A partire dal prossimo anno scolastico, in Lussemburgo, nelle scuole primarie non sarà più impartito alcun insegnamento religioso confessionale. Al suo posto subentrerà un cosiddetto insegnamento neutrale di valori. Lo ha deciso martedì 11 luglio il Parlamento del Granducato al termine di un acceso dibattito. Nelle scuole secondarie invece già nella scorsa estate l’insegnamento religioso era stato sostituito da una nuova materia chiamata “Vita e società” e resa obbligatoria per tutti gli alunni.
Nei mesi scorsi, agli insegnanti di religione designati dall’arcidiocesi è stata offerta la possibilità di frequentare dei corsi di formazione per qualificarsi nella nuova materia. Hanno avuto inoltre l’opportunità di essere assunti come insegnanti dal Ministero della pubblica istruzione.
Da vari decenni gli alunni del Principato erano liberi di scegliere tra l’insegnamento religioso e un’istruzione morale a-confessionale.
Il deputato del partito governativo liberate democratico, Claude Lamberty, ha difeso la legge presentando il quadro di un’istruzione religiosamente neutrale. «Vogliamo – ha detto – una scuola che non divida i nostri alunni, quando si tratta dei grandi problemi della vita. Vogliamo creare il dialogo tra le concezioni della vita e della fede». I ragazzi devono avere la possibilità di costruirsi da sé il proprio canone di valori.
Il partito di opposizione sociale-cristiano (CSV) ha invece respinto questo progetto di legge sostenendo che i genitori devono poter continuare a scegliere tra l’insegnamento religioso e quello dei valori. «Noi siamo e rimaniamo del parere che il desiderio dei genitori debba essere rispettato», ha dichiarato il segretario generale del Partito sociale-cristiano.
Il governo di Xavier Bettel, in carica dal 2013, mira a una più netta separazione nei rapporti tra Stato e Chiesa. Le comunità del culto ricevono gradualmente, in base a un accordo del 2015, sempre meno sussidi dallo Stato. Di conseguenza, i nuovi responsabili del culto dovranno in futuro essere sovvenzionati dalle Chiese e dalle comunità dei fedeli anziché dallo Stato.
Attualmente nel Principato aderisce alla Chiesa soltanto circa il 40% della, popolazione.