Il 9 maggio il patriarcato di Costantinopoli apre la comunione con la Chiesa ortodossa della Macedonia del Nord. Il 16 maggio il sinodo della Chiesa ortodossa serba annuncia la soluzione dello scisma che ha contrapposto Belgrado a Skopje e il patriarca Porfirio di Serbia accoglie con grande calore il metropolita macedone Stefano. Il 24 maggio i due gerarchi hanno concelebrato assieme nella cattedrale di Skopje.
Qui si annuncia la concessione dell’autocefalia alla Chiesa macedone. Porfirio invita con toni lirici l’assemblea liturgica a gioire: «Ci rallegriamo nel Signore poiché un miracolo sta accadendo davanti ai nostri occhi, e noi ne siamo una parte indegna, ma partecipe. Il Signore ci ha permesso di sanare ciò che è stato separato nel 1967».
E ha aggiunto: «Vi trasmetto una buona notizia. La Chiesa ortodossa serba ha risposto all’unanimità alle richieste della Chiesa ortodossa macedone, arcidiocesi di Ohrid. L’assemblea dei vescovi della nostra Chiesa benedice, approva, accetta e riconosce l’autocefalia. Nello stesso tempo, l’assemblea dei vescovi ha dato incarico al Santo sinodo e al patriarca, insieme con l’arcivescovo Stefano e il suo sinodo, di elaborare tutti i dettagli tecnici e organizzativi.
Dopo questo lavoro seguirà la proclamazione solenne attraverso un atto ufficiale. In seguito saranno informate, secondo l’ordine canonico, tutte le Chiese ortodosse locali, chiedendo ad esse di riconoscere lo statuto autocefalo della Chiesa ortodossa macedone, arcidiocesi di Ohrid. Siamo sicuri che tutte le Chiese ortodosse accoglieranno il messaggio con gioia rallegrandosi perché il Signore cresca con e nella sua Chiesa».
L’arcivescovo Stefano ha aggiunto: «Travolto da sentimenti sublimi, in questo evento solenne riconosco la bellezza della Chiesa e comprendo profondamente le parole dell’apostolo delle genti, che è ispirato a dire che Cristo è il capo del corpo, cioè della Chiesa, e noi siamo membra del suo corpo». Rileggendo il miracolo del malato alla piscina di Siloe e identificandosi la sua Chiesa con lui, afferma di avere atteso non 38, ma 55 anni senza trovare nessuno che lo immergesse nelle acque fino a questo giorno. La domanda di autocefalia, formula qualche decenni prima dello scisma, «non mirava e non mira a separarci dal corpo di Cristo, ma per consentire a noi, come per le altre nazioni ortodosse, di svolgere liberamente la nostra missione fra il nostro popolo, qui in patria e per il mondo, ovunque siano i nostri fedeli».
Mentre Porfirio tace sul ruolo di Costantinopoli, Stefano riconosce l’iniziativa materna di Bartolomeo e annuncia la celebrazione con lui per la Pentecoste da cui attende la conferma dell’autocefalia.
Il rapporto fra Belgrado e Costantinopoli non conosce le asprezze di quello fra Mosca e il Fanar, ma non è privo di qualche screzio. Come appunto la pretesa di Bartolomeo di avere l’ultima parola in ordine al riconoscimento dell’autocefalia.
Ma un nuovo conflitto potrebbe nascere, quello con la Chiesa ortodossa greca che non condivide la qualifica di Chiesa “macedone”. Bartolomeo infatti chiede che la Chiesa si qualifichi come Chiesa della Macedonia Nord, arcidiocesi di Ohrid, non Chiesa “macedone”. Sulla denominazione si gioca una partita di tipo nazionale. L’area dell’antica Macedonia si estende in una parte della Grecia che ha preteso dal paese vicino la dizione ufficiale di Macedonia del Nord e non di Macedonia.
Il metropolita Macario dell’area macedone in Grecia ha già ammonito i macedoni di non riaprire le pretese irredentiste e a non coinvolgervi la popolazione greca di ceppo macedone. A parere dei greci, la nuova Chiesa dovrà fregiarsi del titolo di arcidiocesi di Ohrid. Titolo che, a sua volta, inquieta una parte della Chiesa bulgara: alcuni dei suoi territori facevano riferimento all’antica sede di Ohrid.
Nel complesso scacchiere dei Balcani del Sud la positiva soluzione dello scisma avrà necessità di qualche tempo per sedimentare i propri risultati. Per un’informazione più generale cf. SettimanaNews, qui.