Dopo la pubblicazione de Il presente e il futuro del Russkji Mir − un testo di sei cartelle approvato dai 488 delegati del Congresso generale del Consiglio mondiale del popolo russo (27 marzo) − non sono mancate le reazioni delle Chiese ortodosse di obbedienza russa ma operanti fuori della Federazione.
Ho già censito la presa di distanza della Chiesa ucraina di Onufrio (qui su SettimanaNews) che in un comunicato, non firmato, ha denunciato le richieste dell’assemblea presieduta dal patriarca di Mosca, Cirillo, come posizioni che «non possono essere sostenute da una Chiesa che si pretende cristiana».
L’appoggio totale alla guerra in Ucraina, la riaffermazione che il «mondo russo» (Russkji Mir) comprende obbligatoriamente russi, ucraini e bielorussi, la dimensione imperiale della Russia, la famiglia necessariamente numerosa e devota, la politica antimigratoria, l’educazione autarchica e l’ipotesi irrealistica di una nuova urbanistica, e cioè gli argomenti sviluppati dal testo russo hanno trovato l’opposizione delle Chiese legate al Patriarcato.
Estoni e lituani si dissociano
Il sinodo della Chiesa estone afferma in un comunicato che il Congresso del popolo russo «non ha niente a che vedere con la Chiesa ortodossa estone del Patriarcato di Mosca. Più volte, nelle dichiarazioni del sinodo, abbiamo sottolineato il carattere di autonomia della nostra Chiesa in materia economica, amministrativa, scolastica, educativa e civile. Non accettiamo il documento finale del Congresso perché non è conforme, a nostro avviso, allo spirito dell’insegnamento evangelico».
Il primo firmatario è il metropolita Eugenio, costretto a ritornare in Russia perché ritenuto un pericolo per il governo del paese estone. La mancanza di qualsiasi censura di Mosca nei suoi confronti mostra l’irrilevanza del suo dissenso, inteso come una «vacanza scolastica» da parte del patriarca. La presa di distanza non ha convinto le autorità estoni che hanno convocato per spiegazioni il vescovo Daniel, il sostituto locale del metropolita.
Il presidente del parlamento, Lauri Hussar, ha sottolineato che ogni ambiguità va chiarita e il ministro dell’interno, Lauri Lāānemets, ha qualificato come molto allarmanti le affermazioni del testo russo.
Il vescovo Innocente di Lituania ha rimarcato: «Per principio non sono d’accordo con il contenuto del documento finale adottato dal 25° Congresso mondiale del popolo russo […]. La Chiesa ortodossa lituana ha condannato la guerra in Ucraina a tutti i livelli». Ha annunciato di aver dato le dimissioni dall’organizzazione russa.
Ha preso posizione anche il Consiglio dell’arcidiocesi delle Chiese ortodosse di tradizione russa, presenti soprattutto nei paesi francofoni ed europei, rientrato nell’obbedienza russa nel 2019 dopo un faticoso conflitto interno. Ha riaffermato la sua condizione plurietnica e plurilinguistica, dichiarando antievangelica la pretesa di identificare la Chiesa con un singolo popolo. «La parola della Chiesa non è una parola di carattere culturale, sociale, demografico, etnico e geopolitico».
Nessuna capacità autocritica
Parole molto sofferte ed esplicite sono state raccolte fra i «dissidenti» russi. Per le persone più avvedute in Russia il nazionalismo estremo di Cirillo e la sua eresia ecclesiale richiamano «letteralmente concetti nazisti. Nell’ideologia nazista si parlava di “mondo ariano” e adesso nel ruolo di “non ariani” e di “ebrei” è l’intero Occidente» (Valerian Dunine-Barkovsky).
«Per lungo tempo i cristiani ortodossi erano fieri che, nella propria storia, non ci fosse un fenomeno simile alle crociate. Ma, dopo il documento del Congresso russo, mi pare che marciamo esattamente nello stesso modo. Più avanti ci vergogneremo di questo». «Dopo aver letto attentamente il documento del Congresso mondiale russo arrivo a concludere che le misure punitive verso i dissidenti e verso tutti quelli che non sostengono ciecamente il governo saranno rinforzate. Crescerà la collera, la corruzione e la divisione nella società» (Sergiy Ribakov).
