Sono trascorsi quattro anni da quel 29 luglio 2013, quando il padre gesuita Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica siriana Mar Musa, è stato rapito. Da allora non si è più saputo niente della sua sorte. In questi anni sono circolate tante notizie a suo riguardo, contraddittorie tra di loro. La prima, del 12 agosto 2013, è quella diffusa da un sito arabo, secondo cui il padre è stato ucciso e il luogo dove fu gettato il suo corpo sarebbe la foiba al-Houta nella zona di Raqqa. Anche secondo il settimanale cattolico francese –France Catholique – sarebbe stato ucciso.
Altre fonti, invece, lo ritengono ancora vivo, come la testimonianza dell’intellettuale siriano Michel Kilo, e sarebbe sotto la custodia di militanti iracheni del cosiddetto Stato Islamico.
Le parole del fratello
Mentre perdura questo silenzio angoscioso, l’agenzia Sir (28 luglio 2013) pubblica ora il testo di un’intervista al fratello gesuita, Pietro Dall’Oglio, il quale ritiene e spera che il padre sia ancora vivo. Riprendiamo qui alcuni stralci di questa intervista.
– Chi è padre Paolo Dall’Oglio?
«Mio fratello Paolo è una persona dedita completamente agli altri, fortemente devoto alla sua chiamata religiosa. Ha sempre vissuto con coerenza la sua vocazione. Paolo è un innamorato di Dio, dei fratelli, della pace, del dialogo e del popolo siriano. Appassionato dell’islam, lo ha studiato con profondità, andando oltre le letture solite che si danno di questa religione».
– All’interno di questa sua missione che cosa rappresenta il monastero di Mar Musa, da lui fondato?
«Mar Musa per padre Paolo è la concretizzazione di un’idea, di un’utopia: quella di vivere con coerenza gli insegnamenti di Gesù Cristo per costruire un mondo più giusto…
Mio fratello ha sempre creduto nei valori della giustizia, dell’uguaglianza e della democrazia, in un mondo nel quale ognuno abbia la possibilità di costruirsi la sua strada con i propri interessi usando i doni ricevuti».
– Quattro anni di silenzio. Come vivete questa attesa?
«Non abbiamo alcuna notizia. Ci affidiamo alla Farnesina che è uno degli organismi più preparati al mondo per affrontare situazioni come quella di mio fratello. Il nostro Ministero vanta una percentuale di liberazione di ostaggi forse unica al mondo. Purtroppo, fino ad oggi, non ci è stato confermato nulla, quindi viviamo nell’attesa… [Ora è in corso la battaglia per la liberazione di Raqqa]… speriamo ci possano essere dei testimoni disposti a parlare, come anche uno sfilacciamento della rete dell’Isis con ex combattenti che, per salvare la propria vita, comincino a dire qualcosa….
Mio fratello è vivo e continuerò a pensarlo finché non vedrò la sua salma o non ascolterò le parole di qualcuno di cui mi fido ciecamente».
Gli ultimi passaggi conosciuti
Padre Dall’Oglio aveva rifondato, in Siria, negli anni 80, la comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa (Monastero di san Mosè l’Abissino), erede di una tradizione cenobitica ed eremitica risalente al VI secolo.
Il monastero, ubicato nel deserto a nord di Damasco, accoglie anche aderenti di religione ortodossa. Padre Paolo era fortemente impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico. Questo suo attivismo gli ha causato l’ostracismo del governo siriano, che minacciò la sua espulsione durante il soffocamento delle proteste popolari deflagrate nel 2011.
Il decreto di espulsione non fu inizialmente attuato a seguito di un accordo raggiunto con le autorità siriane, in base al quale il gesuita doveva tenere un “basso profilo”, astenendosi dall’esprimersi pubblicamente sulla situazione politica del paese. L’espulsione è stata poi eseguita il 12 giugno 2012.
Per un breve periodo dopo la sua espulsione dalla Siria, si è trasferito a Sulaymanya, nel Kurdistan iracheno, dove è stato accolto nella nuova fondazione monastica di Deir Maryam el Adhra.
Nel 2013 era rientrato nel nord controllato dai ribelli siriani, dove si era impegnato in difficili trattative per la liberazione di un gruppo di ostaggi a Raqqa. Mentre si trovava nel capoluogo siriano per cercare di riappacificare i rapporti tra i gruppi curdi e i jihādisti arabi e intendeva pure trattare la liberazione di un gruppo di ostaggi nella zona orientale del paese, fu rapito da un gruppo di estremisti islamici, vicino ad al-Qāijda, e da allora si sono perse le sue tracce.
Nel 2016 gli è stato assegnato il Premio Nazionale Nonviolenza.
A Milano, la Fondazione culturale San Fedele e le Edizioni San Paolo hanno presentato, la sera del 29 luglio, il libro Paolo Dall’Oglio, la profezia messa a tacere, un libro a più voci, curato da Riccardo Cristiano.