Mesi dopo la sconfitta dell’ex presidente Jair Bolsonaro e una settimana dopo l’insediamento del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, l’8 gennaio migliaia di manifestanti pro-Bolsonaro hanno preso d’assalto l’edificio del Congresso nazionale, il Palazzo presidenziale e la Corte suprema della capitale brasiliana.
La folla ha chiesto ai militari della nazione di estromettere Lula e reintegrare Bolsonaro; l’ex presidente ha stretti legami con i militari e per mesi ha seminato dubbi sull’integrità delle elezioni.
I leader cattolici brasiliani e internazionali hanno condannato i disordini di Brasília. La Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani ha rilasciato una dichiarazione in cui deplora la violenza e chiede “serenità, pace e l’immediata cessazione degli attacchi criminali allo stato di diritto”.
La Conferenza episcopale ha esortato a perseguire penalmente coloro che hanno partecipato all’attacco.
Anche il Consiglio missionario indigeno ha deplorato il disordine civile, definendo gli scontri una conferma “dell’eredità di distruzione, fascismo e autoritarismo” della presidenza di Bolsonaro. Ricordando che il Consiglio Missionario Indigeno è stato fondato dai vescovi durante la dittatura militare brasiliana, il Consiglio ha descritto gli attacchi a Brasília come un tentativo di colpo di stato e ha ribadito un appello alla pace e alla democrazia.
In una dichiarazione su Twitter, l’arcivescovo di San Paolo, il cardinale Odilo Scherer, ha affermato che gli scontri sono “inaccettabili” e ha invitato al rispetto reciproco.
“Quanto accaduto non ha posto nella coesistenza democratica”, ha twittato il cardinale il giorno degli scontri. L’arcidiocesi di Brasília, dove sono avvenuti i disordini, ha rilanciato la dichiarazione della CNBB. sul suo account Instagram, ma l’arcivescovo Paulo Cezar Costa, che di recente è stato visto a Roma per i funerali di Papa Benedetto XVI, non ha rilasciato alcun commento pubblico sui disordini.
Due organizzazioni cattoliche laiche brasiliane – il Consiglio Nazionale dei Laici del Brasile e Signis Brasil – hanno rilasciato dichiarazioni simili a quelle della Conferenza episcopale, chiedendo la pace civile, l’arresto e il perseguimento penale dei rivoltosi e di coloro che li hanno sostenuti finanziariamente. Nei suoi commenti, Signis Brasil ha addirittura definito le rivolte come “atti di terrorismo”.
In un discorso ai membri del corpo diplomatico presso la Santa Sede il 9 gennaio, il giorno dopo i disordini di Brasília, papa Francesco ha sottolineato le crisi politiche che stanno emergendo nelle Americhe, citando in particolare gli eventi in Brasile e atti di violenza e d’instabilità politica che hanno luogo in Perù e Haiti. Ha sottolineato la necessità di superare i modi di pensare di parte che si stanno delineando nel continente per promuovere il bene comune.
“Un segno dell’indebolimento della democrazia è l’aumento della polarizzazione politica e sociale, che non aiuta a risolvere i problemi urgenti dei cittadini” – ha detto papa Francesco. “Penso ai vari Paesi delle Americhe, dove le crisi politiche sono cariche di tensioni e di forme di violenza che esacerbano i conflitti sociali”.
- Pubblicato sul sito della rivista America.