Il 16 agosto 2005, fratel Roger Schutz veniva ucciso. Cos’è avvenuto a Taizé durante questi 15 anni? Ne abbiamo parlato con fratel Timothée. Il 16 agosto 2005, fratel Roger Schutz, fondatore e priore della comunità di Taizé, venne ucciso con un coltello da una donna squilibrata durante la preghiera vespertina nella grande “chiesa della riconciliazione”. «Scompare così un profeta della pace e dell’unità tra i cristiani», commentò la stampa. Sono passati 15 anni da quel tragico evento. Cos’è avvenuto a Taizé durante questo tempo? Ne parla fratel Timothée, di origine tedesca, membro della comunità di Taizé, in un’intervista rilasciata a Carsten Döpp e messa in onda il 16 agosto scorso da Dom Radio.
- Timothée, lei vive a Taizé dal 2002 e, dal 2004, un anno prima della morte di fr. Roger, è entrato a far parte della comunità. Che ricordo conserva di lui?
In quel momento egli era avanti negli anni e provava tanta stanchezza, così tutto era rallentato. Allo stesso tempo, era molto presente. Ciò che l’aveva guidato durante la vita, che ha voluto trasmettere e che ha continuato a vivere in maniera esemplare, era la fiducia in Dio e la fiducia vicendevole e, in particolare, la fiducia nelle giovani generazioni. In questo modo – penso – egli ha aperto e facilitato a molte persone, e anche a me, questo procedere fiduciosi.
- Quando frère Roger nell’agosto 2005 morì, molti temevano che anche la comunità si disintegrasse. Perché invece le cose sono andate del tutto diversamente? Perché la comunità è cresciuta rimanendo ancora più unita?
Non so spiegare il perché. Ma si può forse vedere anche l’opera di Dio o del suo Spirito presente. Fr. Roger aveva cercato per tutta la vita di far capire chiaramente che Taizé non era lui. Per quanto egli fosse importante per il cammino comune e per quanto abbia plasmato e dato un’impronta ad ogni cosa, ha spesso ripetuto che la comunità non doveva mettersi al centro, perché la comunità ha la funzione di Giovanni Battista: indicare il Cristo. È importante che i giovani, negli incontri, tengano presente questa caratteristica della nostra comunità che è di indicare il cammino con Dio e le possibilità che in esso si trovano per realizzare la propria vita.
- Guardando gli ultimi 15 anni, come si è evoluta la comunità in questo tempo? Cosa è cambiato?
Penso che nei primi anni dopo la morte di fr. Roger, soprattutto a causa della sua età e del suo ritmo rallentato, il mutamento più sensibile sia stato un cambio di velocità. Molti dicevano: “Fr. Alois (il successore di fr. Roger come nuovo superiore della comunità, ndtr.) cammina più svelto in chiesa!”. È naturale: era 40 anni più giovane del fondatore quando ha assunto questo servizio. Naturalmente anche fr. Roger si muoveva con maggiore snellezza quand’era più giovane. Questo cambiamento di ritmo mi è rimasto molto impresso perché mostrava, in maniera simbolica, che era possibile una diversa velocità.
Anche gli incontri negli altri continenti non si facevano più, perché, essendo anziano, era diventato più difficile viaggiare per fr. Roger. Perciò noi in questi ultimi 15 anni ci siamo sforzati continuamente di capire come rimanere sulla strada da lui aperta cercando, nella fiducia in Dio e nella fiducia reciproca, di superare le divisioni di ogni genere.
Ma cosa significa oggi Taizé? Non sarebbe stato conforme al pensiero di Roger se ci fossimo fermati semplicemente dove eravamo 15 anni fa. Egli ha sempre sottolineato quanto sia necessario in ogni momento storico discernere cosa è importante.
- Questo è un rapido sguardo retrospettivo. Quindi, non vi siete fermati. Ma come vede il futuro della comunità oggi? Come andare avanti?
Penso che oggi a muoverci siano le stesse domande. Particolarmente il problema delle divisioni tra le confessioni cristiane, che sono cambiate col mutare dei tempi, ma che è necessario superare. Bisogna poi fare attenzione che non si verifichino divisioni tra le generazioni e che ci si interessi dei giovani i quali, già negli anni ’70, avevano presentato le loro richieste alle istituzioni.
Rimane importante anche superare le divisioni esistenti tra i vari continenti, un problema sempre attuale. Bisogna vedere come riuscirci oggi, con le sensibilità e con le persone che hanno modi diversi di giudicare, in modo da camminare insieme senza contrapporsi su come essere cristiani o su come leggere la realtà. E questo anche se si fatica a capire le opzioni e le decisioni dell’altro.
Anche ora, nel tempo della pandemia, queste divergenze diventano di nuovo attuali. Lo vediamo con il problema dei profughi. Io credo che coloro che hanno un’opinione diversa non debbano denigrare gli altri, ma che ognuno possa difendere il proprio parere e le proprie opzioni senza abbattere i ponti. Come società dobbiamo essere in grado di camminare insieme, anche in Europa.
- Guardiamo all’oggi. Come verrà celebrato l’anniversario della morte di fr. Roger a Taizé, in tempo di pandemia? Probabilmente non come gli anni passati…
Naturalmente, gli incontri si svolgeranno con meno partecipanti rispetto agli altri anni. Per l’anniversario della morte, non credo che quest’anno ci sarà una grande differenza. Nel decimo anniversario della morte di fr. Roger, che coincideva con il centesimo anno della sua nascita, abbiamo stabilito tre punti da approfondire durante l’anno in maniera più esplicita del solito, temi che per lui erano importanti e da tener presenti negli incontri.
Negli anni precedenti capitava spesso – e penso sia così anche quest’anno – che fr. Alois, nella preghiera di ringraziamento, parlasse della vita di fr. Roger e di tutto ciò che egli ci ha insegnato.
- Per quanto riguarda i progetti di fine anno, la comunità ha annunciato pochi giorni fa che i tradizionali incontri giovanili saranno rinviati al capodanno del 2021. L’incontro avrebbe dovuto svolgersi a Torino, ma non sarà cancellato, vero?
Esatto. Abbiamo rinviato di un anno l’incontro di Torino perché gli imponderabili sono troppo grandi in questo momento e non si sapeva nemmeno come prepararlo in città e nelle chiese. Così abbiamo detto: l’incontro dei giovani di quest’anno sarà comunque, in qualche modo, un incontro europeo. Si svolgerà a Taizé. Non abbiamo idea quale forma assumerà. Ma qui siamo molto più flessibili per adattarci agli sviluppi rispetto a quando siamo altrove. Vogliamo ritrovarci qui, nel contesto tipico dell’estate o, in maniera adeguata alla situazione, all’inizio dell’anno, con un’impostazione il più possibile transnazionale. Perciò vogliamo renderlo accessibile su Internet a tutti coloro che sono interessati ma che non possono essere presenti sul posto.
La speranza non muore mai!