Dal giugno scorso 2018 abbiamo cominciato a preparare il pellegrinaggio dei preti romani a Mosca. La cosa bella è stata la coralità nella partecipazione alla preparazione al viaggio in Russia e nell’accoglienza russa del clero romano con 6 vescovi, il cardinale vicario e 85 preti, dal 29 aprile al 4 maggio 2019.
Nella preparazione tra Opera romana pellegrinaggi, amici ortodossi e cattolici di Mosca e agenzia a Mosca si è riusciti a pensare ad un programma abbastanza denso, con una parte turistica che non ha tralasciato niente di importante (chiese del Cremlino, piazza Rossa, Mosca di notte e di giorno) ma in cui quasi ogni location è diventata anche un luogo di incontro con persone, occasione di dialogo, di incontri con parroci, vescovi, rettori del seminario, professori di università, monaci e monache, suddiaconi e monache alla Chiesa di Cristo Salvatore, gente semplice, giovani e famiglie….
Suonando la campana di San Salvatore
Ogni mattina abbiamo celebrato la santa messa nella cattedrale cattolica didicata alla Madre di Dio. La sera del secondo giorno, dopo un approccio ai luoghi più importanti della città di Mosca, nella sala della curia cattolica a Mosca ci siamo incontrati con padre Alexej Uminskij, parroco della parrocchia della Santissima Trinità, catecheta e scrittore di libri. Ci ha raccontato la sua vocazione e l’importanza avuta da ragazzo dalla sua nonna in pieno periodo sovietico, constatando oggi un risveglio lento ma reale di una pastorale parrocchiale. Senza ignorare gli sbagli inevitabili fatti.
Il giorno successivo, dopo aver ammirato le icone di Andrej Rublev, abbiamo visitato la cattedrale di Cristo Salvatore dove ci hanno accolti suddiacomi e monache. Essi ci hanno accompagnato in 4 gruppi nella visita alla cattedrale.
Un particolare simpatico: sul terrazzo abbiamo potuto suonare le campane, anzi la campana più grande della Chiesa. Durante la settimana pasquale questo si può fare sempre e la settimana del viaggio coincideva con la settimana in albis degli ortodossi.
Ci siamo incontrati dopo dieci minuti di pulmann con padre Irinej, il monaco rettore del seminario e alcuni monaci e seminaristi della comunità monastica del monastero Sretenskij (della Presentazione al Tempio) e del seminario, opera apostolica del monastero stesso. In questo monastero era superiore fino a poco tempo fa il metropolita Tikhon Shevkunov che, a detta di molti, sarebbe lo starez del presidente Putin. In Italia ha pubblicato un libro che in Russia ha venduto più di due milioni di copie: Santi tutti i giorni (Rubettino Editore). È stato tradotto in 18 lingue e propone la sua visione della chiamata alla santità di tutti, che abbiamo potuto vedere raffigurata sia nella nuova chiesa appena costruita sia all’interno del seminario, costruzioni che si trovano all’interno del territorio del monastero. Abbiamo visitato anche la libreria, una delle più fornite del paese.
All’uscita, vedendoci così numerosi, un gruppo di giovani pellegrini con il loro parroco hanno intonato un canto pasquale Cristo è risorto dai morti a cui noi abbiamo risposto con il canto del Regina Coeli.
Solov’ev e l’unità delle Chiese
La sera ci siamo concessi un momento di riposo al vecchio e tradizionale circo di Mosca, Nikulin: due ore di simpatico intrattenimento alla presenza di moltissimi bambini con le loro famiglie. I vescovi e il cardinale vicario di Roma seguivano da una loggia offerta dalla direzione del circo.
Il giorno 2 maggio, dopo essere stati sulla tomba del santo medico di Mosca Friedrich Josef Haass – Fjodor Petrovich Gaaz (1780–1853), venerato soprattutto dagli ortodossi e di cui c’è una causa di beatificazione in corso, essendo lui cattolico, ci siamo recati al monastero delle Vergini (Novodevichi). Li abbiamo visitato la tomba di Vladimir Solov’ev che, a partire dalla filosofia, conclude per la necessità dell’unità delle Chiese.
