La rinuncia di Biden alla candidatura democratica per le prossime elezioni presidenziali chiude, simbolicamente, la stagione del cattolicesimo statunitense ispirato e mosso dal Vaticano II. La scelta del presidente in carica rende evidente una condizione di fatto in essere da tempo oltre Oceano. Se il primo presidente cattolico della storia Americana dovette legittimarsi di fronte alla Nazione – alle sue élites e alla struttura democratica delle istituzioni del paese, Biden si è dovuto giustificare in un qualche modo davanti alla sua stessa Chiesa – senza mai ricevere un vero e proprio endorsement dai vescovi americani.
Il silenzio quasi completo da parte del ceto episcopale davanti agli eventi del 6 gennaio 2021 ha esplicitato non solo quale fosse il loro orientamento politico, ma anche il fatto che pur di sostenerlo e affermarlo essi erano ben pronti a chiudere la lunga stagione democratica dell’esperimento americano.
Quello fu il giorno in cui divenne chiaro al mondo che la stagione conciliare americana si era oramai irrevocabilmente conclusa: non solo per quanto concerne la rappresentanza interna alla Chiesa, ma anche per le sue forme di rappresentazione pubblica.
Biden ha rappresentato l’ultimo battito d’ali di un cattolicesimo sociale non individualista e di parte, imbevuto di toni e modi gentili nel suo dipanarsi all’interno delle vicende del paese, capace di reggere e supportare la complessità del tessuto sociale americano senza irrigidirsi in posizioni identitarie che finiscono, da ultimo, per lasciare una fetta della popolazione solitaria nel far fronte alla vita umana e sociale.
La Chiesa cattolica statunitense ha ora nel candidato repubblicano alla vice-presidenza, J.D. Vance, la rappresentanza politica che cercava da tempo – avviando così l’inizio di una nuova stagione dell’americanismo di una Chiesa che, al contrario di quanto avvenne a cavallo tra XIX e XX secolo, non è guardata con sospetto da Roma, ma si assume l’onere e la responsabilità di proporsi come motrice del sospetto cattolico nei confronti del Vaticano (in particolare di papa Francesco).
Se si legge, anche solo superficialmente, il teso della Heritage Foundation Mandate for Leadership. The Conservative Promise – Project 2025 ci si rende rapidamente conto non solo la presa di distanza della Chiesa americana dall’attuale pontefice, ma anche il suo congedo dalla dottrina sociale della Chiesa cattolica nel suo complesso. Fatto, questo, che palesa un uso discrezionale dello stesso concetto teologico di tradizione, che viene eretto a bastione della verità cattolica in termini selettivi e funzionali a scopi che, molto spesso, hanno ben poco a che fare con l’annuncio del Vangelo.
La scelta di Biden ha messo a nudo un cattolicesimo che, nella sua maggioranza (soprattutto tra le generazioni più giovani) e in gran parte del corpo episcopale, ha scelto la via di un isolazionismo provinciale – in questo, specchio di un’America che pensa di poter essere grande solo se si prende cura esclusiva di sé.
Nella sua trama, questo cattolicesimo non conciliare è intimamente imperialista – sostenendo a suon di milioni di dollari sacche di resistenza al pontificato di Francesco, per farle diventare proprie vassalle in un progetto che trasforma l’universalismo cattolico della Chiesa in una mega setta globale (la cui sede centrale si trova negli Stati Uniti). Questo fino a quando serviranno e faranno comodo, per essere abbandonate a sé stesse nel caso diventassero un disturbo per il nuovo americanismo cattolico consegnatosi alle mani di Trump.
L’uscita di scena di Biden a livello politico ci consegna, simbolicamente, la scesa in campo dell’americanismo cattolico, populista ed esclusivo (in molte sue espressioni). Un cattolicesimo dove non c’è posto per la gioia del Vangelo, ma solo per la rabbia del risentimento – abilmente manipolata da quella parte di società americana che vede in Trump il messia che tornerà a fare grande l’America.
Una rabbia che chiede di essere pagata a caro prezzo da tutti coloro che, presuntivamente, sono i responsabili della sua causa – unendo, in un mix esplosivo, il vangelo della prosperità a quello della vendetta.
