Siamo in prossimità della Pasqua, in prossimità di quel giorno in cui Gesù ha annunciato il senso della sua Pasqua, il senso della sua morte e risurrezione, prendendo pane e vino e facendone, per così dire, il memoriale anticipato. Lì è nata la liturgia eucaristica. Sono passati duemila anni.
Ebbene, questo anno sarà la prima volta da quando il Signore ha celebrato la sua Pasqua e le comunità dei credenti in lui hanno continuato a farlo, che tantissima parte del suo popolo, straordinariamente tutte le sue Chiese (cattolici, episcopaliani, anglicani, luterani…), non potranno farne il memoriale!
E allora come non pensare a quella domanda che tutti e tre i Vangeli Sinottici riferiscono: «Signore, dove/come [l’avverbio in greco vuol dire entrambe le cose] vuoi che prepariamo…?». Ecco: sarà la prima volta, dopo duemila anni, che questa domanda acquista un significato nuovo e attualissimo: non rimarrebbe più un elemento narrativo nello svolgimento del racconto evangelico, ma potrebbe divenire la domanda di ogni credente.
E si dovrebbe pregare il Padre perché sia suo Figlio a rispondere, a ognuno e a tutti insieme, a tutte le Chiese insieme, per indicare dove e come si deve celebrare.
Ora si deve avere la pazienza di aspettare: si dovrebbe solo cominciare a chiederglielo, ma sarà Lui a dirlo, a dirlo ad ognuno, a tutti. Diventa veritiera quella affermazione del Signore secondo cui non si concluderà la storia senza che si compia ognuna delle sue parole (cf. Mt 5,18).
Quest’anno, per la prima volta, si verifica un fatto unico e totalmente nuovo nella sua universalità, un problema universale che ha bisogno di una “risposta” che non può che venire da Lui, il Signore della storia.
Che segno grande di fedeltà di ascolto e di fedeltà di Chiese sarebbe quello di vederle unite nel fare propria quella domanda: «Signore, dove/come vuoi che prepariamo…?».