Il 21 giugno prossimo il papa visiterà il Centro ecumenico di Ginevra in occasione del 70° anniversario della sua fondazione. Fanno parte di questo Centro circa 350 Chiese protestanti, anglicane, ortodosse e vetero cattoliche e comunità ecclesiali presenti in 110 paesi del mondo. Il Centro fu fondato il 23 agosto 1948 ad Amsterdam e ha sede a Ginevra. La Chiesa cattolica non è membro di questo Centro, ma teologi cattolici lavorano in importanti Commissioni come membri a pieno titolo. Inoltre, ogni anno si riunisce un gruppo di lavoro della Chiesa cattolica e del Centro ecumenico.
Il significato di questa visita di papa Francesco è stato descritto dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, in una conferenza stampa del 2 febbraio scorso. Su questa visita ha espresso il suo parere una breve intervista anche il Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Olav Fykse Tveit, rispondendo al microfono di Philippa Hitchen.
Qui di seguito i due interventi.
Conferenza stampa del card. Kurt Koch
La visita del papa Francesco al Centro ecumenico di Ginevra durante l’anno del 70° della fondazione del Consiglio mondiale delle Chiese (WCC – CEC), sarà segno di riconoscimento di un contributo unico del CEC all’attuale movimento ecumenico. Sarà espressione dell’impegno personale del papa per raggiungere l’obiettivo dell’unità cristiana manifestato in molte occasioni. Visitando il Centro ecumenico di Ginevra, papa Francesco seguirà i passi dei suoi due predecessori, Paolo VI, il quale visitò il CEC nel 1969 (10 giugno) e Giovanni Paolo II che fece lo stesso nel 1984 (12 giugno).
La visita costituirà un’occasione per rendere grazie a Dio per una lunga e ricca collaborazione che la Chiesa cattolica mantiene con il CEC da oltre mezzo secolo. In effetti, i nostri rapporti sono iniziati durante la preparazione del concilio Vaticano II. Il Vaticano II impegnò la Chiesa cattolica nell’attuale movimento ecumenico e aprì una nuova pagina nella storia delle nostre relazioni con il Consiglio ecumenico mondiale delle Chiese, dando origine a uno spirito di riavvicinamento e di reciproca comprensione.
Sebbene la Chiesa cattolica non sia membro del CEC, vari dicasteri della curia romana e diverse organizzazioni cattoliche o comunità religiose collaborano strettamente con le sue diverse aree programmatiche. Esiste una buona collaborazione nel campo della giustizia e della pace, dei diritti umani, delle opere di carità e degli aiuti umanitari, in particolare per quanto riguarda i migranti e i rifugiati, la custodia del creato, i giovani, il dialogo interreligioso, la missione e l’evangelizzazione. La più sviluppata è la collaborazione tra il CEC e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (PCPCU), che si svolge anche attraverso vari canali.
Uno dei più importanti è il Joint Working Group (JWG), il Gruppo congiunto di lavoro. Fin dalla sua fondazione nel 1965, questo gruppo è stato un catalizzatore di una fruttuosa collaborazione nei campi del dialogo dottrinale, della formazione ecumenica, della missione e dell’evangelizzazione, della gioventù, della giustizia e della pace e dei nuovi problemi emergenti relativi alla vita delle moderne società.
Nel 2015, in occasione del suo 50° anniversario, celebrato qui a Roma, anche con la partecipazione del Segretario generale del CEC, il papa nel suo messaggio incoraggiò la Chiesa cattolica e il CEC a esplorare nuovi modi di testimoniare insieme la nostra unità reale, anche se ancora incompleta.
I cattolici sono membri o consulenti anche di varie commissioni del CEC. La più importante di queste è la Commissione Fede e Ordine (Fa) che affronta problemi riguardanti la fede apostolica e la struttura della Chiesa, nonché problemi etici e sociali su cui i cristiani continuano ad essere divisi.
Nel 2013, la Commissione ha pubblicato un’importante dichiarazione di convergenza sull’ecclesiologia, intitolata “La Chiesa: verso una visione comune”. Fu il risultato di molti anni di lavoro da parte di teologi che rappresentano quasi tutte le tradizioni cristiane, con un importante contributo dei teologi cattolici. Da allora, il PCPCU è stato coinvolto nel processo di preparazione di una risposta cattolica ufficiale.
Negli ultimi 50 anni questa ricca collaborazione si è espressa nella preparazione e pubblicazione congiunta dei sussidi annuali per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Un altro gruppo del CEC, dove operano i cattolici come membri a pieno titolo, è la Commissione su Missione mondiale ed evangelizzazione (CWME). Fondata nel 1961, la CWME continua la tradizione del movimento missionario internazionale che, nella prima metà del XX secolo, offrì un importante contributo alla promozione dell’unità tra i cristiani.