Uno dei dissidenti più noti, Andrei Kuraev, già collaboratore di Cirillo, privato del sacerdozio nel 2021 e ora confermato come protodiacono dal patriarca Bartolomeo (5 aprile 2024) diceva in un’intervista del settembre 2022: «Il clero ortodosso – e in particolare l’episcopato – credono che la richiesta di perdono non sia per loro. Non hanno niente da imparare dai loro errori perché non ne fanno. Se ci sono alcuni fallimenti nella storia della Chiesa, non saranno mai errori degli ecclesiastici. Li attribuiranno alle macchinazioni dei perfidi ebrei e di ogni sorte di cattolici che, da sempre, vogliono insultare gli ortodossi. Il narcisismo della classe dirigente della Chiesa ortodossa russa ha provocato una bolla di auto-soddisfazione che oggi la corporazione clericale presenta come società ortodossa».
A suo dire, aveva ragione Dostoevskij che, «mentre scriveva la Leggenda del Grande Inquisitore, intendeva parlare dell’ortodossia e ha poi indicato il grande inquisitore come cattolico solo per ragioni di censura».
Il CEC dovrebbe escludere Cirillo
Secondo lo specialista Reinhard Flogaus (Università Humboldt di Berlino), l’allineamento del patriarca Cirillo con Putin lo squalifica totalmente rispetto al cammino ecumenico e dovrebbe indurre il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) a espellere la Chiesa russa (Sŭddeutsche Zeitung, 10 aprile).
Un’ipotesi già in parte condivisa nell’Assemblea generale del CEC a Stoccarda (settembre 2022), ma alla fine rifiutata per garantire all’organismo la permanenza di una piattaforma di dialogo. Ma del programmato incontro fra le Chiese ucraine e la Chiesa russa, previsto per l‘ottobre 2023, non è rimasta traccia. Mentre risuonano ancora le aspre parole di denuncia del presidente tedesco, Steinmeier: «I capi della Chiesa ortodossa russa stanno attualmente guidando i loro fedeli e la loro Chiesa in un cammino pericoloso e sostanzialmente blasfemo che va contro tutto ciò in cui credono. Stanno giustificando una guerra di aggressione contro l’Ucraina, contro i propri e i nostri fratelli e sorelle nella fede. Dobbiamo parlare qui, in questa sede, in questa assemblea contro una propaganda che attenta alla libertà e ai diritti dei cittadini di un altro paese, contro un nazionalismo che alimenta arbitrariamente i sogni dell’egemonia imperiale di una dittatura in nome della volontà di Dio».
Per Yves Hamant, professore francese di civilizzazione russa, le affermazioni retoriche contenute nel documento russo rappresenterebbero il segnale della fragilità di Cirillo. Timoroso nel momento della conquista della Crimea, si è successivamente sempre più esposto per avere più attenzione da parte di Putin (Le Monde, 6 aprile 2024). Ma, poiché il documento è stato scritto sotto l’egida del patriarca (che probabilmente vi ha messo mano), esso «interpella in primo luogo i fedeli del Patriarcato di Mosca. Certo, alcuni non ne avranno neppure conoscenza. Altri potranno far finta di ignorarlo; in fondo non è un testo della Chiesa. Altri, invece, l’approveranno perché appartiene allo spirito del tempo attuale. Una minoranza sarà rosa dal caso di coscienza, soprattutto fra i preti. Come reagire senza rompere con la Chiesa o esporsi alla rappresaglia del potere politico?».
Torna anche la richiesta all’Unione Europea di sanzionare il patriarca come già gli oligarchi vicini a Putin, ipotesi scartata nel 2022 per l’opposizione del “democratico illiberale” Viktor Orban, primo ministro ungherese.
