Crisi familiari e prossimità ecclesiale

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A quasi 9 anni dalla promulgazione del Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus (MIDI) di Papa Francesco in tema di “Riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del Matrimonio nel Codice di Diritto Canonico”, appare opportuno porre l’accento su un aspetto fondamentale della riforma introdotta dal Romano Pontefice che riguarda gli artt. 1-5 delle Regole Procedurali (RP), testo annesso al MIDI.

Tali Regole introducono il nuovo istituto canonico denominato indagine pregiudiziale o pastorale che costituisce una delle più importanti novità della riforma matrimoniale. È bene ricordare che tutta la riforma voluta dal Santo Padre ha come fine la preoccupazione della salvezza delle anime, scopo supremo delle Istituzioni e ad esso si devono adeguare tutte le leggi della Chiesa.

Un obiettivo che ha spinto il Vescovo di Roma a sottolineare la vicinanza della Chiesa a tutti coloro che vivono in una situazione di un matrimonio fallito, che si esprime nell’impegno in prima persona dei Vescovi a seguire con animo apostolico i coniugi separati o divorziati (cfr. art. 1 RP), responsabilità condivisa con i presbiteri. In tale ottica i fedeli separati o divorziati che dubitano della validità del proprio matrimonio o sono convinti della nullità del medesimo sono accolti in strutture parrocchiali o diocesane al fine di avviare un’indagine pregiudiziale o pastorale (cfr. art. 2 RP).

Nell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie è stata costituita nel 2016 una struttura che facendo proprie le indicazioni del Romano Pontefice, accoglie i fedeli separati o divorziati al fine di avviare una indagine pregiudiziale o pastorale. Tale indagine realizza l’intenzione che i Vescovi con forza hanno sottolineato durante la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebrata nel mese di ottobre 2014 di facilitare il raggiungimento dei tribunali della Chiesa da parte dei fedeli (cfr. art. 1 R.P.).

L’operato del Servizio diocesano, composto da consulenti preparati pastoralmente e giuridicamente, offre una valida consulenza a chi vi si rivolge per l’accertamento della verità sull’esistenza o no del vincolo del loro matrimonio fallito, diffondendo la conoscenza della legge e le modalità procedurali del tribunale ecclesiastico in ossequio a quanto richiesto dall’art. 1 RP. Tutto ciò è compiuto orientando i fedeli alla conoscenza della loro condizione e nella raccolta degli elementi utili per l’eventuale celebrazione del processo giudiziale, ordinario o più breve (cfr. art. 2 RP).

La struttura diocesana denominata “Servizio per l’accoglienza dei fedeli separati” (SDAFS) è affidata alle cure e alla direzione di un Responsabile, don Emanuele Tupputi, sacerdote dotato di competenza giuridico canonica e che si distingue in ambito pastorale per la sua dote di pastore paziente e disponibile, che attraverso un ascolto attivo sa discernere situazioni e ambiti passando dal giuridico al pastorale senza nessuna difficoltà e senza mai cadere nel rischio di mettere in discussione il principio dell’indissolubilità del matrimonio.

Fedele alla dottrina della Chiesa sul matrimonio è autore di un Vademecum che riporta gli elementi essenziali per il più adeguato svolgimento dell’indagine (cfr. art. 3 §2 RP), orientando efficacemente gli operatori. Un impegno pertanto a 360° in cui don Emanuele, coadiuvato dagli altri validissimi membri del Servizio diocesano e supportato dalla fiducia del Vescovo, Mons. D’Ascenzo,  si è profuso senza risparmio di tempo. I risultati non sono mancati e i fedeli che si sono rivolti al Servizio diocesano si sono sentiti accolti e speranzosi di riuscire a ritrovare la serenità con sé stessi e con la Chiesa, potendo nuovamente, all’esito del procedimento giudiziale dinanzi al Tribunale Ecclesiastico competente, accostarsi al sacramento dell’eucarestia.

Sono convinto e ne ho fatto esperienza che l’istituzione di una struttura stabile come quella dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie realizza in modo realistico il ponte che unisce i fedeli alle istituzioni della Chiesa, che altrimenti potrebbero rimanere cattedrali nel deserto, diminuendo non solo la distanza fisica ma anche morale, specie laddove il sacerdote o i suoi collaboratori sono chiamati a discernere situazioni in cui evidentemente la natura umana con le sue fragilità e/o immaturità può aver inciso pesantemente sul fallimento matrimoniale.

Il Servizio diocesano, di cui stiamo parlando, pertanto si configura come una consulenza a tutto campo che offre un aiuto articolato, integrale, stabile e qualificato all’interno di una realtà diocesana che speriamo diventi al più presto patrimonio anche di altre realtà diocesane. Da un primo bilancio dell’attività della struttura de quo possiamo certamente affermare che è assolutamente positivo.

