Gennaio 2016.
Qualche anno fa il ministro degli Affari Islamici del Kuwait aveva espresso parere positivo riguardo a 3.000 mq da dare alla Chiesa cattolica per il culto. Ma quando la notizia arrivò in Parlamento ci fu una reazione molto forte da parte dei fondamentalisti. Gridarono che il Golfo è la terra di Maometto e che nessun’altra religione vi deve mettere piede. Citarono un detto di Maometto, secondo il quale nel Golfo deve esserci la sola religione islamica. E’ da dire però che Maometto in quel tempo aveva il problema che gli era contemporaneo un altro sedicente profeta, Mouselem, che affermava di essere lui il vero e autentico messaggero di Dio e non Maometto. La sua zona di azione era il Kharj, circa 100 km a sud dell’attuale Riyadh. Era allora chiaro che Maometto volesse difendere la sua dottrina nei confronti del concorrente e affermasse di conseguenza che nel Golfo ci dovesse essere una sola religione, la sua e non quella di Mouselem. I musulmani fanatici oggi interpretano l’affermazione di Maometto come riferita a tutte le altre religioni, soprattutto al cristianesimo.
Nel Parlamento del Kuwait i fondamentalisti fecero una dichiarazione molto forte: non solo non si deve costruire nessuna Chiesa nuova, ma anche le esistenti devono essere abbattute. Formarono una delegazione che si recò in Arabia Saudita, dove s’incontrò con il Mufti, il quale fece una dichiarazione ripetendo le stesse cose dette dai fondamentalisti in Kuwait.
Quello che inquieta è che pochi mesi fa questa stessa dichiarazione fu nuovamente e con virulenza riproposta in Arabia Saudita, anche se era una dichiarazione di anni fa. E’ evidente che i fondamentalisti del Parlamento del Kuwait non accetteranno mai che vengano costruiti luoghi di culto non islamici. Di qui la fortissima e preoccupante reazione di questi giorni.
Il 1° gennaio furono arrestati a Riyadh una quarantina di pakistani e con loro anche un responsabile del culto. Furono rilasciati poche ore dopo, eccetto due, che rimasero sotto sorveglianza per vari giorni. Sembrava che dovessero essere espulsi, ma poi furono rilasciati . Si vedrà se il loro permesso di soggiorno sarà rinnovato alla scadenza. Le comunità cristiane in Arabia Saudita hanno paura e per ora hanno sospeso tutte le loro attività.
Con il nuovo re l’ambiente si è fatto più rigido. E’ mosso dalla convinzione di unire il Paese attraverso l’islam. La rigidità imperversa ovunque. Bisogna tenere presente che l’Arabia Saudita ha grossi problemi con lo Yemen e con l’Iran e quindi i controlli sono ferrei e meticolosi. Si aggiunga poi che ci devono essere problemi all’interno della famiglia reale. Il vice-principe ereditario, figlio del re, manca dal Paese da qualche tempo. Non se ne conosce il motivo. Comunque, nessuno lo piange.
Come andrà avanti l’Arabia Saudita? E’ difficile dirlo. La coalizione di 32 Paesi sotto la sua guida contro lo Stato Islamico sembra segnare il passo. Come pure è difficile sapere che cosa covi sotto la cenere. Ma certamente qualcosa si sta muovendo, anche se per ora è difficile capire di che cosa realmente si tratti. Certo che l’attenzione occidentale nei confronti dell’Iran di questi giorni innervosisce la famiglia reale. La terra di Maometto è da sempre nemica dell’Iran sciita.