Il diffondersi del Coronavirus nei territori australiani ha portato a un implicito riconoscimento, da parte del governo, della condizione di discriminazione delle popolazioni aborigene del paese.
In un documento in cui si afferma che l’età media della popolazione australiana più esposta al rischio di infezione si aggira intorno ai 70 anni, risalta in maniera drammatica l’abbassamento a 50 per ciò che riguarda le nazioni native presenti sul territorio.
Per loro non si è provveduto a fare quello di cui tutto il resto della popolazione australiana può godere. Certo da un punto di vista della salute e del benessere personale, ma non solo.
I permanenti procedimenti giuridici che riguardano la restituzione dei territori nativi delle popolazioni aborigene non solo vengono continuamente rinviati, o decisi in maniera avversa a loro, ma costringono anche i membri delle nazioni native a condizioni abitative che già in situazioni normali sono malsane.
Nuclei abitativi in cui vivono ammassate più di venti persone diventano luoghi di rischio estremo nella situazione attuale di pandemia. Impossibile mettere in atto forme di distanziamento fisico, di isolamento di coloro che sono ammalati di Covid-19, come del tutto inadeguate sono le condizioni igieniche complessive.
La breve nota governativa fa emergere in forma pubblica l’esito del taglio continuo dei fondi destinati alle popolazioni aborigene australiane, allocati verso altri soggetti sociali e organizzazioni.
Anche l’ultima disputa, riguardante la costruzione di un sito per lo smaltimento di rifiuti nucleari in territori aborigeni, ha assunto una forma discriminatoria. È stato infatti deciso che le riunioni fra la Commissione legislativa del senato australiano e i rappresentanti delle nazioni native si svolgano in videoconferenza, negando la richiesta di rinviarle facendo sì che potessero tenersi direttamente sul territorio interessato.
La forma che si sta utilizzando in questo caso fa vedere come il «governo non stia cercando di legiferare in maniera diretta, ma in una indiretta che impedisce una supervisione di tipo giuridico». In questo modo, il parlamento può giungere all’emanazione della legge saltando ogni tipo di verifica da parte del potere giudiziario.
Il responsabile per la salute di un’organizzazione che rappresenta uno dei gruppi territoriali degli aborigeni australiani ha laconicamente affermato: «se il Coronavirus entra nelle nostre comunità siamo fatti, spariremo».