Il 6 luglio 2017 sarà ricordato come una “giornata storica” per l’ecumenismo. Durante un culto ecumenico celebrato nella Stadtkirche di Wittenberg – la chiesa dove M. Lutero teneva le sue prediche – sono state firmare due brevi, ma importanti dichiarazioni comuni. La prima, chiamata Testimonianza di Wittenberg riguarda l’accordo tra la Comunione mondiale delle Chiese riformate (WCRC) – a cui fanno capo 230 Chiese evangeliche riformate con 80 milioni di membri di tutto il mondo – e la Federazione luterana mondiale (LWF), per proseguire sulla via della cooperazione comune e del dialogo.
La seconda dichiarazione riguarda l’adesione della stessa Comunione mondiale delle Chiese riformate alla Dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione del 1999. La Chiesa cattolica era rappresentata dal Segretario del pontifico Consiglio per l’unità dei cristiani, mons. Brian Farrell e il Consiglio metodista mondiale dal Segretario generale, il vescovo Ivan Abrahams.
Rallegramenti per i passi compiuti
Per quanto si riferisce anzitutto alla Testimonianza di Wittenberg tra la Comunione mondiale delle Chiese riformate e la Federazione mondiale luterana, nel preambolo della “dichiarazione comune” si dice: «Oggi, nella città di Martin Lutero, e nella chiesa dove egli ha predicato, ci siamo riuniti per rispondere alle eccezionali possibilità di rinnovamento che il 500° anniversario della Riforma continua ad offrire alla Chiesa… Questa Testimonianza di Wittenberg si basa sui passi verso l’unità compiuti dalle nostre Chiese membri nel mondo intero e su decenni di dialoghi teologici di cui rivendichiamo i frutti.
La dichiarazione prosegue: «Insieme rendiamo grazie a Dio e ci rallegriamo dell’unità che già ci è data in Cristo, e che noi non possiamo né creare né distruggere poiché la Chiesa è opera di Dio trintario, e creazione della Parola e dello Spirito. Il dono dell’unità non esige l’uniformità, lo si trova e celebra ugualmente nella diversità…
Insieme celebriamo il fatto di essere uno in Cristo, di condividere la comune eredità della Riforma e una fede comune. Siamo uniti nella confessione del Vangelo di Gesù Cristo.
Ci rallegriamo perché niente richiede più che abbiamo ad essere divisi: le nostre differenze non sono di natura tale da dividere la Chiesa….
Insieme riconosciamo, confessiamo e deploriamo che la nostra unità continua ad essere oscurata e la nostra testimonianza ostacolata. Deploriamo di avere creato troppo spesso, nel corso della nostra storia, delle abitudini e delle strutture che sono state fonte di divisione, e di non essere riusciti a discernere il corpo di Cristo. L’ingiustizia e il conflitto sono delle cicatrici che deturpano il corpo unico che noi formiamo. Siamo stati complici del colonialismo e dello sfruttamento che ha segnato la nostra storia. Siamo addolorati di avere consentito alla razza e all’appartenenza etnica, alle classi e alla disuguaglianze, al patriarcato e alla discriminazione sessuale, all’arroganza delle nazioni, delle lingue e delle culture di provocare delle divisioni e l’oppressione nelle nostre Chiese e nel mondo».
Verso una nuova unità
Per quanto riguarda invece l’adesione della Comunione mondiale delle Chiese riformate alla Dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione del 1999, nella dichiarazione è affermato: «Noi dichiariamo il nostro accordo dottrinale con la Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione. Ci rallegriamo insieme del fatto che le differenze dottrinali storiche circa la dottrina della giustificazione non ci dividono più e avvertiamo questo fatto come un’occasione per un esame di coscienza, di conversione come pure di un nuovo impegno reciproco per manifestare una nuova unità e far progredire la nostra testimonianza comune per la pace e la giustizia. In conformità con il principio riformato “ecclesia reformata, semper reformanda secundum verbum dei”, abbracciamo la nuova realtà promessa da questo accordo condiviso. Speriamo non solo di affermare, ma anche di arricchire e sviluppare il grado di consenso esistente. Aderiamo al modello di consenso differenziato e all’apertura, alla diversità e alla ricchezza di linguaggio teologico che esso rende possibile. Accettiamo i passaggi dove i luterani e i cattolici spiegano le loro tradizioni dottrinali alla luce del consenso e non consideriamo queste diverse accentuazioni come cause sufficienti perché ci sia una divisione fra di essi e i Riformati. Noi aggiungeremo le nostre accentuazioni a quelle che altri hanno già apportato. Prevediamo che certe questioni inviteranno alla prosecuzione del dialogo e necessariamente a delle chiarificazioni. Sappiamo quanto sia importante che nel dialogo ecumenico ci si ascolti reciprocamente e si ascolti insieme la Scrittura».
Soddisfazione
Questa dichiarazione sulla giustificazione è stata firmata anche dal Segretario del pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, mons. Brian Farrell, e dal Presidente del Consiglio mondiale metodista, Jong Chun Park.
Alla cerimonia ecumenica erano presenti anche il rappresentante del Consiglio ecumenico mondiale delle Chiese, dei Mennoniti e della Chiesa ortodossa.
Commentando l’evento, il presidente della Comunione mondiale delle Chiese riformate, Jerry Pillay, ha parlato di un “giorno storico”, e il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca, il vescovo Heinrich Bedford Strohm, di un “momento commovente”: 500 anni dopo l’inizio della Riforma, i cristiani hanno infatti compreso che non potevano essere contenti delle divisioni. La Dichiarazione comune sulla giustificazione costituisce un passo importante per superare i contrasti e le Chiese hanno dato così un segno di unità in un mondo lacerato.