Temo che l’Ortodossia, specie slava, uscirà a pezzi da questa storia di commistioni politiche e nazionalistiche. Ci vuole tanta fede per credere che un giorno potrà davvero riprendersi e riacquistare credibilità e autorevolezza religiosa e morale
Le commistioni politiche ci sono sempre state anche nel cattolicesimo occidentale. la Chiesa anglicana d’ Inghilterra e’ sempre stata fin dal suo nascere una ” Chiesa di Stato” con a capo lo stesso Sovrano e naturalmente ha sempre appoggiato tutte le guerre fatte dall’ Inghilterra. Il cattolicesimo romano e’ certo sempre stato piu’ indipendente dal potere politico , ma al prezzo dello Stato Pontificio , cioe’ di essere esso stesso un potere politico. Finito con Risorgimento lo Stato Pontificio ,la Chiesa romana ha dapprima rifiutato ogni rapporto con lo Stato italiano proibendo addirittura ai fedeli di votare. Poi coi patti lateranensi e’ diventata una Chiesa nazionalista e anche i preti italiani beneficano le armi dei soldati italiani mandati a combattere. Insomma non e’ che la Chiesa russa Ortodossa attuale sia cosi’ diversa da come sono state le altre chiese occidentali fino a poco tempo fa.
La ringrazio per le sue considerazioni, ma devo precisare che il mio commento si riferiva agli eventi contemporanei non a quelli del passato. Mi sembra chiaro che oggi l’Ortodossia stia attraversando una fase di forti tensioni interne dovute anche alle sue commistioni (che denunciavo) con interessi politici e nazionalistici (non solo in Russia, purtroppo). Riguardo invece alla Chiesa cattolica ho l’impressione che essa stia invece provando (seppur con qualche incertezza) ad affrancarsi da tali commistioni, riguardo i suoi “errori” del passato questi sono incontestabili evidenze storiche ma richiamarli a ogni spron battuto temo non aiuti molto a comprendere la complessità della situazione attuale e dei diversi processi storici che riguardano la Chiesa cattolica e quelle ortodosse di oggi
Però la Chiesa d’Inghilterra si è esposta contro la guerra in Iraq del 2003, con petizioni dei vescovi e proteste contro Tony Blair. L’allora arcivescovo di Canterbury Williams, uno dei principali leader dell’opposizione all’invasione, fece anche mea culpa per non essere stato abbastanza incisivo sul tema.
Insomma, si può cambiare in meglio, o peggiorare.
La Chiesa anglicana è cattolica? L’unica Chiesa sovranazionale è quella cattolica se non altro perché è l’unica con fedeli sparsi nei 5 continenti. Le chiese nate sia dell’ortodossia che dalla riforma sono per forza di cose più legate ai territori.
Io penso che bisogna distinguere i guerrafondai da quelli che attribuiscono torti e ragioni diversamente. Sono convinto, e risulta pure da alcune dichiarazioni, che Kyrill è contro la guerra ma ritiene che il torto della Russia sia solo apparente. Non basta notare chi è che ha mosso l’esercito per sapere chi veramente è stata la causa di un conflitto armato. In tal caso è stata una ambizione espansionista americana-occidentale la responsabile, profittando di una vasta russofobia diffusa anche nella stessa Ucraina. Tutto questo mostra pure che non basta porre al vaglio delle critiche il Patriarcato di Mosca. L’ortodossia non è fatta solo di preti. Religiosamente la Terza Roma non funziona solo coi sacerdoti… Ma c’è da dire che il conflitto armato è gestito in Russia dai poteri ex sovietici legati al passato regime comunista dittatoriale, non all’idea di Roma. D’altronde in Occidente impazza un potere che è solo l’imitazione delle istanze libertarie che avevano posto le basi per la vittoria della Guerra Fredda. Questo potere distrugge famiglie e invita finanche a non rispettare l’integrità dei corpi, non vuole veramente affrontare i problemi ecologici, non è anticristiano solo per ignoranza e non fa gli interessi della vita. Mentre vige un equilibrio del terrore, estraneo ai veri interessi politici, un po’ di ragione è dalla parte dei russi non degli imperialisti americani o americanizzati. Questa ragione reca ancora qualcosa di cristiano, ma a partire dai margini. Bisogna recuperare i rapporti con questi ultimi poteri rimasti e non mettere gli ortodossi contro gli ortodossi, perché non è il cristianesimo il vero responsabile della tragedia.
Mauro Pastore