«Diciotto anni dopo essere succeduto a frère Roger, mentre il mondo e la Chiesa sono talmente cambiati in questi due decenni, ho sentito che era giunto il momento che un fratello, entrato dopo di me nella nostra comunità, assumesse la mia carica»: con queste parole domenica 23 luglio il priore della comunità ecumenica di Taizé, frère Alois Löser, ha annunciato il suo ritiro dall’incarico di priore.
Dopo frère Roger
Frère Alois era diventato priore nel 2005, dopo che una donna malata di mente aveva accoltellato a morte Roger Schutz, fondatore della comunità nel 1949.
Il 16 agosto 2005 frère Alois si trovava alla Giornata mondiale della gioventù con il nuovo papa Benedetto XVI, quando giunse a Colonia la notizia della morte violenta del novantenne fondatore. Fin da subito fu chiaro che il cattolico svevo Alois Löser avrebbe dovuto guidare la comunità ecumenica di Taizé come priore.
Nato a Ehingen am Ries, vicino a Nördlingen, frère Alois ha vissuto sulle colline della Borgogna da quando aveva 19 anni. Dopo una visita, si entusiasmò dell’idea di Taizé e visse l’anno di preparazione al cosiddetto «Consiglio della gioventù», avviato a Taizé nell’agosto 1974.
Nella primavera di quello stesso anno trascorse tre settimane nella Praga comunista. Lì ha sentito – così ha dichiarato in un’intervista – «quali possibilità ha la Chiesa di attraversare i confini e quale forza possiede Taizé per la riconciliazione e per il superamento dei confini».
L’apertura del «Consiglio della gioventù» fu una grande festa. «C’era un vero spirito di ottimismo; una speranza che molto sarebbe cambiato nella Chiesa e nella società: più giustizia, più impegno cristiano», dichiarava frère Alois.
I primi anni Settanta furono un periodo di sconvolgimenti, caratterizzato dalle rivolte studentesche. Cosa ha attirato i giovani verso questo «Consiglio» di Taizé? «Hanno sentito che questo è un luogo dove si è ascoltati, dove si può essere quello che si è, senza che vengano fatte delle richieste». All’apertura del «Consiglio», nell’arco di tre giorni, giunsero 40.000 giovani. Pioveva in continuazione. Grandi tende furono erette per le preghiere comuni.
Frère Roger, in seguito, giudicò il «Consiglio» un fallimento e cambiò idea. Non avrebbe dovuto essere tutto centrato su Taizé; i giovani dovevano esercitare un influsso concreto nelle loro Chiese d’origine. «Non volevamo costruire un movimento giovanile organizzato all’interno e intorno a Taizé – dice frère Alois. La nostra chiamata era ed è: “Andate nelle vostre parrocchie; lì c’è la vostra Chiesa. La fede può essere vissuta solo in comunità, e ciò deve avvenire nella vostra Chiesa locale!… Taizé è un luogo di passaggio, un luogo di pellegrinaggio”».
Nel novembre 1974 era entrato in Comunità come frère Alois. Ha studiato teologia a Lione, ma non è diventato prete. Chiunque lo accosta troverà in lui una personalità piena di calore e molto inclusiva. I suoi fratelli lo hanno soprannominato l’«arcangelo». Frère Roger lo aveva indicato come suo successore.
Frère Alois si prese cura dell’organizzazione della comunità e fu il coordinatore degli incontri europei di Taizé. Nell’Europa centrale e orientale istituì centri di accoglienza per persone bisognose. A Taizé organizzava, tra l’altro, i grandi incontri giovanili, componendo per l’occasione anche alcuni tipici canti spirituali.
Nuovi campi di lavoro
Uno dei segreti del successo della comunità di Taizé sta nella sua semplicità e nella preghiera comune. Con e sotto la guida di frère Alois, Taizé ha aperto nuovi campi di lavoro: le migrazioni e la solidarietà. E lo ha fatto con ampie vedute e con idee innovative. La comunità è attiva anche a livello internazionale: in Africa, in Cina e a Cuba.
Purtroppo, nel 2019, il demone degli abusi ha colpito anche Taizé con accuse nei confronti di tre confratelli.
L’annuncio che anche alcuni componenti della comunità di Taizé erano implicati in accuse di abusi è stato uno shock per molti suoi sostenitori. I fatti sarebbero avvenuti tra gli anni ‘50 e ‘80. Due dei tre frati accusati sono già morti. Il 18 ottobre 2019, un fratello della comunità è stato arrestato, portato davanti a un giudice istruttore e posto in custodia cautelare per stupro e violenza sessuale.
In una intervista alla KNA, frère Alois si è impegnato per la trasparenza e il trattamento dei casi. «Siamo convinti che possiamo essere all’altezza di questa fiducia solo affrontando apertamente gli eventi». I giovani devono poter trovare a Taizé un luogo di vero incontro e di fiducia».