Prendendo in esame solamente l’ultimo anno solare trascorso il 2023 ha mostrato una attenzione sempre più crescente verso le richieste di nullità da parte di coppie che hanno visto fallire il matrimonio religioso e desiderano un secondo ancora religioso. I fedeli che si sono rivolti al Servizio diocesano sono stati circa 30, 4 hanno poi rinunciato all’introduzione della causa per vari motivi (personali, emotivi, ecc), 19 sono stati i libelli introdotti, decise con sentenza già pubblicata 2, i restanti sono in corso di definizione per avvio del procedimento.

Nessuna al momento si è conclusa con una sentenza negativa. Oltre le 19 cause di nullità matrimoniale, compiute in via ordinaria, si deve aggiungere una dichiarazione di nullità matrimoniale svoltasi per via più breve davanti al Vescovo, secondo la nuova proceduta prevista dalla riforma del 2015.

In queste cause, oltre il capo di esclusione dell’indissolubilità e della prole, il capo di nullità maggiormente invocato è stato il grave difetto di discrezione di giudizio, a norma del can. 1095 n. 2 CIC, che considera la maturazione della persona umana al momento dello scambio del consenso matrimoniale, che per sua natura è aperta all’esercizio dei diritti e doveri propri della comunione di vita e di amore coniugale. Si tratta di verificare tutte le alterazioni dell’intelletto e della ragione, che derivano da una peculiare e grave anomalia psichica, abituale o transitoria.

Per l’effetto, tali disfunzioni invalidano il consenso, comportando una incapacità ad agire secondo la propria reale condizione e libertà, elementi essenziali dell’individuo. La forte presenza del capo di nullità di natura psico-affettivo evidenzia la necessità di una maggiore attenzione pastorale da aversi nell’accompagnamento delle giovani coppie nel processo di maturazione, non solo di fede ma anche affettiva e relazionale.

Si tratta di interpretare in modo nuovo i percorsi di preparazione, possibilmente in stile catecumenale, aiutando i futuri sposi a comprendere la differenza tra “prepararsi al giorno del matrimonio” e “prepararsi alla vita matrimoniale” per sempre. Inoltre, sono dell’idea che il desiderio dei fidanzati di celebrare un matrimonio in chiesa può divenire l’occasione per una ripresa di contatto con le sorgenti della fede, che essi stessi spesso riconoscono molto debole e influenzata dai disvalori di una società che porta avanti scelte e modelli molto o del tutto non cristiani

Il dato statistico su espresso porta con sé una grande verità: il Servizio diocesano svolge un delicato compito di attenzione e di autentica prossimità ecclesiale verso quei fedeli che vogliono rivivere appieno il sacramento della Comunione con la Chiesa. I numeri parlano da sé.

Denotano una competenza a monte attraverso uno screening iniziale di tutti i consulenti del Servizio che con competenza e in fase preliminare accolgono i fedeli e mediante un attenta valutazione giuridica-pastorale valutano le singole situazioni e, qualora ce ne siano i presupposti per un eventuale iter di nullità matrimoniale, a valle con l’esame da parte del sottoscritto (che a titolo assolutamente gratuito collaboro in modo stabile con il Servizio diocesano) si compie il passo successivo: stesura del libello ed introduzione della causa di nullità matrimoniale.

Si tratta certamente di una collaborazione che da dato i propri frutti, non solo numerici. Diverse sono state le occasioni di un sincero ringraziamento da parte dei fedeli, che a volte in lacrime, hanno espresso il loro “grazie” per aver risolto una situazione che pesava come un macigno sulla loro coscienza. In uno di questi casi il rapporto professionale si è evoluta in una sincera amicizia, laddove parteciperò al futuro matrimonio con la nuova fidanzata.

Sono sinceramente convinto che il Servizio non può che aumentare non esclusivamente nei numeri, ma nella vicinanza, nella gratuità e nella disponibilità e nella certa convinzione che “chi opera per la giustizia nella Chiesa mette in atto un ministero di guarigione e di liberazione” (A. Arellano Cedillo, L’agire sinodale nell’attività giudiziaria della Chiesa, in H. Franceschi – A. Sammassimo (ed.), Sinodalità e processo canonico, Annales XIV, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2023, 17).

  • Prima pubblicazione sulla rivista della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie “In Comunione” (4/2024). Carlo Cassano è Patrono Stabile del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Pugliese e collabora da tempo con il Servizio diocesano per i fedeli separati dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie.
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