Penso si possa esser tutti concordi sul fatto che gli Stati Uniti siano l’avanguardia del militarismo globale, la quintessenza dell’autodifesa personale che si concretizza a suon di pallottole, piuttosto che ne il “porgi l’altra guancia”. Una nazione che dell’occidente che noi ci figuriamo nell’immaginario collettivo non manifesta il valore solidale nelle politiche sociali, sanitarie e di welfare in genere. Una nazione, ancora, nella quale è tollerata la pena di morte in molti stati, dove esiste una segregazione de facto e dove le forze dell’ordine, ogni tanto, pensano sia non troppo problematico mandare all’altro mondo un nero, solo perché nero. Un luogo dove esistono carceri, se così possiamo chiamarle (Guantanamo, Abu Ghraib, etc..) dove non esiste il diritto umano e si pratica la tortura. Una nazione dove le problematiche dell’ambiente e del clima sono seconde a quelle economiche. Beh… un luogo del genere, che stante la narrazione sarebbe il faro di civiltà che illuminerebbe il mondo a fronte dei soliti cattivoni, fatico a vederlo vicino ad i valori cristiani. Mi è sempre parso la religione negli USA sia sempre stata vissuta come un fenomeno di consumo, alla stregua di altri generi di prodotti, piuttosto che per la ricerca della fede. Per dirla in altri termini personalmente non credo si possa paragonare la spiritualità media di uno statuinitense a quella di un indiano; è tutto molto più superficiale. E’ proprio per questa superficialità, a mio avviso, che campagne elettorali portate aventi a suon di sloagan da personaggi equivoci, da quello che va a prostitute a quello che ha il figlio che commercia armi a destra ed a manca, nel richiamare i valori cristiani si arrampicano su degli specchi insaponati per cercare di guadagnare qualche voto in chi raccoglie lo sloagan di cui prima.
Insomma i cattolici americani sono tutti dei tremendi tradizionalisti.
Forse addirittura, terribile a dirsi, contrari all’aborto e ai matrimoni omosessuali.
Alcuni dicono che negli Usa si celebrino, scandalosa usanza, anche delle Messe secondo l’antico rito.
Fatti che fanno soffrire moltissimo il cuore paterno di SS.
Niente paura ,anche li’ negli USAi sono i Padri Gesuiti ,quelli che tolgono il peccato dal mondo e sanno come ghettizzare i tradizionalisti e i pro-life.
What planet are you on? You think Biden’s Catholicism was “imbued with gentle tones”? That old crook blocked Catholics from being on the Supreme Court like Robert Bork who could have overturned Roe v. Wade in 1991. Biden did anything to hold onto power, for as long as he could- even if it meant the death of millions of unborn children. He’s got a heart of ice, and it serves him right that he’s now being turned on by the bastards he has pandered to he his entire career. So long to this old sack of crap- may he reform his life in retirement and cease to be a scandal to other Catholics
Grazie, davvero un’analisi di grande interesse
Nemmeno sapevo che Vance fosse cattolico. A me pare che la religione venga completamente usata dalla polica, Biden non è un cattolico conciliare e Vance non è un cattolico anticonciliare, il primo è un democratico americano il secondo un repubblicano americano.
Harris di che religione è si sa?
Eh ma controlli le dichiarazioni pubbliche passate di Vance sono molto spinte quanto a fede cristiana (cattolica non si sa). Quindi l’autore dell’articolo non merita il suo commento cosi sarcastico onsprezzante
Andando oltre il cattolicesimo ,va notato come Trump sia dipinto e si dipinga come Messia. Ciò dovrebbe imbarazzare qualunque confessione cristiana (autenticamente cristiana) e invece…
Trump è protestante, non ricordo di che ramo particolare. E volendo anche questo è un fatto che va al di là del Concilio, del suo sostanziale ottimismo rispetto alla situazione del mondo o alla possibilità di instaurare un cammino fruttuoso con i fratelli separati. Come se le difficoltà dei secoli precedenti fossero state solo un puntiglio o un capriccio. Purtroppo si è fatto tanto, ma le differenze restano, lo vediamo con gli evangelici americani, o con gli ortodossi russi.
Allora è inutile lamentarsi di un soggetto politico piuttosto che un altro, bisogna riuscire anche ad andare al di là degli ingenui ottimismi degli anni ’60.