Siamo stati accolti per suo esplicito desiderio dal metropolita Juvenalij, da padre Maxim che ha una bella famiglia, e dalla Igumena e una sorella monaca del monastero femminile che colà risiede.
Il metropolita Juvenalij ci ha accolto in una sala raccontandoci il suo essere stato osservatore alla quarta sessione del Vaticano II e di essere tornato a Roma per riportare in patria il defunto metropolita Nikodim, morto fra le braccia di Giovanni Paolo I. Rispondendo alle nostre domande, ci ha raccontato la crescita della sua diocesi-eparchia, costituita dall’anello territoriale attorno a Mosca che, nel lungo periodo del suo servizio, ha raggiunto il numero di 2.000 chiese con una crescita considerevole di sacerdoti e monasteri.
La sera abbiamo concelebrato la santa messa nella cattedrale cattolica con l’arcivescovo Paolo Pezzi dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. Dopo aver condiviso con noi la sua esperienza pastorale in Russia rispondendo anche alle nostre questioni, ci ha espresso la sua convinzione sulla necessità che siano i sacerdoti russi a prendere in mano il futuro della Chiesa cattolica in Russa. Abbiamo continuato con un pasto insieme ad ospiti venuti per incontrarci per l’occasione.
Kirill e l’incontro di Cuba
Il giorno 3 maggio, venerdì, è stato il giorno della Lavra di San Sergio a 70 km da Mosca. Abbiamo partecipato alla divina liturgia celebrata dal patriarca Kirill nella chiesa della Dormizione. Tutti sono rimasti impressionati dal clima di preghiera che vi hanno trovato, guardando le persone da cui erano attorniati.
Dopo la liturgia, c’è stato l’incontro con il patriarca Kirill nella Sala del Trono nel palazzo patriarcale della Lavra. In un breve dialogo riservato con il card. vicario, Angelo De Donatis, il patriarca ha detto che conosce molto bene Roma, quasi come Mosca, e che ama la città eterna.
Poi c’è stato l’incontro con tutti i preti che l’hanno applaudito all’entrata nella sala. Gesto inabituale in Russia che il patriarca ha subito commento: «Ecco gli italiani». Il dialogo successivo si è svolto all’insegna dell’incontro con papa Francesco a Cuba e dell’auspicio di continuare la collaborazione sui diversi campi indicati dal documento sottoscritto.
Rilevante ai suoi occhi anche l’arrivo delle reliquie di San Nicola. A Mosca e Pietroburgo esse hanno attirato due milioni e mezzo di fedeli. Ciò non sarebbe stato possibile senza l’incontro di Cuba. Il patriarca ha inoltre espresso le sue condoglianze per i cattolici uccisi in Sri Lanka dicendo che questo è un avvenimento e una sfida che coinvolge tutti i cristiani. Ha poi accennato al progetto culturale di collaborazione estivo in cui membri, professori e studenti, delle Accademie e Università Pontificie vengono ospitati a Mosca grazie alla collaborazione del ciclo di studi dottorale del Dicastero per le relazioni esterne della Chiesa Ortodossa Russa. Ha pregato inoltre il cardinale Vicario di portare il suo saluto al santo padre Francesco.
I sacerdoti sono andati a venerare le reliquie di san Sergio (che Paolo VI ha inserito nel Martirologium Romanum) dopo il pranzo avvenuto nei locali dell’accademia teologica.
