Nel 2020 è stato pubblicato il documento Per la vita del mondo a nome del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, primo compendio della dottrina sociale dell’Ortodossia. Un convegno organizzato dalla Fondazione Pro Oriente ne ha analizzato i punti di contatto ma anche le diversità soprattutto con il sentire morale e sociale del mondo cattolico. La rivista “Pro Oriente” ne ha pubblicato la sintesi che qui riportiamo.
Nel 2020, come avevano ampiamente informato i mezzi di comunicazione, è stato redatto e pubblicato a nome del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli il documento sociale Per la vita del mondo. Ci sono voluti tre anni di lavoro e l’impegno una commissione speciale per darlo alla luce È il primo compendio di dottrina sociale del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Consta di sette capitoli, 82 paragrafi, più un Introduzione e una Conclusione così concepiti:
Introduzione: È tempo di servire il Signore
- cp 2 La Chiesa nella sfera pubblica
- cp 3 Il corso della vita umana
- cp 4 Povertà, ricchezza e giustizia civile
- cp 5 Guerra, pace e violenza
- cp 6 Relazioni ecumeniche e relazioni con altre fedi
- cp 7 Ortodossia e diritti umani
- cp 8 Scienza, tecnologia, mondo naturale
Conclusione: Esultiamo, possedendo quest’àncora di speranza
A distanza di un anno, la Fondazione Pro Oriente – istituita dal card. Franz König durante il Concilio Vaticano II il 4 novembre 1964 a Vienna, allo scopo di superare la divisione tra la Chiesa cattolica romana e le Chiese ortodosse o ortodosse orientali – ha tenuto un convegno, animato dall’esperta ecumenica di Friburgo Barbara Hallensleben, dalla teologa ortodossa romena Ioan Moga e dalla docente viennese di etica sociale, Ingeborg Gabriel, per studiare il documento (ora disponibile in circa 15 lingue), mettendone in risalto i punti di forza e di debolezza emersi nelle discussioni ecumeniche.
Il sociale nell’Ortodossia
Il testo afferma di riconoscere e di apprezzare espressamente il pluralismo sociale. «In effetti – è detto –, la Chiesa deve sostenere quelle politiche e quelle leggi che meglio promuovono questo pluralismo» (§ 12), considerato come un’opportunità di pacifica convivenza. E, nel paragrafo 10, si afferma che «l’ordine civile, la libertà, i diritti umani e le realtà democratiche» sono ritenuti una benedizione.
Il documento rifiuta ogni forma di nazionalismo della Chiesa. È assolutamente proibito ai cristiani fare della propria identità culturale, etnica o nazionale un idolo. Non può esistere qualcosa come il nazionalismo cristiano (§ 11). Allo stesso tempo, nel medesimo paragrafo, il documento si volge anche contro ogni forma di secolarismo che tende a relegare la religione nella sfera privata. Il documento auspica «una cooperazione diretta e stabile con le autorità politiche e civili e gli organismi statali quando si tratta di promuovere il bene comune e di svolgere attività caritative (§ 14). In questo contesto viene chiarito che la Chiesa non ha alcun vero potere politico.
Sessualità e discussione di genere
Nel capitolo dedicato al «corso della vita umana» il documento si occupa dettagliatamente, tra l’altro, dei problemi relativi alla sessualità e ai dibattiti morali attuali. Fin dall’inizio viene affrontato anche il crimine dell’abuso sessuale dove si dice letteralmente (§ 16): «Nessun crimine contro Dio è peggiore dell’abuso sessuale dei bambini, e nessuno è più intollerabile per la coscienza della Chiesa». I casi di sospetto di un abuso sessuale su bambini e adolescenti devono essere denunciati immediatamente alle autorità civili e non solo al vescovo competente.
La Chiesa ortodossa difende anche l’ideale dell’astinenza prematrimoniale. Ma sottolinea quanto ciò sia difficile nella concezione odierna della sessualità, «diventata una strategia consumistica o un prodotto di consumo». Nella pastorale giovanile, perciò, essa non deve affrontata puntando sui divieti, ma sottolineando la visione del corpo come «tempio dello Spirito Santo» (§ 18).
Per quanto riguarda l’attuale discussione di genere, il documento sociale afferma che «certe richieste e bisogni di identità eterosessuali, omosessuali, bisessuali e di altro tipo (…) non sono semplicemente conseguenza di una decisione privata» (§ 19). Nessuno dev’essere discriminato o addirittura perseguitato a causa del proprio orientamento sessuale.
