La crescente consapevolezza del legame fra vita cristiana e attività caritativa e sociale sta emergendo nelle Chiese ortodosse. Ne è un segnale la recente lettera pastorale dei vescovi rumeni in occasione dell’avvio dell’Avvento (cf. Orthodoxie.com). Porta la data del 16 novembre e, guardando a consuntivo all’anno 2020, sottolinea due temi: la responsabilità educativa dei genitori e la memoria delle grandi figure della carità nella tradizione rumena.
Sul versante della vita familiare tornano le affermazioni consuete: la «famiglia come benedizione e icona dell’amore di Dio per l’umanità, spazio sacro orientato verso la vita e l’amore eterni in cui opera la grazia.
E, al contempo, come istituzione umana fondamentale». La nascita, la crescita e l’educazione dei figli costituiscono i fondamentali compiti dei genitori. È in famiglia che il bambino «impara a parlare, a pregare, ad assimilare la fede in Dio e, sempre in famiglia, apprende la generosità». «I genitori sono chiamati a condurre una vita cristiana nella preghiera e nelle opere di bene; sollecitati a coltivare l’amore e la generosità, sul modello dell’amore misericordioso della Trinità».
Molto negativo il giudizio sul contesto sociale e storico che vede «l’indebolimento del ruolo e dell’importanza della famiglia nella società». I genitori oggi sono confrontati con le sfide della secolarizzazione: «l’allontanamento dai valori tradizionali, l’instabilità e la perdita dei riferimenti, l’incomprensione reciproca, l’esilio, i conflitti ecc. In tale contesto i modelli di vita proposti sono estranei ai valori cristiani».
Una mappa dei generosi
Più originale è il riferimento alla carità sociale di cui si traccia una sorta di mappatura storica attraverso le figure che più generosamente l’hanno esercitata e vissuta. Come spinta dalla necessità di trovare radici antiche, la Chiesa rumena ricorda «i gerarchi, i preti, i diaconi, i monaci e i laici che hanno contribuito in maniera esemplare a organizzare l’opera socio-caritativa della Chiesa dentro il popolo rumeno».
Dai principi del XVI secolo Neago e Basarab a san Costantino Brâncoveanur, Gregorio II Ghica, Costantino Racovits e Gregorio V, nei secoli successivi. Fra i vescovi si ricordano Antim Ivireanul, Gregorio II, Callinc de Cernica, Nifon Rusàilà, Anastase Crimca, Miron Cristea.
Si sottolineano le appartenenze rumena e moldava dei personaggi citati, più numerosi di quelli qui ricordati (una parte delle Chiese locali moldave fanno ancora oggi riferimento al patriarca di Bucarest). Quasi tutti sono legati alla fondazione di “ospedali” destinati all’accoglienza dei pellegini nei monasteri e alcuni alla formazione dei bambini poveri e degli studenti meno abbienti.
Fra i laici si ricordano Michele Cantacuzène, Safta Brâncoveneau, Theodor Balsch. In Moldavia: Anastase Bshotà, Emmanuel Godju, Basile Adamachi, fino a Dumitriu Seceleanu (1857-1932).
«Nel XX sec. in Romania l’attività caritativa istituzionale della Chiesa si è bruscamente interrotta, per quasi mezzo secolo, a causa del regime comunista (1946-1989) in un periodo in cui il tema più popolare era l’assistenza sociale. Sotto la persecuzione comunista la Chiesa ha dovuto esercitare soltanto la sua missione sacramentale, liturgica e pastorale, senza sviluppare attività caritative e sociali istituzionali e senza che le fosse permessa una presenza attiva nella società.
Solo dopo il 1989 quando i culti religiosi ebbero una libertà reale d’organizzazione e di servizio nella società rumena l’antica tradizione caritativa della Chiesa e ridiventata attuale. Oggi la Chiesa ortodossa romena contribuisce in maniera sistematica e sostanziale a sollevare la sofferenza delle persone, sia attraverso l’azione liturgica, ascetica e pastorale, sia grazie all’attività sociale e caritativa».
Alla Chiesa fa capo un ospedale, 20 centri medico-sociali, 55 iniziative di assistenza a domicilio, 3 centri di recupero neuro-motorio, tre istituzioni di cure palliative e 49 alloggi per persone anziane. Non manca la sottolineature sulla pandemia in atto: «È urgente trasformare questo periodo di crisi sanitaria in un tempo di rafforzamento della fede».