Al momento di lasciare, egli insiste sulla volontà di «preparare questo passaggio senza essere costretto da una situazione di emergenza». «No, non c’è un collegamento diretto – assicura frère Alois –. Ma è vero che accogliere la parola delle vittime di violenze sessuali e di abusi spirituali commessi dai fratelli ha segnato la mia missione come priore negli ultimi anni. Abbiamo iniziato un cammino impegnativo per rivedere la nostra vocazione di fratelli e per migliorare il nostro sistema di protezione, in modo che Taizé sia un luogo sicuro per i giovani che vi arrivano. Tutto ciò ha indubbiamente pesato sul mio animo. Penso che, in questo ambito, il nuovo priore dovrebbe continuare il lavoro che abbiamo iniziato».
Da frère Alois a frère Matthew
Il passaggio dell’incarico di priore a frère Matthew, britannico e anglicano, è visto da fr. Alois come «un segno importante», un richiamo alla vocazione di Taizé a cercare l’unità dei cristiani, e persino ad essere, «secondo l’intuizione del suo fondatore, una “piccola parabola di comunione”».
Terminato il suo compito a Taizé, frère Alois andrà a vivere in una delle fraternità sparse nel mondo.
Frère Matthew (Andrew Thorpe) è nato il 10 maggio 1965 a Pudsey (Gran Bretagna) ed è entrato nella comunità di Taizé il 10 novembre 1986. Il passaggio avverrà il 3 dicembre, 1ª domenica di Avvento, dopo alcuni eventi importanti per la comunità di Taizé, a partire dal grande raduno ecumenico previsto per l’apertura della fase romana del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità. Francesco ha invitato frère Alois a partecipare al Sinodo.
Su questo cambiamento alla guida di Taizé è stato intervistato un ex fratello presente nella comunità dal 1975 al 2011, Klaus Hamburger, ossia frère Wolfgang. Egli riconosce che gli ultimi anni sono stati davvero faticosi per frère Alois. Le restrizioni degli spazi a causa del coronavirus e la vistosa contrazione degli introiti sono stati fonte di preoccupazione.
Come successore di frère Roger, frère Wolfgang gli riconosce la capacità di aver custodito il carisma delle origini e di avere dato un maggiore respiro internazionale alla comunità.
Come giudica colui che gli succederà, cioè frère Matthew? «Dal mio punto di vista, è una persona salda come una roccia. Ha agevolato molte cose in casa. Ha accompagnato i fratelli più giovani. Ha una conoscenza molto pratica di tutto ciò che è necessario alla comunità. È sempre molto calmo».
Quanto alle prospettive future, frère Wolfgang è del parere che non occorre impegnarsi in grandi imprese. Quello che era un tempo il fascino del carisma di Taizé non deve occupare il primo posto. A suo parere, l’impegno futuro della comunità è quello proposto insistentemente da papa Francesco: una Chiesa che si mette a fianco delle persone, che ne condivide i problemi e se ne fa carico.
Frère Wolgang riconosce che una delle ricchezze di Taizé è di aver avvicinato i giovani di tante nazionalità (compresi ucraini e russi) e questo apertura al mondo deve rimanere un punto di forza.
La parola a frère Matthew
E frère Matthew cosa dice di sé? Interrogato su cosa si impegnerà in particolare, ha risposto: «L’ascolto. Semplicemente ascoltare. Voglio ascoltare. Voglio ascoltare i fratelli della comunità, voglio ascoltare i giovani. Credo che nella società odierna l’ascolto sia qualcosa di immensamente importante».
La sua visione è ad ampio raggio: «Ho l’impressione che siamo ad una svolta, che qualcosa di nuovo sta maturando, non solo nella Chiesa cattolica ma anche nelle altre».
E il fatto di essere di confessione anglicana? «Qui abbiamo fiducia di essere tutti uniti nella stessa fede. Ciascuno dei nostri fratelli ha ricevuto la sua vocazione nel segno dell’unità e della riconciliazione. Frère Roger ha spesso parlato di Taizé come di una “parabola di comunione”. Questo costituisce il cuore della nostra comunità. Allo stesso tempo, ognuno è grato alla sua madre Chiesa. Tutti portiamo con noi e nella comunità qualcosa di ciò che abbiamo vissuto nelle nostre rispettive Chiese».
Il periodo di difficoltà degli anni appena trascorsi sembra attenuarsi e tanti giovani sono intenzionati a tornare a Taizé. Come vivere questo ritorno? «Siamo contenti che i giovani stiano tornando numerosi a Taizé… Con grande gioia vediamo quanti gruppi si organizzano per tornare finalmente a Taizé». E qui vengono per incontrarsi, per «avvertire quel desiderio di Dio che è presente in ogni persona. Attraverso la preghiera, attraverso la comunità, possono scoprire che Dio è presente, che Dio è tra loro».
L’ultima domanda che è stata posta a frère Matthew riguarda la presenza della donna nella Chiesa. Egli ha accolto con scetticismo l’ordinazione presbiterale delle donne nella Chiesa anglicana, ma ha dichiarato che, dopo aver assistito al funerale della nonna presieduto da una sacerdotessa ha esclamato: «Sì, lo Spirito Santo è presente!», aggiungendo, però, che, riguardo all’ammissione delle donne al sacerdozio, è una decisione che spetta a ogni singola Chiesa».
Frère Matthew si troverà a guidare un centinaio di fratelli, tra cattolici e protestanti, di trenta nazionalità: 75 circa sono a Taizé e 25 nelle sette fraternità sparse nel mondo, in Asia, in Africa e in America Latina. Il lavoro non gli mancherà.