Biden e il Tigray

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Recentemente il presidente americano Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per imporre sanzioni a tutti i criminali, di ogni fazione, che abbiano perpetuato crimini di guerra e contro l’umanità, dall’ inizio della guerra, novembre 2020, in Tigray.

Avverrà anche una riforma e un aggiornamento riguardo alla normativa sull’embargo di armi verso l’Eritrea e l’inserimento della stessa norma riguardante l’Etiopia.

Quest’ultima presa di posizione si potrebbe dire di poco conto visto che arriva dopo quasi un anno di  violenze e massacri in terra tigrina ed oltre: i conflitti e le violenze si sono diffuse in Afar ed Amhara mentre il Tigray è ancora abbondantemente isolato sul piano di accesso ed invio di supporto umanitario, cibo, acqua, medicinali e carburante: le banche ed i conti correnti sono tutt’ora bloccati.

Una notizia però degna di nota è che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha avviato una revisione legale per stabilire se la crisi umanitaria del Tigray in Etiopia sia un genocidio.

Un alto funzionario di stato americano ha dichiarato: “non voglio anticipare alcun processo, ma ovviamente i rapporti sulla violenza contro le donne, gli omicidi e gli eventi di massa che abbiamo visto fanno riflettere e potrebbero potenzialmente portare a una sorta di determinazione ufficiale riguardo agli atti che sappiamo sono stati commessi.”

Sicuramente queste parole sono in linea con le dichiarazioni del Segretario Blinken che ormai già diversi mesi fa, dopo essere stato ragguagliato da inviati governativi in Etiopia e Sudan per visite diplomatiche ed accertarsi dei fatti sul campo, aveva parlato di attività di “pulizia etnica”.

Il funzionario americano ha anche aggiunto: “Ma questo è un processo legale che dobbiamo lasciar svolgere (…). È un processo che non viene preso alla leggera ed è un processo che è all’esame del Dipartimento di Stato. Lasceremo semplicemente che il segretario determini se, sulla base dei rapporti e delle cose che abbiamo visto e delle informazioni che abbiamo, se tale designazione (dichiarare genocidio in Tigray n.d.r.) verrà effettuata o meno”.

Il codice legale degli Stati Uniti definisce il genocidio come “l’intento specifico di distruggere, in tutto o in parte sostanziale, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.

Sicuramente bisogna lasciar che la giustizia faccia il suo corso prima di giudicare in pubblica piazza, ma certamente questa revisione legale potrebbe confermare giuridicamente, creando un precedente per altri Paesi, avvalorando le tesi, le tante evidenze portate alla luce da molti report di agenzie umanitarie ed enti internazionali che hanno parlato di crimini di guerra e contro l’umanità: stupri sistematici anche di gruppo su donne di ogni età e ceto sociale e fame come armi di guerra in primis, non dimenticando i massacri su civili, le violenze sui rifugiati eritrei, la distruzione ed il saccheggio dell’80% delle strutture sanitarie, campi bruciati, raccolti distrutti, bestiame ucciso o rubato, distruzione di luoghi di culto, diversi monasteri tra i più antichi in Etiopia distrutti, minoranze etniche come Irob e Kunama a rischio estinzione e di cui ad oggi si hanno pochissimi aggiornamenti.

L’America  con questo approccio, dando spazio al giudizio legale, sembra stia provando a prendere posizione forte ed a mettere in atto quello che è l’idea di intervento sovra nazionale per sedare la catastrofe umanitaria in corso, in opposizione con le dichiarazioni del primo ministro etiope che a suo tempo aveva dichiarato di volerla gestire come “questioni interne” in quanto Stato Sovrano.

Solo il tempo ci dirà se altri Paesi si allineeranno alla presa di posizione americana. E l’Italia?

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