobbiamo affrontare i terroristi, dobbiamo ricorrere anche ad un intervento militare. I terroristi stanno distruggendo villaggi cristiani, monasteri, santuari e monumenti storici e agiscono sempre con la violenza, quindi la risposta di tutti coloro che sono interessati non solo alla conservazione della presenza cristiana, ma più in generale alla pace in quei luoghi, dovrebbe essere anche quella di usare la forza».
La questione delle immigrazioni in Occidente
«Da un punto di vista umanitario, umano e cristiano, è chiaro che si debbano aiutare quanti soffrono, ma occorre ponderare bene le cose. In altre parole: si possono estrarre semplicemente dei soldi dalla tasca e donarli, come dare un po’ di pesce a chi ha fame oppure dargli una canna da pesca perché se lo peschi da sé. Non possiamo agire solo per aiutare chi è nel bisogno, dobbiamo adoperarci per eliminare le cause di questo massiccio afflusso di profughi nei paesi europei». L’invito, rivolto in particolare a Stati Uniti, Russia, Unione Europea e paesi arabi, è quello di porre fine al più presto ai conflitti esistenti in quell’area: solo in questo modo si potrà giungere ad una stabilizzazione politica in Medio Oriente e altresì fermare la marea umana di rifugiati.
Lo stato delle relazioni fra Russia e Stati Uniti
è vero, ammette Kirill, che in questi ultimi mesi hanno talvolta raggiunto stati di tensione, ma non drammatizziamo. «Dobbiamo ricordarci che esistono due poteri che possono distruggersi l’un l’altro, ma che possono anche distruggere il mondo per via del loro arsenale militare e di questo abbiamo parlato nel colloquio di Cuba». In quella sede, rivela il patriarca, abbiamo fatto memoria degli anni difficili della guerra fredda talvolta sull’orlo dell’esplodere di un conflitto, ma anche dei tanti contatti avvenuti fra cristiani dell’epoca per individuare una soluzione comune».
Perché non farlo oggi? Perché dovremmo essere così lontani gli uni dagli altri? Quando la maggior parte dei residenti degli Stati Uniti sono cristiani e professano gli stessi valori della più grande famiglia cristiana. “Costruiamo ponti, invece di allargare il fossato”. Con un movimento dal basso di cittadini e rappresentanti di organizzazioni religiose e chiese, sarà possibile contribuire alla costruzione di un clima in grado di influenzare positivamente la politica estera delle maggiori potenze mondiali.
La lotta contro il terrorismo
«Dobbiamo cercare di capire le ragioni per cui le persone oneste ad un certo momento della loro vita diventano terroriste. Per mandare qualcuno a morte, provocando la morte di altri uomini, ci deve essere una forte motivazione: “Il mondo è oscurato dal male e la civiltà occidentale è il male. Tu puoi contribuire alla vittoria sul male. Questo è il tuo dovere religioso. Combattere contro il male e sei dalla parte di Dio”».
Per sconfiggere il terrorismo, è necessario allora un cambiamento delle nostre società. «Sono profondamente convinto che l’evoluzione della nostra civiltà, che oggi passa, purtroppo, dal rifiuto di Dio e della sua legge morale, sia quella scintilla che provoca il fenomeno del terrorismo».
Solo inducendo un sussulto morale, sulla base di valori condivisi, all’interno delle nostre società non ci sarà più posto per il terrorismo. «In questo senso, il mio incontro con papa Francesco è stato molto importante. I due leader delle più grandi Chiese del mondo si sono incontrati per parlare degli stessi problemi, anche se ciascuno dai suoi punti di vista. E siamo convinti che sia possibile ottenere una risposta comune perché entrambi ci fondiamo sulla medesima fede nel nostro Signore Gesù Cristo e i suoi comandamenti. Ma queste leggi esistono anche nel mondo musulmano e anche in un certo umanesimo laico, se prendiamo ad esempio la Dichiarazione universale dei diritti umani. Purtroppo oggi ci stiamo allontanando sempre di più da ciò che ci unisce a livello ontologico e questo è male. Mi auguro però che l’incontro con sommo pontefice abbia contribuito a fornire un modesto contributo alla costruzione di un futuro consenso morale per tutti gli uomini».