La prossima Conferenza sulla missione e l’evangelizzazione mondiale, intitolata “Muoversi nello spirito: chiamati a trasformare il discepolato” si terrà prossimamente ad Arusha, in Tanzania. Alla Conferenza parteciperà una delegazione di circa trenta missionari cattolici ed evangelici, sia religiosi che laici.
Esiste una proficua cooperazione tra il PCPCU e il CEC anche nel campo dell’educazione e della formazione ecumenica. Da molti decenni un professore cattolico, sponsorizzato dal PCPCU, è membro a tempo pieno della facoltà dell’Istituto ecumenico di Bossey, nei pressi di Ginevra, collegato al CEC.
Ogni anno il PCPCU offre anche due borse di studio complete a Bossey per studenti non cattolici. A gennaio di ogni anno, gli studenti e il personale dell’Istituto vengono a Roma per una visita di studio di una settimana, organizzata e sponsorizzata dal PCPCU. Il programma include visite a vari dicasteri della curia romana, incontri con rappresentanti di ordini religiosi e movimenti laici cattolici, visite a facoltà teologiche e visite guidate a importanti luoghi della storia cristiana.
Il momento culminante del programma è un’udienza con il papa e la partecipazione ai vespri ecumenici presieduti dal papa nel giorno della chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
La collaborazione comprende anche altre iniziative tra PCPCU e CEC.
70° anniversario del CEC
Questo importante anniversario offre un’opportunità non solo alle Chiese membri, ma anche al movimento ecumenico in quanto tale, per rimarcare i risultati del CEC e riavvicinare Chiese l’una all’altra camminando, pregando e lavorando insieme. Il pellegrinaggio ecumenico di papa Francesco al Centro ecumenico di Ginevra esprime il suo desiderio di festeggiare personalmente l’anniversario a nome dell’intera comunità della Chiesa cattolica. Questo gesto ecumenico vuole significare la costante buona volontà della Chiesa cattolica di promuovere buone relazioni con le Chiese membri e i partner ecumenici del CEC e di continuare a rispondere.
Motto della visita del papa al CEC
Il motto della visita “Camminare – Pregare – Lavorare insieme” rispecchia il tema del Pellegrinaggio di Giustizia e Pace, adottato dall’ultima assemblea del CEC come un leitmotiv di tutte le sue attuali attività. Riflette anche ciò che è stato definito da papa Francesco un «ecumenismo del camminare insieme».
In diverse occasioni il papa ha incoraggiato le Chiese a camminare insieme nel testimoniare la loro fede e nell’affrontare le nostre sfide contemporanee. Camminando insieme sulla via della piena unità visibile, i cristiani possono apprezzare meglio la loro eredità comune e prendere maggiormente coscienza di ciò che già condividono. Allo stesso tempo, possono far meglio fronte alle differenze che devono ancora essere superate, specialmente per quanto riguarda i problemi dottrinali o morali.
Anche se, ai fini dell’unità, è essenziale risolvere le divergenze teologiche, l’ecumenismo non consiste solo nel dialogo teologico. Deve anche implicare la collaborazione verso coloro che sono nel bisogno e le numerose vittime delle guerre, dell’ingiustizia e dei disastri naturali. Come ha osservato papa Francesco in un discorso ai segretari delle Christian World Communions: «Tutti insieme, dobbiamo aiutare. Amore al prossimo. Questo è ecumenismo. Questa è già unità. Unità in cammino con Gesù».
Il dialogo teologico e la collaborazione pratica sono importanti per raggiungere l’obiettivo della piena unità. Ma non sono sufficienti. Una parte essenziale del nostro viaggio ecumenico deve essere la preghiera. Come ha detto il papa: «Il viaggio è semplice: consiste nella preghiera, con l’aiuto degli altri. Pregare insieme: l’ecumenismo della preghiera, l’uno per l’altro e tutti per l’unità».
Ha osservato che esiste anche un’altra forma di ecumenismo che caratterizza il nostro tempo: quella del sangue. Coloro che perseguitano i cristiani non chiedono se sono luterani, ortodossi, cattolici, riformati o pentecostali. Li riconoscono solo come cristiani. Perciò il nostro camminare insieme deve abbracciare l’ecumenismo nella preghiera, l’ecumenismo nel dialogo, l’ecumenismo nell’azione e l’ecumenismo nella sofferenza compreso l’ecumenismo del sangue.