Forme di vita cristiana
Significativo è anche il paragrafo 20, che parla di tre possibili scelte di vita per un cristiano ortodosso: matrimonio, monastero o single. Anche se tutte e tre le forme di vita sono diverse nel loro modo di esprimersi, sono tuttavia in sostanza considerate equivalenti. Tradizionalmente, l’Ortodossia si era orientata a riconoscere solo due opzioni – matrimonio e monastero – ma sarebbe un «ignorare profondamente la responsabilità pastorale della Chiesa» non riconoscere che la vita da single, in seguito ai cambiamenti culturali e sociali, è ora aumentata in modo significativo».
I matrimoni confessionali e religiosi sono approvati da un punto di vista ortodosso, anche se non raccomandati (§ 21). I matrimoni contratti in Chiesa devono durare per tutta la vita, tuttavia possono essere sciolti fino a due volte. In nessun caso – è detto – i divorziati risposati devono essere esclusi dai sacramenti –; una netta differenza con la Chiesa cattolica, anche se qui da tempo è in corso una discussione e la prassi ha già lasciato da parte il diritto canonico.
Ci sono differenze con la posizione cattolica anche quando si tratta dei mezzi «artificiali» per regolare le nascite. Questi sono espressamente consentiti (§ 24). Lo stesso vale per l’inseminazione artificiale, tuttavia nessun ovulo già fecondato può essere distrutto.
Aborto ed eutanasia
Invece, il documento è chiaro nel rifiuto di ogni forma di aborto: «La vita comincia al momento del concepimento. Il diritto di un bambino al nostro rispetto morale – è detto – è quindi incondizionato fin da quel primo momento».. Al tempo stesso, si sottolinea che la Chiesa deve «essere sempre pronta (…) a venire in aiuto alle donne in situazione di gravidanza involontaria (…), sia durante che dopo la gravidanza» (§ 25 ).
Per quanto riguarda il problema della riconciliazione dopo un aborto, che «oggettivamente è sempre una tragedia che compromette una vita umana innocente», si sottolinea che questa verità deve essere riconosciuta «prima che sia possibile il pieno pentimento, la riconciliazione e la guarigione» (§ 25).
Il documento sottolinea inoltre l’uguaglianza tra uomini e donne. «La disuguaglianza tra uomini e donne in quasi tutti gli ambiti della vita – si dice letteralmente – è una tragica realtà del nostro mondo decaduto» (§ 29). In questo senso si richiede la pari dignità delle donne nella Chiesa e viene affrontato il tema del ministero femminile. L’Ortodossia è chiamata a far rivivere l’antica prassi ecclesiale del diaconato per le donne (§ 30).
Un’altra questione importante è il suicidio. Qui il documento si discosta dalla tradizione secondo la quale in molte Chiese ortodosse le persone che si sono suicidate non venivano (e non vengono) sepolte ecclesiasticamente. L’invito è di non negare a queste persone una sepoltura ecclesiastica (§ 31). L’eutanasia attiva non è affrontata direttamente, ma è indirettamente respinta in maniera chiara (§ 31). Anche la pena di morte è decisamente respinta.
Giustizia sociale
Il documento contiene affermazioni chiare nel capitolo dedicato al tema della povertà o meglio della giustizia sociale. Ai ricchi viene chiesto di garantire un mercato equo, nel senso che «il ricco che non distribuisce la sua ricchezza ai bisognosi» è da considerare un ladro (§ 34). Il documento richiede salari equi e una giusta tassazione. Sono condannati i ricchi che cercano di evadere le tasse (§ 35). Aspramente criticata è anche la «schiavitù salariale» (§ 36).
Degno di nota è l’appello del documento per una politica del lavoro umana che garantisca anche agli immigrati illegali un sostentamento dignitoso e un salario minimo in modo da non cadere in una forma di schiavitù moderna (§ 37).
Per quanto riguarda le leggi, bisogna garantire che «nell’istallazione di imprese nei paesi in via di sviluppo, le aziende adottino gli stessi standard di trattamento nei confronti del lavoro come nel mondo sviluppato» (§. 37). Vengono criticati i meccanismi di indebitamento che impoveriscono le nazioni e gli individui e si chiedono tagli regolari dei debiti in modo che le nazioni e gli individui non diventino vittime di istituti di credito senza scrupoli (§ 39).
Inoltre, per tutti i cittadini di un paese viene richiesta una buona e integrale assistenza sanitaria. Allo stesso modo, viene sollecitata la responsabilità delle nazioni ricche a migliorare ovunque per tutti le condizioni sanitarie (§ 40).
