L’Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Centrale (ACEAC) ha tenuto una consultazione a Roma, presso la casa generalizia dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, sui percorsi alternativi per la pace nella regione dei Grandi Laghi.
I Cardinali, gli Arcivescovi e i Vescovi del Comitato Permanente dell’Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Centrale (ACEAC), in rappresentanza delle Chiese del Burundi, della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda, hanno tenuto a Roma, dal 16 al 18 ottobre 2023 nella comunità della Casa Generalizia dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (SCJ), una consultazione sui percorsi alternativi di pace nella regione dei Grandi Laghi.
Intesa come un pellegrinaggio nella città eterna, questa consultazione si è svolta a margine del Sinodo sulla sinodalità che ha riunito i delegati della Chiesa universale intorno alla parola chiave “Allarga lo spazio della tua tenda” (Isaia 54, 2).
Vale la pena ricordare che la regione dei Grandi Laghi sta vivendo una situazione di crisi caratterizzata da guerre multiformi che continuano a causare milioni di morti, sfollati interni e rifugiati. Spinti dalla preoccupazione pastorale, i Vescovi hanno espresso la loro profonda convinzione di vedere i popoli del Burundi, della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda vivere insieme in sicurezza, collaborando tra loro e con i governi per la fine dei conflitti tra Stati e tra comunità.
Hanno quindi formulato la loro visione secondo la quale “i popoli dei Grandi Laghi, sollevati dalle loro sofferenze, assumono la loro eterogeneità, vivono in sicurezza, collaborano tra loro e con le autorità per il buon governo, la dignità di ogni persona, il consolidamento della pace e lo sviluppo umano integrale”.
Per questo, si impegnano a rafforzare la consapevolezza di un destino originariamente legato tra fratelli e sorelle dell’intera regione dei Grandi Laghi, anzi dell’intera umanità. Ciò richiede ovviamente la rivitalizzazione delle strutture pastorali e delle commissioni pastorali per accentuare la cultura della pace e l’educazione alla non violenza attiva, al fine di prevenire l’escalation dei conflitti o di gestirli attraverso approcci positivi alla regolazione delle controversie. Lo stesso vale per la moltiplicazione delle iniziative di pace che coinvolgono le popolazioni al di là dei confini etnici, ideologici e territoriali.
Nella loro dichiarazione finale, hanno esortato tutti coloro che, da lontano o da vicino, continuano a seminare morte e divisione nella regione, ad ascoltare l’appello della Chiesa alla solidarietà universale e a lasciarsi guidare dalla ricerca dello sviluppo umano integrale.