Il rumore del traffico e delle aziende ha da tempo sommerso il suono delle campane e il frastuono nella “rete” ne ha rimosso il significato e il valore simbolico. E tuttavia le campane rimangono come riferimento per un lunghissimo tratto della storia europea, ancora capaci di messaggi positivi. È il caso della restituzione di alcune campane in uso nei campanili della Germania federale (settimananews.it/societa/germania-cechia-polonia-la-memoria-delle-campane).
Nel giugno scorso una delegazione del Baden-Württemberg ha riportato in Polonia tre campane sottratte al tempo della seconda guerra mondiale dai nazisti per trasformale in armi. L’operazione ha interessato tutti i territori dei Reich e ha raccolto 102.500 esemplari da cimiteri, istituzioni pubbliche e, soprattutto, chiese.
Alla fine della guerra, ne rimasero 10.000 in un deposito nel Nord della Germania. Diverse tornarono ai legittimi proprietari, ma altre rimasero e furono usate per le chiese in Germania. Il vescovo di Rottenbug-Stoccarda, capitale del Baden-Württemberg, Gebhard Fürst, ha accompagnato la restituzione delle campane, assieme al ministro-presidente, Winfried Kratschmann.
Quest’ultimo era legato ad uno dei paesi polacchi di destinazione, Frombork. La sua famiglia era vissuta lì e poi fuggita all’Ovest dopo l’occupazione russa. L’occasione è stata propizia per riaffermare il simbolo pacifico delle campane.
Da Mosca a Balangiga
Curiosa anche la storia del concerto delle 18 campane del monastero Danilov a Mosca. Con la rivoluzione comunista e la chiusura del monastero, tutte le campane furono acquistate alcuni lustri dopo dal filantropo americano Charles Crane. La loro restituzione, avvenuta nei primi anni del 2000, ha permesso di salvaguardare uno dei gruppi campanari più preziosi. Da diversi anni viene organizzato un apposito festival delle campane, raccogliendo i maestri campanari dall’intera Russia.
Su tutt’altro quadrante geografico è avvenuto un evento di restituzione nelle Filippine. Nel 2018 sono tornate al loro posto tre campane della chiesa di Balangiga. Furono sottratte dalle truppe di occupazione statunitense nel 1901.
Un attacco di ribelli filippini, avviato con il suono delle campane, causò 40 morti fra i militari americani. La rappresaglia vide l’uccisione di tutti i maschi oltre i dieci anni dell’intero villaggio e la sottrazione delle campane. Il presidente, Rodrigo Duterte, ne ha chiesto il ritorno.
Più spesso, attorno alle campane, i dibattiti sono di minor profilo. Nel 2016 a Linz (Austria) la Corte suprema ha dato torto a un cittadino che chiedeva di silenziare il suono notturno delle campane dell’orologio della cattedrale. Ma qualche anno prima (2011) un giudice tedesco aveva sentenziato che il diritto fondamentale della libertà religiosa non comprendeva il suono delle campane.
Un curioso scontro è avvenuto fra un pastore protestante e i rappresentanti locali del partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland. È successo a Gelsenkirchen (Renania, Germania) nell’aprile dell’anno scorso, quando un comizio è stato contrastato da un insistente scampanio. Accompagnato da quello della chiesa cattolica poco lontana. I pastori hanno fatto osservare che le Chiese avevano invitato al suono delle campane per denunciare la guerra in Ucraina a cui si era aggiunto lo scampanio della preghiera del mezzogiorno.
Campanile e minareto
Ma lo scontro più frequente riguarda la preghiera pubblica islamica proclamata dal muezzin dal minareto. È successo in particolare a cavallo del Covid, quando l’impossibilità delle celebrazioni comunitarie non ha interrotto le campane cristiane. Come potevano i musulmani invitare i loro fedeli alla preghiera se non attraverso il richiamo verbale?
Già nel 2010 in alcuni casi le amministrazioni avevano concesso il richiamo del muezzin ponendo precisi confini al volume degli altoparlanti. Alcune autorità l’hanno concesso in particolare per il Ramadam (Francoforte, Krefel, Osnabrück), altre l’hanno rifiutato (Bremerghaven, Mannheim, Rinteln). Provocando sempre accese discussioni, nonostante le moschee in Germania siano circa 3.000, mentre le chiese sono 45.000.
In particolare, si nega l’equiparazione campana-muezzin. La prima trasmette un suono che non si impone e che ha talora una precisa declinazione civile. Il richiamo verbale del muezzin è una preghiera, un’affermazione apodittica che ha pretese di assolutezza e che può essere politicizzata.
Le prime campane arrivano nel territorio europeo dalla Cina nel primo millennio a.C., ma la loro forma e complessità sonora viene elaborata nel nostro continente nei primi secoli cristiani. Il primo a citarle è Gregorio di Tours nel 585. Il primo ad usarle per una orchestra è Hector Berlioz a metà del 1800.
Per secoli hanno scandito l’anno liturgico, i principali momenti civili e dei singoli (nascita, matrimoni, agonia, funerali). Vi erano le cosiddette “città risuonanti”. A Lisieux (Francia) nel 1789 le chiese cumulavano 42 campane.
Fenomeno acustico
Come si crea il loro suono? Così risponde Jan Hendrik Stens, presidente del museo della campana a Monaco di Baviera: «Si crea dalla battitura di metallo su metallo. Il suono può essere più o meno bello. Le campane in Europa si sono evolute nel corso dei secoli, il che significa che non sempre hanno suonato come noi le udiamo. Se si torna alle origini, soprattutto in Estremo Oriente, il suono è totalmente diverso. Ci sono enormi campane nei templi che suonano più come un gong che come una campana… Il loro suono contiene un’armonia in cui diversi parziali formano il tutto. Capita a qualsiasi strumento: non è solo un tono, ma uno spettro di armoniche. L’insieme costruisce l’impressione sonora che percepiamo».
Il celebre compositore contemporaneo, Arvo Pärt, che ha chiamato l’intera sua opera col nome di “tintinnabuli” ha scritto: «Le campane in sé stesse sono un fenomeno acustico molto interessante. Inspiegabile. Come il paradosso della meccanica quantistica dove movimento e statica sono un concetto simultaneo. Il suono della campana, da un lato, è estremamente complicato e, allo stesso tempo, molto semplice. Tutti noi, nel subconscio, sentiamo nel suono delle campane un invito o un ricordo che non appartiene al nostro mondo. Il loro impatto lo percepiamo non solo con le orecchie. Attraversa tutto il nostro corpo» (Bells of Europa).