Da tempo era chiaro: finché i canonisti non si accorgeranno di Amoris Laetitia (AL) e della conversione che chiede non solo alla loro fede – come a quella di tutti – ma al loro mestiere, la recezione di AL non sarà ancora piena e convincente. Ora sappiamo che, almeno in un Ateneo statale, in una classe di un bravo docente come Pierluigi Consorti, a Pisa, le cose vanno proprio nella direzione sperata.
In un’aula universitaria si legge il testo di AL e si valutano accuratamente tutti i passaggi “canonici” del testo. Alcune informazioni ci giungono provvidenziali da un post che ieri il prof. Consorti ha pubblicato sul blog dell’Università di Pisa, con il titolo «Quattro cardinali dubbiosi» (qui il testo).
Vi si leggono pacate considerazioni su un paradosso: i 4 esperti cardinali non capiscono ciò che invece giovani studenti hanno imparato e compreso facilmente. Alcuni passaggi del testo sono davvero gustosi. Ne riporto alcuni, per comodità, rimandando al testo per una lettura completa.
Un racconto divertente
- «Premetto che non abbiamo potuto non constatare come la semplice lettura dei “numeri incriminati” fosse di per sé molto chiara e non desse adito a dubbi. È apparso perciò evidente che il vero dubbio dei quattro cardinali suona piuttosto come un dubbio unico: “Santità, hai volutamente scritto cose diverse da quelle che avevano sostenuto i tuoi predecessori? Abbiamo capito bene: stai dicendo cose nuove?”»
- «Così – absit iniura verbis – i quattro meschini cardinali appaiono alla mia classe come i sacerdoti di antica memoria, intenti a ricordare le leggi di Mosè, seduti sulla cattedra per giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite. Cercano nella Tradizione scritta quella luce che altrimenti non giunge ai loro cuori».
- «La presenza di una situazione oggettiva di peccato grave non è infatti sufficiente, occorre che sia presente anche l’ostinazione. Vale a dire una persistenza irragionevole ed inopportuna: che può essere valutata in termini oggettivi, ma non senza tener conto degli elementi soggettivi».
- «I quattro anziani cardinali che ostinatamente si concentrano sul peccato dei divorziati risposati – mettendo così a dura prova la pazienza dei fedeli – non sanno che cosa si perdono a non gustare la gioia che nasce dall’amore che si vive nelle famiglie, che è giubilo anche della Chiesa».
Segno di un diritto canonico vivace
Dopo aver citato questi passi gustosi, mi pare di dover valorizzare questo testo perché è – a suo modo – un sintomo, un segno importante. Il mondo del diritto canonico degli atenei pontifici è molto più lento, timoroso, meno critico e elastico. Sarebbe bello che letture simili fossero proposte nelle aule di Diritto canonico del Laterano, della Gregoriana, dell’Angelicum o della Urbaniana. Il fatto che questa esperienza venga da Pisa, da una Università statale, deve farci pensare. La riscoperta della antica vocazione critica e dialettica del Diritto canonico, che si è come sopita dopo la codificazione del 1917, può trovare proprio nella recezione di Amoris Laetitia un terreno favorevole e fecondo. Ma bisogna recepire AL con il suo stesso stile: franco, agile, elastico, dialogico, disposto alla sorpresa e alla meraviglia.
Gli studenti rispondono ai dubbi dei cardinali
Vorrei aggiungere un ultimo aspetto di questa recezione, che spesso viene trascurato. AL costringe la Chiesa a parlare apertamente e pubblicamente non solo della famiglia felice e delle sue virtù, ma anche della famiglia infelice e dei rimedi alla sua sofferenza. Questo è un fatto altamente positivo. Proprio qualche giorno fa, in un dibattito con la giornalista Costanza Miriano, ho sentito da parte della mia interlocutrice questa considerazione: il papa non doveva rendere pubblico il testo di AL, ma doveva farne un documento riservato ai vescovi, sottratto al dibattito pubblico, per custodire le coscienze dei cristiani e non creare alcuno scandalo.
Non è una posizione diversa da quella dei 4 cardinali. Io ho reagito chiedendo se la Chiesa debba essere ridotta ad una setta o a una associazione di “fratelli maggiori”, che protesta contro un Padre troppo indulgente verso i figlioli prodighi, e che tollera di mettere in pubblico solo Radio Maria e il messaggio settimanale della “Madonna postina”? Io penso, invece, che un confronto ecclesiale abbia bisogno anche della chiarezza e della sapienza di canonisti che non si nascondano dietro le mistificazioni e le finzioni, che non abbiano paura della realtà, e che osino affrontare la realtà, con tutta la sapienza e la esperienza di una disciplina elaborata in due millenni di storia.
Abbiamo bisogno di canonisti coraggiosi, che facciano comprendere agli studenti la tradizione che apre al futuro. La recezione di AL passa anche attraverso aule piene di studenti, che si interrogano in modo competente su un testo del magistero e possono rispondere ai “dubia” dei cardinali, senza incomodare il papa. Egli ha già parlato: basta leggerlo con la normale diligenza. Se ci arrivano degli studenti imberbi, come mai è tanto difficile per esperti cardinali?
Pubblicato il 17 novembre 2016 nel blog: Come se non