Violenza e guerra
Nel documento è condannato l’uso della forza, anche militare, ma non in un modo radicale pacifista. La violenza è una conseguenza delle ingiustizie nella società e dev’essere vista come un prodotto e una loro espressione (§ 43). Essa viene chiaramente condannata: «La Chiesa ortodossa non può ovviamente approvarla, né come fine in sé stesso né come mezzo per raggiungere un altro obiettivo».
Più avanti, per quanto riguarda l’uso della forza militare, è detto: «La Chiesa ortodossa storicamente non ha insistito su una risposta strettamente pacifista alla guerra, alla violenza e all’oppressione». Inoltre: «non ha proibito ai fedeli di prestare servizio nell’esercito o nella polizia». Viene anche chiarito, tuttavia, che l’Ortodossia – diversamente dalla Chiesa cattolica – «non ha mai sviluppato alcuna teoria sulla guerra giusta che cerchi preventivamente e sulla base di una serie di principi astratti di giustificare e approvare moralmente l’uso della forza da parte di uno Stato» (§ 46).
Libertà religiosa, ecumenismo, dialogo interreligioso
Il paragrafo 64 tratta della libertà religiosa in tutti i suoi aspetti: la libertà di coscienza e di credo personale e comunitario, il diritto al culto privato e pubblico e l’educazione religiosa dei giovani da parte della Chiesa stessa. Perciò viene nuovamente ribadito il rifiuto delle tendenze secolari a rimuovere la Chiesa dalla vita pubblica (§ 80). Tutti i cristiani devono oggi sentirsi uniti in questo e in altri aspetti che creano preoccupazione.
Ma l’ecumenismo non è solo un imperativo in un mondo che cresce insieme in tutti i campi. Riguarda anche la visibilità esterna dell’intimo mistero della «Chiesa unica di Cristo». Perciò, nonostante tutte le difficoltà e gli insuccessi, non si deve mai rinunciare alla ricerca di una comune verità di fede, né si deve perdere di vista il fine dell’unità sacramentale. A questo scopo l’unità dei cristiani può essere essenzialmente solo pregata e sofferta (§ 50).
Riguardo all’ebraismo, si sottolinea: «I cristiani ortodossi considerano le comunità ebraiche di tutto il mondo non solo come aderenti a una diversa professione di fede, ma in certo senso come loro antenati spirituali nella storia delle rivelazioni salvifiche di Dio e custodi della preziosa eredità, che è il primo annuncio completo della presenza salvifica di Dio nella storia» (§ 57). Ogni genere di antisemitismo è severamente condannato.
Per quanto riguarda l’islam, vengono citati i punti in comune (ad esempio, la dottrina della verginità di Maria o la fede nei profeti) ma, allo stesso tempo, sono sottolineate anche le differenze fondamentali. Ciò nonostante, il documento sostiene apertamente il dialogo. Si dice testualmente: «Sebbene l’Ortodossia non possa essere d’accordo con l’islam in quanto rifiuta l’Incarnazione e Dio come Trinità, è comunque in grado di coltivare un dialogo significativo con tutte le parti dell’Umma circa la corretta comprensione di questi insegnamenti cristiani centrali» (§ 56).
In rapporto alla visione globale del mondo non cristiano, il documento si limita alle religioni abramitiche. Riguardo «alle grandi filosofie e gli orientamenti religiosi dell’India o alle tradizioni della Cina e del più grande Estremo Oriente o alle esperienze spirituali dei popoli tribali di tutto il mondo», si dice, citando il Padre della Chiesa Giustino martire: «Tutto ciò che è vero e divino è da noi ben accetto perché il Logos è ovunque e risplende in ogni luogo» (§ 58).
Ambiente e creazione
Per un documento del Patriarcato ecumenico, i passaggi sul tema «tutela dell’ambiente/creazione/protezione del clima» sono sorprendentemente scarsi. Ma, almeno si dice: «La Chiesa invita i governi del mondo a trovare modi per far progredire le scienze ambientali attraverso l’istruzione e i sussidi governativi per la ricerca, e ad essere pronti a finanziare tecnologie che possono cooperare a invertire gli effetti disastrosi delle emissioni del carbone, dell’inquinamento e di tutte le forme di degrado ambientale» (§ 76).
Il Patriarcato Ecumenico si è dimenticato di richiamare i furti compiuti dallo stesso Patriarcato: infatti il patriarcato ha dimenticato che – almeno in Italia – esige alle chiese che vogliono entrare in comunione con lei, la cessione di tutti i loro beni immobili.
Mariano
La notizia non è mia ma di alcuni che si lamentano. io firmo con la mia firma perché sono vescovo di una chiesa che non ha questa abitudine. Spero che la notizia non sia vera perché se fosse vera la notizia tutta l’ortodossia – e quindi anche io – ci farebbe una magra figura