Dopo la morte del patriarca Neofilo (13 marzo 2024) l’elezione del suo successore è prevista per il 30 giugno. Il 2 giugno le diverse diocesi hanno eletto i loro cinque rappresenti all’assemblea (oltre ai vescovi e a quanti ne hanno diritto, vengono votati alcuni laici). Il 20 giugno i 14 metropoliti hanno scelto i tre nomi da proporre al concilio elettivo: i vescovi Gregorio di Vratsa, Daniele di Vidin e Gabriele di Lovechan. I possibili candidati erano 9.
Per statuto devono infatti essere metropoliti, con più di 50 anni, con almeno cinque anni di lavoro in diocesi. Di specchiata ortodossia teologica e piena osservanza dell’ordine ecclesiastico i candidati devono avere buona fama presso il popolo. L’elezione è stata a scrutinio segreto e la maggioranza prevista è quella dei due terzi. C’è stata la rinuncia del metropolita Giuseppe degli Stati Uniti per ragione di età (83 anni) e i turni di votazione sarebbero stati 42. A indicare un confronto piuttosto vivace.
Tra i nove possibili, uno si era già ritirato in anticipo, il vescovo di Plovdiv, Nicola. I tre nomi forniti dal sinodo saranno sottoposti al concilio elettorale in seduta plenaria e scrutinio segreto. Per l’elezione del patriarca è richiesta la maggioranza dei due terzi. L’attesa nel paese è piuttosto elevata, anche per il nuovo ruolo pubblico dell’ortodossia locale. Dei sette milioni di abitanti sono considerati ortodossi il 75%. Il 10% sono islamici, mentre i cattolici sono l’1%.
Il clima elettorale
L’elezione patriarcale partecipa di una stagione elettorale particolarmente tormentata. Il 9 giugno infatti vi sono state le elezioni politiche e quelle europee che hanno confermato la spinta a destra dell’elettorato e la precaria collaborazione fra i ceppi politici principali: il partito democratico (il vecchio partito comunista) di Boiko Borissov, il partito “islamico” del magnate mediatico Delyan e il gruppo del presidente pro-russo, Rumen Radev.
La permanente crisi economica e sociale, la diffusa corruzione e i ripetuti fallimenti governativi hanno alimentato le giravolte politiche più impensate. Nessuno vuole uscire dalla Nato, che ha celebrato a Sofia la sua assemblea il 24-27 maggio, o dall’Unione Europea, ma il malcontento ha reso suggestiva agli occhi popolari l’autocrazia russa e lo sviluppo economico della Cina autoritaria.
Cirillo vuole un filo-russo
Anche nella Chiesa ortodossa si registra la dialettica “filo o anti” Russia che si innesta sulla tensione intra-ortodossa relativa al riconoscimento o meno dell’autocefalia ucraina (la Chiesa di Epifanio). La maggioranza dei vescovi non è filo-russa, ma questi ultimi non mancano. Mosca cerca in molti modi di garantirsi la fedeltà della Chiesa di Sofia. Per lo storico bulgaro Goran Blagoev: «Nel passato il patriarca Neofilo ha tenuto conto della posizione della Chiesa russa su questioni come quella relativa alla Chiesa ortodossa ucraina di Onufrio (filo-russa) o quella riguardante all’autocefalia della Macedonia. Il suo predecessore, Massimo, era ugualmente molto legato alla Russia. L’interesse della Chiesa russa è per un nuovo patriarca bulgaro vicino e simpatetico, protettore degli interessi russi».
Espressione significativa della tensione fra Chiesa bulgare e Chiesa russa sono due episodi. Anzitutto l’espulsione da Sofia dell’archimandrita Vasian Zmeev assieme ad altri due ecclesiastici con l’accusa di spionaggio (settembre 2023). Il patriarca Neofilo voleva sostituire gli assenti con i suoi, ma la Chiesa russa si è opposta in ragione della proprietà della chiesa in discussione. Il secondo episodio è la concelebrazione di alcuni vescovi bulgari con il patriarca Bartolomeo e alcuni vescovi della Chiesa ucraina autocefala (19 maggio).
Il sinodo russo ha immediatamente dichiarato scismatici i cinque vescovi bulgari, rompendo la comunione eucaristica. Fra questi il vescovo Nicola di Plovdiv, considerato fino a poco tempo prima un filo-russo. Il vescovo responsabile della comunicazione della Chiesa ortodossa ucraina (Onufrio) ha denunciato il fatto, ricordando che era ancora in esercizio una commissione bulgara incaricata di studiare e definire l’atteggiamento comune della Chiesa.
Ci sarà Bartolomeo
Solo negli ultimi mesi Neofilo si è pronunciato con forza contro l’invasione russa e ha marcato la distanza dalla Chiesa di Cirillo. È successo in occasione della lettera per l’Epifania del 2024 quando il patriarca ha denunciato la «guerra devastatrice contro la nazione sorella Ucraina». E ha aggiunto: «Nostro Signore, Dio e la santa Chiesa benedicono solo quell’esercito che non dimostri di essere aggressivo e il cui unico scopo sia di proteggere e difendere il proprio popolo entro i confini territoriali riconosciuti a livello internazionale».
Una tensione similare si è prodotta al momento delle esequie di Neofilo quando la presenza di Bartolomeo e di Epifanio ha messo in difficoltà alcuni dei bulgari e i rappresentanti russi (15 marzo). Difficoltà risolta con la non partecipazione di Epifanio e Nestor (da parte russa) alla celebrazione eucaristica.
La tensione si riprodurrà anche in occasione dell’elezione del nuovo patriarca alla cui elezione è stato chiamato a presenziare anche il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, che ha annullato un impegno con una diocesi greca per poter essere presente a Sofia: «Viviamo – ha detto – un periodo difficile ove la testimonianza della Chiesa ortodossa è particolarmente necessaria».