Le elezioni presidenziali e politiche previste per il 2017 hanno motivato una dichiarazione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese (20 giugno 2016).
I vescovi raccolgono le sfide maggiori in sette punti. Oltre ai riferimenti alla solidarietà, alle migrazioni, all’Europa e all’ecologia, vale la pena sottolineare i primi tre: il processo democratico, il progetto di società e il patto educativo.
La percezione di una deriva nella quale la forma democratica consuma se stessa è segnalata dal discredito e dall’impotenza della politica che dà spazio a interessi particolari e gruppi di pressione che «usano i loro mezzi di condizionamento per forzare i responsabili politici a soddisfare le loro domande. L’eccesso di leggi troppo particolareggiate smorza la forza della legge e il rispetto che le è dovuto. Si negano le procedure democratiche per ottenere, con la costrizione o addirittura con la violenza, ciò che non si è ottenuto attraverso le urne».
«Il gioco mediatico che valorizza in forma eccessiva la polemica e la denuncia, focalizza l’attenzione generale sui conflitti fra persone e fra ambizioni particolari, ignorando le convinzioni e le argomentazioni. Mostra i progetti e i candidati come all’interno di un gioco di ruolo nel quale le sfide diventano pretesti. Non favorisce il confronto pacato, ma sviluppando la violenza verbale contribuisce ad alimentare una sorta di isteria della vita pubblica. Per favorire un vero dibattito nazionale, la prossima campagna elettorale dovrà evitare i rischi di derive identitarie, pur con il dovuto riferimento al diritto e al fatto nazionale: le nostre radici, la nostra cultura e la sua storia, le sue responsabilità e potenzialità, il posto e l’importanza del fatto religioso e delle fedi».
Il progetto di società non può ridursi al pur importante ruolo dell’economia, ma deve tenere conto del bene comune e di un’economia di condivisione. «La qualità umana di una società si giudica anche dalla maniera con cui vengono trattati i membri più deboli».
Una sfida centrale è la qualità dell’educazione. Il che significa certo il processo scolastico, ma soprattutto una rinnovata fiducia tra famiglia e scuola. «Per il bene dei figli è necessario un vero patto educativo che unisca famiglie e scuola, non come concorrenza e ancora meno come sfiducia. Tutte le disposizioni legislative o regolamentari che indeboliscano la stabilità delle famiglie e i mezzi di esercitare la loro responsabilità non posso mai essere compensate da un affidamento di pura suggestione verso la scuola. La marginalizzazione di un numero crescente di famiglie, le misure che confondono la filiazione, quelle che favoriscono i divorzi e la frantumazione delle famiglie sono pagati molto duramente dalle prime vittime: i figli». «Il legame tra fallimento familiare, insuccesso scolastico, marginalizzazione dei giovani, talora fino alla delinquenza, sono un dato di fatto, anche se spesso non viene riconosciuto».