Per un decennio i monaci di Notre-Dame de Saint-Remy, a Rochefort, nel Belgio meridionale – una delle sole 14 abbazie al mondo che producono birra trappista – hanno combattuto con il potente proprietario di una cava per conservare la purezza dell’acqua della sorgente locale.
La birra minacciata
I monaci hanno ostinatamente sostenuto che i piani della Lhoist, una società internazionale gestita da una delle famiglie più ricche del Belgio, per ampliare una cava di gesso e deviare il corso della sorgente Tridaine rischiavano di alterare il gusto unico della loro celebre bevanda.
Grazie a un atto che risale al 1833, sembra che i produttori e i consumatori della «Trappiste de Rochefort» non debbano più preoccuparsi. Una corte d’appello di Liegi ha confermato che anche se il proprietario della cava è proprietario della sorgente, non ha il diritto di «rimuovere o deviare tutta o parte dell’acqua che alimenta il pozzo dell’abbazia».
Un portavoce della Lhoist, Jean Marbehant, ha detto che l’azienda studierà la sentenza prima di decidere se fare un appello finale alla corte di cassazione, che giudica solo i casi per motivi procedurali. L’azienda ha anche elaborato un piano B, per scavare in una direzione diversa al fine di prolungare la vita della cava fino al 2040.
Davide e Golia
La saga è iniziata una decina di anni fa, quando Lhoist ha annunciato il suo piano di ampliamento della cava Boverie a Rochefort per prolungarne la vita estrattiva dal 2022 al 2046. Il sito impiega circa 150 persone locali.
Tale operazione comporterebbe il pompaggio di acqua sotterranea sotto la cava. I monaci, la cui abbazia porta il motto «Curvata resurgo» («Piegato, mi alzo»), affermano che queste operazioni avrebbero un impatto sulla qualità delle acque sotterranee che sono un ingrediente fondamentale nella produzione della loro birra.
Il proprietario della cava ha condotto ripetuti test per dimostrare che questo non era vero. Ma i monaci di Rochefort non si sono convinti e ne è seguita una battaglia tra Davide e Golia. Lhoist è infatti il più grande produttore mondiale di calce, minerali e dolomite, con 100 filiali in più di 25 paesi e 6.400 dipendenti, con un fatturato annuale di oltre 1 miliardo di euro.
Una minaccia demografica
La vita nell’abbazia trappista di Rochefort – che vanta una sala di produzione della birra descritta come la più bella del Belgio, simile a una «cattedrale della birra» – è invece caratterizzata dalla preghiera, dalla lettura e dal lavoro manuale. La prima menzione di una fabbrica di birra al monastero risale al 1595, anche se il sito attuale di produzione è del 1899. L’acqua per la birra viene attinta dai monaci attraverso un pozzo scavato all’interno delle mura del monastero.
La rinomata qualità della birra dei monaci ha fruttato negli anni all’abbazia belga un reddito significativo. La «NV Brasserie des Trappistes de Rochefort» ha raggiunto un fatturato annuo di circa 14 milioni di euro. L’anno scorso il monastero ha annunciato i piani per la sua prima nuova birra in 65 anni.
Solo le birre prodotte da un’abbazia sotto la supervisione di monaci che vivono nel silenzio e sotto la Regola di San Benedetto possono attribuirsi la qualifica di «trappiste». Questo però mette la sopravvivenza di tali prestigiose birre davanti a una seria minaccia demografica, perché i monaci trappisti stanno vivendo un calo numerico molto rilevante. Tanto che il birrificio belga Achel ha perso quest’anno la sua etichetta di prodotto autentico trappista dopo che l’ultima coppia rimasta di monaci birrai dell’abbazia di San Benedetto si è ritirata senza avere sostituti.
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The Guardian (online), 16 maggio 2021. Nostra traduzione dell’inglese.