Diversificata la risposta delle Chiese ortodosse alle limitazioni imposte dalle autorità. Rimane salda la fede nella forza sanante dell’eucaristia.
La questione delle celebrazione eucaristica in questo tempo di pandemia attraversa le Chiese. Mentre la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti hanno da subito accettato le normative dei rispettivi stati a seconda della gravità del contagio, il panorama è più frastagliato fra le Chiese ortodosse. Quelle della diaspora in Occidente si sono subito uniformate alle indicazioni pubbliche, quelle dove sono storicamente maggioritarie o collocate in paesi dove il loro influsso è forte mostrano divergenze e accenti diversi. Dietro le specificazioni del rito vi sono tradizioni pastorali, teologiche e spirituali investite dalla violenza della pandemia.
Il 10 marzo, il sinodo della Chiesa greca ricordava: «Per i fedeli della Chiesa, la partecipazione alla divina eucaristia e alla comunione del calice della vita non possono diventare causa di trasmissione di malattia, perché i fedeli di tutti i tempi sanno che la partecipazione alla divina comunione, anche durante le pandemie, costituisce un’affermazione chiara dell’abbandono di sé al Dio vivente e, dall’altra parte, una manifestazione chiara dell’amore che vince tutte le paure umane anche giustificate». Sì quindi alla celebrazione come anche alla comunione eucaristica, pur nel rispetto di chi non se la sente o di chi non partecipa.
Una analoga situazione è quella della Chiesa ortodossa in Cechia e Slovacchia. Il primate e metropolita Rastislav e il vescovo Giorgio hanno rifiutato di sospendere gli uffici liturgici in nome delle necessità spirituali dei fedeli: «La comunione non è mai stata e non sarà mai causa di malattia e di morte, ma, al contrario, sorgente di una nuova vita in Cristo, della remissione dei peccati e della guarigione dell’anima e del corpo». Una scelta che le autorità civili della Slovacchia hanno subito stigmatizzato. Il primo ministro, M. Pellegrini, il 13 marzo ha commentato: «Sono sorpreso e deluso dalla decisione. La Chiesa esiste per aiutare il popolo e non per mettere la sanità pubblica in pericolo in nome di una adesione egoistica alle proprie tradizioni». E ha minacciato interventi diretti.
A difesa della celebrazione e della distribuzione eucaristica si è schierato anche il vescovo Teodosio del Kosovo che, in una lettera ai fedeli, ha scritto: «In questo periodo, ovunque sarà possibile, ci sarà la celebrazione della santa liturgia e nei monasteri anche gli altri uffici. Le chiese non saranno chiuse e la santa comunione non sarà rifiutata a nessuno voglia riceverla sia durante gli uffici sia diversamente. In ragione della possibilità della propagazione del virus lasciamo ai credenti decidere il modo di partecipare alla vita della Chiesa». Ricorda, tuttavia, i limiti comportamentali suggeriti dalle istituzioni competenti, abolisce la visita alle famiglie da parte dei preti, riduce ai soli familiari la celebrazione di battesimi, matrimoni ed esequie. Durante il periodo dell’epidemia viene sospesa l’accoglienza dei visitatori nei monasteri.
In Serbia il patriarca esorta il clero della sua diocesi (Belgrado) di conformarsi alle decisioni del governo, impedendo assembramenti di più di cinque persone nello stesso ambiente, come le altre misure restrittive. Si invita il clero a venire incontro ai bisogni spirituali dei parrocchiani in tutte le forme possibili e permesse.
In Siria e Libano dove il pericolo è maggiore per la situazione di guerra e per i milioni di rifugiati tutte le Chiese cristiane, quindi anche le ortodosse, hanno sospeso tutte le celebrazioni nelle chiese. I primati si sono trovati d’accordo anche sui funerali: ci sarà una sola benedizione delle bare presso i cimiteri.
Due voci anche dall’ortodossia russa. Il vescovo Hilarion Alfeev ha specificato il modo della comunione. Il cucchiaio della somministrazione sarà pulito ogni volta con soluzione alcoolica. Il bacio del calice e della croce sono sospesi. Indicazioni ancora più dettagliate sono fornite dal patriarca Cirillo per i parroci, abati e badesse dei monasteri della diocesi di Mosca. «Considerando che il sacrificio eucaristico non può mai essere sospeso, poiché dove non c’è eucaristia non c’è vita della Chiesa, e che il sacro corpo e il sangue di Cristo vengono somministrati per la salute sia dell’anima che del corpo» si invita a detergere il cucchiaio dopo ogni comunione, a somministrarla solo individualmente e separatamente, usando guanti igienici per la distribuzione del pane benedetto. Nessun bacio al calice. Per il battesimo (di immersione) si raccomanda di cambiare l’acqua per ogni persona e per le unzioni di usare un batuffolo di cotone al posto del tradizionale pennello.