È successo dopo l’incontro del patriarca di Mosca, Cirillo, con papa Francesco a Cuba (12 febbraio 2016), così come dopo il sinodo panortodosso di Creta (20-25 giugno 2016), e alla riunione della Commissione cattolica-ortodossa a Chieti (16-22 settembre 2016). Dopo l’incontro di Cuba, Cirillo ha dovuto calmare le acque di alcuni vescovi e monasteri russi che giudicavano l’evento del tutto improprio. Dopo Creta il Sinodo russo ha depotenziato il Sinodo panortodosso a semplice incontro, adducendo come giustificazione la mancanza di quattro Chiese. Dopo Chieti, come ha detto mons. Coda su queste pagine, la mancata firma della Chiesa ortodossa di Georgia è imputabile alle resistenze interne, più che al contenuto del documento approvato.
Difficoltà al vertice
Sono scosse di assestamento che indicano la difficoltà per i vertici ecclesiali di spingere sul fronte del cammino ecumenico: da parte cattolica per non mettere quelle Chiese in difficoltà, da parte ortodossa per evitare rotture clamorose. Resistenze vi sono anche da parte cattolica, ma di altro tipo. Sono le Chiese che vivono in contesto ortodosso ha sottolineare come il dialogo e collaborazione rimangano difficili sul terreno concreto della vita quotidiana.
Due avvenimenti recenti illuminano la situazione, resa incandescente soprattutto dal versante monastico.
Il primo è l’avvio della riunione dei superiori e superiore dei monasteri della Chiesa ortodossa russa, che ha visto un’enorme crescita nell’ultimo ventennio del numero dei monaci, monache e monasteri. Riuniti nella grande sala dei concili della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca per il millenario della presenza monastica nella Chiesa, oltre alla memoria di Silvano dell’Athos e dell’influsso athonita nella vita ecclesiale sono stati invitati a riflettere su due elementi della loro esperienza attuale.
Anzitutto sul ruolo dell’igumeno (superiore) nella formazione dell’unità spirituale della comunità e poi sul tema dell’obbedienza come fondamento della crescita spirituale. La qualità dei padri spirituali, la tenuta della comunione dei monasteri e il tema dell’obbedienza ecclesiale tornano da anni nelle preoccupazioni dei vescovi.
Chiesa ortodossa romena
Il secondo è la dura presa di posizione dell’ufficio stampa della Chiesa ortodossa romena a proposito di una manifestazione antigerarchica avvenuta il 30 agosto scorso. Oggetto del contendere è stato l’opposizione di monaci e laici alla partecipazione della Chiesa ortodossa romena al Sinodo panortodosso di Creta. «Mentre la Chiesa è attaccata da numerose forze esterne, pubbliche e segrete, sul fronte della secolarizzazione, questi individui (i manifestanti, ndr) non obbediscono alla Chiesa e ne disturbano la vita interna, con il pretesto di difendere l’ortodossia, la pace e l’unità della Chiesa. Essi non sono guidati dallo Spirito di Cristo».
Ecumenismo praticato
Dopo aver ricordato che a Creta non sono stati formulati nuovi dogmi e che rimane la fondamentale distanza fra Chiese ortodosse e Chiese eterodosse, il comunicato fa notare che le minoranze romene in Occidente vivono relazioni di aiuto reciproco e stima con le comunità cattoliche e protestanti. «Per esempio, esistono attualmente in Europa occidentale 700 parrocchie ortodosse romene. 670 non hanno la proprietà della chiesa e pregano in luoghi di culto affittati o prestati da cristiani cattolici, anglicani o protestanti, senza che i fedeli romeni abbiano perduto la loro fede ortodossa».
Il dialogo e la collaborazione non mettono in pericolo l’ortodossia, come i manifestanti affermano. «Essi non capiscono che è un grande peccato dividere e turbare la pace e l’unità della Chiesa, con il pretesto di difendere l’ortodossia, dichiarando eretici tutti quelli che non pensano come loro».