Siamo di fronte a una terribile minaccia di guerra mondiale? È quanto temono i patriarchi delle Chiese ortodosse del Medio Oriente, dopo gli ultimi avvenimenti.
Mercoledì scorso, 18 aprile, – scrive in un servizio “Pro Oriente” – hanno pubblicato sulla pagina web del patriarcato di Mosca un drammatico appello rivolto ai politici della comunità mondiale affinché prendano coscienza della loro responsabilità davanti a Dio e all’umanità intera. I patriarchi supplicano «in nome di Dio» i governi degli stati membri delle Nazioni Unite esortandoli a superare le diversità di opinione e di lavorare insieme per la pace nel mondo.
P. Aleksij Dikarew, incaricato degli affari esteri del patriarcato di Mosca, ha affermato che, a dare significato e autorevolezza al documento, hanno contribuito i contatti telefonici del patriarca Kirill di Mosca con papa Francesco e il patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli. L’appello è firmato oltre che da Kirill, dai patriarchi Youhanna X (Antiochia), Theoforos II (Alessandria) e Theophilos III (Gerusalemme), anche dal patriarca della Chiesa copta ortodossa Tawadros II e dal patriarca siro-ortodosso Mor Ignatius Aphrem II.
Il testo dell’appello
La “dichiarazione comune” si apre citando la beatitudine del discorso della montagna (Mt 5) «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». E prosegue: «Spinti dal senso di responsabilità di milioni di cristiani che sono stati affidati da Dio alla nostra cura pastorale e dal bene dell’intera famiglia umana, partecipe di un comune destino, uniamo le nostre voci in un momento di altissime tensioni internazionali.
Le persistenti ostilità in Medio Oriente, che negli ultimi anni hanno causato un’immensa sofferenza, la morte di migliaia di persone e la fuga di milioni di rifugiati, minacciano ora di trasformarsi in un conflitto globale.
Il nostro mondo ha raggiunto un punto in cui esiste il reale pericolo di un collasso delle relazioni internazionali e della cooperazione per il bene comune della famiglia umana.
È evidente che gli orrori delle guerre mondiali del secolo scorso non possono essere paragonati alle terribili conseguenze di una guerra mondiale nei nostri giorni.
Di fronte a questa drammatica minaccia, facciamo appello ai leader del mondo affinché riconoscano la loro responsabilità nei confronti delle rispettive nazioni, dell’umanità e di Dio.
Allo stesso modo, facciamo appello agli Stati membri delle Nazioni Unite, in particolare ai membri del Consiglio di sicurezza, affinché si ricordino dei loro doveri verso la famiglia delle nazioni. Li supplichiamo, in nome di Dio, a superare le diversità delle loro opinioni e a lavorare insieme per la pace nel mondo.
Insieme esortiamo i capi politici a evitare un’ulteriore escalation delle tensioni, a tenersi lontani dal confronto e a intraprendere il dialogo».
Il patriarca Kirill si è detto “contento” del dialogo con il papa e gli altri patriarchi. Ognuno di essi – ha affermato – gli ha dimostrato piena comprensione. Il desiderio adesso è che la consultazione continui, per cercare di esercitare un influsso sulla situazione. La Chiesa – ha sottolineato Kirill – deve assumere il suo ruolo sul piano mondiale. E, se vuole rimanere fuori da ogni intreccio politico e dalla lotta politica, deve parlare con tutti.
Le potenze occidentali hanno gettato la maschera
Da parte loro, i tre patriarchi di Antiochia, Youhanna X (ortodosso) Mor Ignatius Aphrem II (rito ortodosso) e Joseph Absi (greco-cattolico melchita), sabato scorso, avevano parlato, usando parole molto dure, di «brutale aggressione» degli USA, Gran Bretagna e Francia «contro la nostra amata patria». E hanno definito l’azione dei tre paesi occidentali «una chiara violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite». «È doloroso costatare – hanno sottolineato – che questa aggressione sia venuta da Stati potenti, a cui la Siria non ha recato alcun male».
Dopo gli attacchi, l’amministratore apostolico per i cattolici di rito latino di Aleppo, il vescovo Georges Abou Khazen, ha affermato: «Con questi missili le potenze occidentali hanno gettato la maschera. Adesso a combattere sono gli attori principali. Prima era una guerra per procura. Dopo sette anni di confitto, gli attori secondari sono usciti di scena, ora questa è occupata dagli attori principali». Il vescovo ha quindi aggiunto: «Gli ispettori dell’Organizzazione internazionale contro l’uso delle armi chimiche erano attesi per verificare i presunti attacchi di gas a Douma, invece sono arrivati i missili. Adesso è tutto più difficile. Ogni appello alla pace cade nel vuoto. Solo papa Francesco – e noi con lui – speriamo ancora nella pace».
La sofferenza della popolazione che vuole la pace, e invece riceve i missili, cresce sempre più. La gente in Siria aveva temuto che si verificasse lo scenario di Douma e dei conseguenti attacchi occidentali, Purtroppo questo è avvenuto. Adesso rimane solo la speranza che non ci siano altre aggressioni. Sarebbe molto pericoloso, perché la situazione potrebbe sfuggire di mano a tutte le parti interessate. È necessario perciò cercare «senza menzogne e manovre» una soluzione condivisa sul conflitto in Siria. Per i cristiani rimane solo la preghiera. «Noi portiamo nel cuore l’immagine di Gesù il quale ai suoi discepoli impauriti sulla barca nel lago di Genesareth in tempesta ha detto: “Non abbiate paura!”. Questa è la nostra speranza e la nostra forza».
Il guardiano del monastero francescano della Conversione di san Paolo, in Damasco, padre Bahjat Elia Karakach, ha dichiarato all’agenzia Sir: «La gente è preoccupata per il futuro. Il nostro popolo vuole solo vivere in pace senza la costante minaccia di bombe». E ha aggiunto «di aver sperato assieme a molti altri abitanti di Damasco che, in seguito al controverso uso di gas velenoso a Douma, ci sarebbe stata un’indagine obiettiva sull’uso di queste e quindi nessun attacco missilistico da parte delle potenze occidentali. Ma c’è il timore che si possa ripetere ciò che accadde nel 2003, quando gli americani e gli inglesi invasero l’Iraq e parlarono di «armi di distruzione di massa» del regime di Saddam Hussein, che poi non esistevano… Abbiamo paura che questa gente voglia distruggere la Siria. Questo progetto è ora portato avanti con le bombe e le granate. Non ci resta altra scelta che pregare più che mai per la pace».