Sempre più spesso si invoca la famiglia quale “luogo” educativo, confortevole, risolutore di problemi umani e sociali. Occorre chiedersi, prima di qualsiasi risposta, quale famiglia?
Sono molte le forme di famiglia. L’esplosione del “nuovo mondo” offre oltre la famiglia classica, le convivenze stabili, le convivenze a tempo variabile, le unioni civili, le unioni di fatto, le famiglie monoparentali, quelle ricostituite, quelle dello stesso sesso. Né esiste preveggenza su che cosa avverrà per gli adulti e per i minori in conseguenza di tali nuove forme.
Lo stare insieme ha virato verso la convivenza più o meno stabile.
Si è persa la sostanza di famiglia stabile: è diventata provvisoria, intercambiabile, a propria dimensione. Una concezione talmente individualista da non prevedere effetti nemmeno per quanti potrebbero trovare danni da eventuali interruzioni e separazioni.
Le scienze sociali, quelle educative, quelle culturali e religiose dovranno riorientarsi.
Tra verità e realismo
Religiosamente non ci sono vie d’uscita. La famiglia, così come concepita dalla Chiesa, è una e indissolubile, composta da un uomo e una donna, orientata alla prole e al bene reciproco dei coniugi.
I recenti sinodi sulla famiglia hanno compreso la trasformazione in atto. Non hanno toccato il bene prezioso della verità cristiana: hanno chiesto solamente di essere vicini, di accompagnare, di discernere.
È stata invocata la severità – nuovo richiamo alla verità –, nella speranza di mettere freno a fenomeni prodotti da sconvolgimenti culturali prima che religiosi. È la via più semplice e anche la meno impegnativa.
Lo schema semplificato consiste nel dire: questa è la verità; chi l’accetta è un buon cristiano; chi la rifiuta è in peccato. Sembra la visione perfetta; in realtà, è la meno impegnativa. Non si preoccupa della salute delle anime, ma conferma la verità che nessuno ha messo in dubbio. Ha prevalso la paura di mettere mano là dove la verità sembra non essere presente.
L’esortazione apostolica Amoris laetitia ha avuto il coraggio di narrare. Non ha indicato modi concreti di riportare a verità ciò che ne era lontano. Ha raccomandato di raccogliere le briciole di fede e di speranza che, nella vita delle persone, sono pure presenti.
La famiglia cristiana è diventata la meta a cui giungere. A volte è possibile; a volte no. Solo Dio potrà dare il giudizio su situazioni che sembrano compromesse.
La pazienza dell’attesa
Rimane l’impegno perché il matrimonio, fonte della famiglia, abbia tutte le condizioni, umane e religiose, capaci di fondare la comunità familiare adeguata.
Si narra spesso che c’è confusione, incertezza e imbarazzo, non sapendo che cosa fare di fronte a situazioni a volte imbarazzanti.
Eppure la scelta è lineare: non demordere da principi che non sono mutabili da mani umane, non abbandonare all’oblio la fede di chi vive una situazione definita “irregolare”. Un teologo benedettino ha suggerito di invocare “benedizione”. Chiedere benedizione è possibile per ogni circostanza, affidando a Dio la guida delle anime, confidando nella sua grazia.
È invece doveroso accompagnare al sacramento del matrimonio. Formare famiglia è diventata una scelta coraggiosa e non più suggerita dai costumi sociali. Soltanto una spiritualità alta permette di pensare a una famiglia unita, religiosamente orientata, capace di adempiere alle funzioni che Dio ha ad essa affidato.
A questo punto è opportuno non forzare la celebrazione delle nozze. È più saggio attendere decisioni ponderate e maturate nella fede solida, più che nel sacramento.