Il dibattito tra i vescovi tedeschi se concedere al coniuge evangelico di ricevere l’eucaristia non è ancora del tutto concluso. Lo scorso mese di febbraio, come si ricorderà (cf. Settimananews, 1° marzo 2018), la conferenza episcopale, riunita a Ingolstadt, aveva approvato, con la maggioranza di due terzi, un documento provvisorio in cui si annunciava la possibilità di ammettere all’eucaristia, a determinate condizioni, il coniuge non cattolico.
La deliberazione non aveva, però, trovato d’accordo alcuni vescovi. Sette di loro, infatti, con a capo cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki, avevano scritto una lettera alle autorità competenti vaticane chiedendo di chiarire se una norma del genere poteva essere decisa da una singola conferenza episcopale.
Alcuni giorni dopo, papa Francesco aveva invitato a Roma il card. Marx, presidente della conferenza episcopale, il card. Woelki, arcivescovo di Colonia, e il vescovo di Münster, Felix Genn, per un chiarimento.
Negli ambienti vaticani correva voce che la deliberazione del card. Marx, senza una previa intesa con il Consiglio pontificio per l’unità e senza l’unanimità della conferenza episcopale, aveva bisogno di chiarimenti.
A fare il punto sull’attuale situazione è stato ora il Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca, riunito a Würzburg il 23 aprile scorso, in cui è stato redatto il testo finale, con alcuni ritocchi (“modi”) rispetto a quello di Ingolstadt. La redazione finale è stata predisposta dal presidente della Conferenza episcopale, card. Marx, dal presidente della Commissione per la fede, mons. Karl-Heinz Wiesemann, e dal presidente della Commissione ecumenica, mons. Gehrard Feige.
È compito ora del card. Marx di informare tutti i membri della conferenza episcopale e i competenti dicasteri della curia romana.
Intanto i vescovi hanno salutato con favore la possibilità di poter chiarire e approfondire il problema a Roma. Scopo dell’incontro sarà appunto di «discutere e valutare gli aspetti pastorali e anche il contesto canonico dal punto di vista della Chiesa universale».
All’incontro, oltre ai cardinali Marx e Woelki e al vescovo Felix Genn, andranno anche i vescovi Feige (Magdeburgo) e Karl-Heinz Wiesemann (Speyer). Feige guida la Commissione per l’ecumenismo, mentre Wiesemann rappresenta la Commissione per la fede della Conferenza episcopale tedesca.
È stato invitato anche il segretario della medesima conferenza episcopale, il padre gesuita Hans Langendörfer. L’invito gli è stato rivolto dal prefetto della Congregazione vaticana per la dottrina della fede, l’arcivescovo Luis Ladaria. Per ora, non è dato di sapere se ci saranno anche altri invitati.
Per quanto riguarda la data, secondo voci non confermate, sembra che la riunione avrà luogo il prossimo mese di maggio. Non si sa invece ancora se sarà presente papa Francesco.
Essi devono dire: “Amen. Sì, questo io credo”
Sul problema della comunione al coniuge evangelico, il 23 aprile scorso, il card. Karl Kasper ha scritto per il sito web della Chiesa tedesca, katholish.de, la seguente riflessione:
«La disputa sulla partecipazione del coniuge evangelico alla comunione ha provocato gravi danni all’interno della Conferenza episcopale tedesca. Ogni cristiano mediante il battesimo è, una volta per tutte, incorporato nell’unica santa Chiesa di Cristo. Ciò, già oggi, unisce cristiani cattolici ed evangelici. Essi costituiscono già un’unica Chiesa, anche se non in piena comunione.
Per le coppie di diversa confessione s’aggiunge il fatto di essere unite dal vincolo sacramentale del matrimonio. Mediante questo sacramento esse sono assunte nel mistero dell’alleanza di Cristo con la sua Chiesa (Ef 5,32). Con i loro figli sono una chiesa domestica. Se vivono realmente ciò che sono mediante il battesimo e il sacramento del matrimonio, allora hanno chiaramente il desiderio interiore di partecipare insieme pienamente all’eucaristia, che è la fonte e il culmine della vita cristiana.
L’eucaristia, come tutti i sacramenti, è un sacramento della fede. Su questo, in linea di massima, sono d’accordo i cattolici e gli evangelici. Di conseguenza, il sacramento dell’eucaristia può essere ricevuto soltanto nella Chiesa di cui si condivide la fede eucaristica. Un cristiano evangelico dovrà perciò domandarsi se può condividere nella fede ciò che i cattolici compiono nella fede nella celebrazione dell’eucaristia.
A questo riguardo l’asticella per i cristiani evangelici non deve essere posta più in alto rispetto a quella di un cattolico normale sufficientemente istruito nella fede. Nessuno si aspetterà da lui che sappia spiegare come la dottrina cattolica della transustanziazione differisce dalla consustanziazione luterana. Ambedue, ricevendo l’eucaristia, devono dire con convinzione: “Questo è il corpo di Cristo” e “Amen. Sì, questo io credo”.
Un luterano che professa Cristo non ha al riguardo nessuna difficoltà; anch’egli crede e dice che i doni eucaristici sono il corpo e il sangue di Cristo. Spesso egli crede persino in maniera più decisa di molti cattolici che hanno il certificato del battesimo. Giustamente Agostino ha detto riguardo all’appartenenza alla Chiesa: “Molti di coloro che sono fuori, in realtà sono dentro; ma molti di coloro che sono dentro, in realtà sono fuori”.
Ciò significa che, per poter ricevere l’eucaristia, non esiste un giudizio generale; sia per i cattolici sia per i cristiani evangelici ciò dipende sempre dal singolo caso. Ambedue devono esaminarsi se possono mangiare l’unico pane e bere all’unico calice; se lo fanno indegnamente, allora mangiano e bevono la propria condanna (cf. 1Cor 11,27-28).
Questa dovrebbe essere la base per riflettere sulla partecipazione all’eucaristia non solo per i cristiani evangelici ma anche per i cristiani cattolici in maniera ecumenicamente aperta e soprattutto sincera».