L’autocefalia per la Chiesa ortodossa ucraina, come per tutte le Chiese nazionali, è denunciata da uno dei maggiori teologi greci, Christos Yannaras, come espressione di superbia mondana. Un frutto avvelenato del razionalismo e del nazionalismo. La sua denuncia colpisce la volontà di potenza della Chiesa russa, ma anche la fragilità del Patriarcato di Costantinopoli rispetto all’impero americano. La proposta di ricondurre l’autocefalia (autonomia amministrativa) solo alle sedi patriarcali e non alle Chiese nazionali indica la difficile uscita dall’intricato nodo in cui si dibatte la disciplina ecclesiastica e la dimensione comunionale delle Chiese ortodosse. Il testo è apparso sul quotidiano greco Kathimerini (7 ottobre) e tradotto da orthodoxie.com.
Chi domanda oggi la soppressione (e l’usurpazione) della responsabilità e del servizio della cattolicità ecclesiastica esercitata da secoli dal Patriarcato di Costantinopoli? È Mosca che gioca da contestatrice, come sempre in base all’argomento di superiorità numerica (demografica) e dell’autoritarismo sul piano internazionale. Ora, nel caso specifico, è Mosca che è fatta oggetto di una provocazione da parte di un “candore” (sui generis) americano.
Il Dipartimento di Stato e il Fanar
Per dire le cose telegraficamente e schematicamente: è un enigma difficilmente comprensibile questa plateale fobia verso la Russia che ossessiona l’establishment americano, a prescindere dal presidente in carica. Gli americani sembrano credere che la Russia non abbia mai cessato di essere sovietica e staliniana: l’incubo minaccioso di un comunismo totalitario. Conseguentemente la Nato resta la fortezza difensiva di un’alleanza di paesi davanti al pericolo marxista!
L’insistenza americana di integrare l’Ucraina nella NATO per installare le basi americane nel ventre molle della Russia è ottusa (e infantile). Per ottenere l’obiettivo è opportuno che l’Ucraina sia liberata dai suoi legami storici, etnici, culturali ed ecclesiastici con la Russia. L’autocefalia ecclesiale è intesa come un passo cruciale verso una simile indipendenza.
È la prima volta, negli annali internazionali, che il Dipartimento di Stato della superpotenza americana dichiara senza pudore che la Chiesa ortodossa d’Ucraina dev’essere proclamata autocefala, che dev’essere indipendente dal Patriarcato di Mosca!
La dimensione ecumenica del Patriarcato di Costantinopoli implica la responsabilità (o il servizio) di concedere (sempre su base sinodale: grazie alla decisione di un sinodo di vescovi) a una Chiesa locale i poteri di una autonomia amministrativa (regolamento dei problemi pratici legati al buon ordine interno), di riconoscerla autocefala. Per questo, la via verso l’autocefalia dell’Ucraina passa inesorabilmente dal Fanar, e gli americani hanno molte possibilità per raggiungere i loro fini di puntare la “pistola alla tempia” del patriarca romiote [patriarca della “seconda Roma”, cioè Costantinopoli, ndt].
Allo stesso tempo, il ricatto esercitato alla politica miope degli Stati Uniti verso il Patriarcato di Costantinopoli offre ai russi un’occasione unica per confermare la loro pretesa secondo cui la responsabilità (il servizio) di garanzia dell’unità delle Chiese ortodosse, come parte dell’ecumene, non può più ormai appartenere a un pugno di romiotes [abitanti della “seconda Roma”] confinati a Istanbul. La primazia della responsabilità, il ruolo e il titolo di “ecumenico” devono essere conferiti al patriarca di Mosca e “di tutte le Russie”!
Una lingua non ecclesiale
La tragedia della profonda secolarizzazione (in particolare la ricchezza mitica e l’ebbrezza del potere) che ha radicalmente alienato la Chiesa russa sbocca in contraddizioni brucianti: i russi contestano l’ecumenicità sovranazionale del sinodo episcopale del Fanar, ma quando il patriarca di Costantinopoli convoca il sinodo dei vescovi o il sinodo dei primati delle Chiese ortodosse, il Patriarcato di Mosca rifiuta ostentatamente di parteciparvi e, in più, esercita un ricatto sui primati che dipendono economicamente (e politicamente) da Mosca, perché essi lo seguano nell’astenersi. Nella lingua ecclesiale un simile comportamento è caratterizzato come “macchinazione” (tureion), e in lingua corrente, come “infamia” (atimia).
In queste circostanze storiche la prova più drammatica e più dolorosa per il Patriarcato Ecumenico è l’impotenza di parlare una lingua ecclesiale. Esso parla il linguaggio scadente dell’intellettualismo religioso e del moralismo utilitaristico, un linguaggio che ignora la follia evangelica della speranza della “morte che uccide la morte”. Costantinopoli difende la sua ecumenicità facendo appello a disposizioni canoniche e a interpretazioni legalistiche di decisioni sinodali.
Quale potrebbe essere l’altra lingua della logica ecclesiale rispetto a quella della logica “religiosa”? Che il patriarca ecumenico annunci in maniera conciliare che l’autocefalia non è conferita se non a sedi patriarcali e mai a Chiese nazionali. Per definizione la Chiesa è una comunità locale, il corpo di una comunità di persone, un insieme di comunità presiedute da un vescovo, un corpo di più vescovi sinodalmente legati. No, l’origine nazionale ed etnica o la nazionalità non costituiscono una Chiesa.
Nei fatidici atti sinodali [Tomoi] dell’autocefalia (fatidici perché hanno strappato il corpo unico della Chiesa in organismi statuali dotati di un’ideologia e di un potere religioso, le cosiddette Chiese di Stato), il patriarca ecumenico dovrà procedere a una correzione così formulata: “Patriarca autocefalo di Mosca, di Atene, di Belgrado, di Sofia, di Tirana”, con gli annessi legami fondati sulla pericoresi sinodale.
Sull’argomento, vedi su SettimanaNews:
3 dicembre 2017 Mosca-Kiev: riconciliazione annunciata e smentita
30 dicembre 2017 La geopolitica dell’Ortodossia
11 maggio 2018 Ucraina: il tomo e le Chiese
5 luglio 2018 Ucraina: Prima l’unità, poi l’autocefalia
6 luglio 2018 Ucraina incompiuta
21 luglio 2018 Ucraina: L’autocefalia per l’unità
3 agosto 2018 Francesco mediatore fra Mosca e Costantinopoli?
11 agosto 2018 A 1.030 anni dal “Battesimo della Rus”, più che mai divisi
7 settembre 2018 Kyrill e Bartolomeo: incontro al Fanar
11 settembre 2018 Ortodossia: tamburi di guerra
18 settembre 2018 La tunica lacerata dell’ecumenismo
19 settembre 2018 Il nodo ucraino e il futuro dell’Ortodossia
25 settembre 2018 Ortodossia: lo scisma slavo-ellenico?
6 ottobre Autocefalia ucraina: le ragioni di Costantinopoli
12 ottobre Bartolomeo: sì all’Ucraina, no alla Russia