Una relazione speciale sta emergendo con assoluta evidenza, ed è fondata su assonanze ideologiche, religiose, imperiali: è quella tra la Russia di Putin e la Turchia di Erdogan. Ne ha scritto, con accuratezza, Panos Tasiopulos per l’autorevole Martens Center. Penso sia opportuno considerare quanto sostiene.
L’ideologia del Russkij mir, il mondo russo, vuole fare della Russia la madre protettrice di una civiltà completa e autosufficiente, dentro e anche fuori dai suoi confini. In Turchia emerge una visione speculare, la Mavi matan, la Patria blu, almeno dal 2019. I primi bersagli della Mavi matan sono la Grecia e Cipro.
I presupposti – in entrambe le visioni storiche – sarebbero costituiti dal modo ingiusto in cui Russia e Turchia sono state trattate dalle altre potenze. Perciò, secondo loro, i confini vanno modificati. Ucraina e Grecia sono, dunque, attualmente, Paesi che i nemici stanno utilizzando per costringere Russia e Turchia nei loro attuali – ingiusti – confini; mentre la loro alta missione civilizzatrice riguarda tutti i russofoni e i turcofoni, nelle rispettive aree, quanto meno. Considerandosi eredi di grandi imperi, vedono i Paesi contigui come parte del loro spazio vitale, espressione ben nota agli europei.
Per perseguire i loro fini politici, entrambi usano espressamente la religione: anche se le religioni sono diverse, ma allo stesso modo. La visione moscovita, ad esempio, è molto apprezzata ad Ankara. Non può essere altrimenti: Ankara non può che gioire del ridimensionamento del patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Putin, con la sua idea del cristianesimo russo-ortodosso, e Erdogan, con la sua idea di islam-sunnita a guida turca, si presentano come i protettori dei veri credenti: il primo in polemica con gli occidentali, il secondo in competizione con sauditi, emiratini ed egiziani.
Come Putin chiede la smilitarizzazione dell’Ucraina, così Erdogan chiede la smilitarizzazione delle isole dell’Egeo. La sovranità su queste ultime, secondo lui, andrebbe subito ridiscussa, così come, in fin dei conti, il trattato di Losanna del 1923.
L’ideologia del mondo russo vorrebbe vedere tutti i russofoni, ovunque diffusi nel mondo, uniti sotto la guida e la protezione di Mosca. Con analoghi criteri è pensata la Patria blu, almeno dal fallito colpo di stato del 2016 in Turchia in poi.
Le violazioni dei più elementari diritti umani, in entrambi i Paesi, costituisco l’ineluttabile corollario di tutto ciò. È singolare rilevare, a tal proposito, la nota accusa turca alla Grecia di discriminare i musulmani, mentre i musulmani greci sono raddoppiati e i cristiani turchi sono diminuiti da 200.000 (appena un secolo fa) ai 3.000 di oggi.
Dalle nostre parti molto si dice e giustamente – da diverse fonti – della guerra ibrida condotta da Putin, con interferenze nelle campagne elettorali e nel voto degli altri Paesi. Meno si dice dell’analoga condotta di Erdogan, che ha chiaramente consigliato ai turchi come votare in Germania e in Olanda.
Entrambi, poi, hanno abilmente trasformato i profughi mediorientali – soprattutto siriani – in un’arma impropria per i propri fini: Mosca lanciandoli contro la Polonia, poco prima dell’invasione dell’Ucraina [e la Polonia, in quel caso – va detto – non ha certamente risposto in modo degno dell’Europa cristiana]. Erdogan lanciandoli a più riprese, come bomba umana, contro la Grecia.
Ora mi chiedo chi ancora ritenga che la Turchia appartenga, fedelmente, davvero alla NATO. Mi pare che tante cose, all’interno dell’alleanza, andrebbero meglio chiarite. E mi sembra evidente che vi stia correndo molta ambiguità.
Ebbene, Russia e Turchia hanno spesso camminato sulla stessa strada nel corso della storia, anche se chiaramente in direzioni opposte e tendenzialmente confliggenti. Ora sembrano prendere la stessa, pericolosa, strada, su un terreno molto concreto. Non si può escludere che l’Iran possa unirsi a loro con la sua analoga visione da potenza imperiale: ecco il ritorno, simultaneo, degli Imperi.
Molto mi preoccupa la convergenza tra questi “attori” mondiali. Specie se – dal nostro Occidente – stiamo solo guardare, senza un’idea che non sia l’impossibile chiusura, come dimostra il vergognoso accordo che, in cambio di soldi, ha ceduto ad Erdogan i profughi. Ciò non aiuta la pace, ma la guerra.