Programma della visita del papa al CEC
La visita di un giorno è prevista per giovedì 21 giugno 2018. Il programma dettagliato è ancora in preparazione. Si prevede che al suo arrivo a Ginevra, il papa avrà un breve incontro con il Presidente della Confederazione Svizzera per una visita di cortesia. Visiterà quindi il Centro ecumenico. La visita al quartier generale del CEC comprenderà un tempo di preghiera ecumenica nella cappella del Centro e il papa Padre parteciperà anche a una sessione speciale del Comitato Centrale per la commemorazione dell’Anniversario. Su invito della Conferenza episcopale svizzera, il papa celebrerà anche una Santa Messa per la comunità cattolica di Ginevra e altri pellegrini. Il ritorno a Roma è previsto la sera dello stesso giorno.
Conclusione
Da più di mezzo secolo, le relazioni tra la Chiesa cattolica e il CEC possono essere descritte un “viaggio comune” o “pellegrinaggio”. Nonostante le diverse visioni su alcune questioni dottrinali, morali o sociali, questo pellegrinaggio ecumenico prosegue mentre entrambi i partner continuano ad affermare il loro impegno per la ricerca di una piena unità visibile. Si spera che la visita del papa al CEC durante il 70° anniversario della sua fondazione rafforzi la nostra collaborazione ecumenica per il raggiungimento della volontà di Gesù che tutti siano una cosa sola e il mondo creda (Gv 17,21).
Intervista a Olav Fykse Tveit
Il Consiglio ecumenico delle Chiese utilizzerà l’intero anno per celebrare questo anniversario, invitando una serie di ospiti e organizzando molti eventi. Ma certamente questa visita sarà un’occasione e un modo molto speciale per celebrare il 70° anniversario del lavorare e pregare insieme per l’unità della Chiesa. E anche per trovare modi per offrire una testimonianza cristiana comune e un servizio per la giustizia e la pace nel mondo. Avviene nel momento in cui stiamo per terminare la riunione del Comitato centrale, che si riunisce ogni due anni. Ci siamo organizzati in maniera tale che i membri del Comitato centrale possano continuare ed essere presenti durante la visita di papa Francesco. I dettagli del programma della visita saranno diffusi successivamente.
– Il papa si rivolgerà al Comitato centrale?
Sì, si rivolgerà al Comitato centrale. Pregheremo insieme e ci riuniremo nel Centro ecumenico. Vedremo anche di trovare il modo per raccontare tutto questo in diversi modi attraverso i media: per far partecipare non solo coloro che saranno presenti fisicamente, ma anche gli altri, i quali potranno così vedere e ascoltare ciò che questa visita significa per il Consiglio ecumenico delle Chiese e per tutto il movimento ecumenico.
– La Chiesa cattolica, come è noto, non è membro del Consiglio ecumenico delle Chiese, ma ciononostante opera in stretta connessione con diverse parti di questo organismo. Che significato ha questo incontro in termini di sviluppo delle relazioni con la Chiesa cattolica?
Si tratta di un’affermazione molto forte da parte di papa Francesco e della Chiesa cattolica romana del fatto che stiamo in realtà lavorando insieme. Ma non stiamo solo lavorando. Allo stesso tempo, stiamo pregando e operando insieme. E questo sarà il tema della visita del papa. Penso che sia una riaffermazione di qualcosa che è cresciuto nel corso di molti anni, a livello istituzionale, attraverso il “Joint Working Group” e una rappresentanza all’interno delle nostre commissioni; con una presenza nel nostro lavoro. Anche noi siamo invitati a molti eventi organizzati dalla Chiesa cattolica romana.
Ma penso che avviene anche in un momento in cui vediamo che esiste un’agenda comune molto significativa: fare insieme quello che è possibile fare insieme; lavorare per la comune testimonianza nella nostra missione; rendere la stessa testimonianza cristiana nelle nostre differenti Chiese; cosa significa seguire Gesù Cristo oggi, e cosa significa farlo insieme.
E questo significa che non possiamo più insistere su tutto ciò che ci divide, ma, al contrario, dobbiamo trovare ciò che ci unisce. E dobbiamo farlo proprio perché crediamo che il mondo ha bisogno di questa comune testimonianza cristiana.
E crediamo che la pace, la giustizia e la riconciliazione siano ciò di cui il mondo non solo ha bisogno, ma anche ciò che il mondo può avere. Ma dobbiamo farlo in comune, come Chiese. E questa visita riafferma in maniera molto forte che tutto ciò rientra nella nostra agenda comune oggi.