Tornando verso Mosca, ci siamo fermati a Semkoz, il luogo in cui fu ucciso padre Alexander Men, accolti dal parroco del luogo e da sua figlia che parla italiano. Dopo aver visto la chiesa fatta erigere vicino al luogo dell’assassinio e decorata da padre Zenon, ci siamo incontrati con il professore laico, lo storico Borys Filippov dell’Università Ortodossa di San Tychon (Mosca), e che ha la dacia a Semkoz. Accennando all’homo sovieticus ha sottolineato come certi schemi mentali, culturali, ereditati dal periodo sovietico influiscano ancora oggi nella mentalità e nelle decisioni sia dei fedeli ortodossi sia dei cattolici, riferendosi a Russia e Polonia che conosce bene. Abbiamo fatto questo incontro nel Dom Kultury (Casa della Cultura, costruita in tempi sovietici) di Semkoz.
L’homo sovieticus e il presente
Tornati a Mosca, ci aspettava la comunità dei monaci del monastero Novosspasskij (Nuovo Salvatore), primo monastero nella storia della città di Mosca, molto legato fin dal XVI secolo alla famiglia dei Romanov e trasformato durante il periodo sovietico in una fabbrica.
L’igumeno, il vescovo Dionisio, i due monaci più autorevoli del monastero e il giovane padre Sergio, insieme alle guide, ci hanno accolto e invitato a dividerci in tre gruppi per visitare il monastero. Dopo di che c’è stata offerta un’ottima cena, con tavole pasqualmente imbandite, nel refettorio del monastero stesso, accompagnati da un coro maschile di 15 persone, con molti brindisi espressi durante la cena dall’igumeno, da vari componenti del nostro gruppo, dai monaci presenti, di alcuni vescovi ausiliari e, alla fine, dal cardinale vicario. Una serata bellissima degna di un farewell party di prima classe.
Un particolare non è sfuggito a nessuno. Il membro del monastero e superiore della filiale di campagna del monastero Novosspaskij, padre Sergio, da alcuni anni sta cercando, anche con il nostro aiuto, di costruire una chiesa dedicata a san Benedetto da Norcia, santo del primo millennio, di cui ci sono tutti gli uffici liturgici nei libri della tradizione eucologica russa. Sarebbe l’unica chiesa dedicata a san Benedetto in Russia. Attorno ad essa sorgerebbe qualche stanza per ospitare monaci di tradizione occidentale per un incontro con i monaci del monastero e non solo. Un progetto che è piaciuto ai benedettini, agli abati primati, abati e abbadesse italiani, insieme a padre Adalberto Piovano osb. Un progetto approvato anche dal patriarca Kirill nel marzo dell’anno scorso.
Ogni incontro è un dono di Dio, diceva padre Tomas Spidlik sj. E ogni mattina c’era la professoressa Michelina Tenace che introduceva spiritualmente la giornata, citando molte volte il padre nonché cardinale, Tomas Spidlik sj. Michelina ci ha spiegato davanti alla tomba di Vladimir Solov’ev l’importanza del pensatore religioso e della sua visione dell’unità della Chiesa, raggiunta attraverso la sua riflessione filosofica animata dall’esperienza di fede.
Un cammino di amicizia
L’esperienza di questi giorni è stata un cammino di amicizia con gli amici ortodossi incontrati e i giovani padri che ci hanno aiutati nella preparazione e sostenuti nel cammino. Padre Gregorij M., p. Filotej A., p. Sergij F. sono stati sempre con noi, assieme a p. Maxim, p. Irinej, il prof. Cibulskij, il prof Filippov, p. Maxim, e amici cattolici, il sig. Pavel V. di Roma, il p. Ivan K. di Mosca. Un vero ed efficace concorso di forze positive e creative.
Credo che i membri del pellegrinaggio abbiamo sentito che c’era un’amicizia e c’era anche una grande libertà e solidarietà che ha progressivamente contagiato tutto il gruppo. Il ritornello che abbiamo più volte sentito dai nostri ospiti russi era: «sentitevi come a casa».
L’esperienza è diventata una scoperta. Il signor Pavel V. di Roma si è sentito dire da gente semplice, notando un gruppo così numeroso, che sarebbe giunto il momento di rimetterci insieme. Come ha scritto un giovane giornalista che era con noi, il dott. Filippo Passantino, l’amicizia è la via della comunione e dell’unità.