Più di cinquanta rappresentanti delle religioni presenti in Canada hanno firmato il breve documento congiunto Noi possiamo e dobbiamo fare molto meglio, che si oppone alla proposta di legge che, «tra le altre cose, allarga l’accesso all’eutanasia e al suicidio assistito anche ai non morenti». Farli diventare pratica sociale comune dice «quanto siamo regrediti nel modo in cui trattiamo i deboli, i malati e i marginalizzati». Davanti a questo disimpegno nei loro confronti, i rappresentanti delle religioni che hanno firmato il documento si dichiarano «definitivamente contro il progetto di legge».
Fanno questo, consapevoli del fatto di «non avere soluzioni tecniche ai complessi problemi» legati alla richiesta di eutanasia e suicidio assistito; ma sentono «il dovere di rendere testimonianza allo spirito umano, al valore e significato inestimabile della vita umana e all’uguale dignità che abbiamo imparato attraverso il crogiolo della storia e la nostra lunga esperienza di essere accanto ai malati e ai morenti».
Il progetto di legge avrà ricadute nocive in particolare sui «disabili, come hanno fatto chiaramente notare i loro rappresentanti e le organizzazioni di settore, e come è stato osservato anche dall’Inviato speciale dell’ONU al termine della sua visita in Canada. Proporre l’eutanasia a persone che vivono con disabilità o malattie croniche, ma che non stanno morendo, suggerisce il fatto che vivere con una disabilità o una malattia è peggio che la morte».
Un altro punto problematico della proposta di legge è «la realtà perversa che i medici e il personale sanitario i quali, a motivo di principi etici o religiosi fondamentali, si rifiutano di amministrare l’iniezione letale potrebbero essere soggetti a sanzioni – fino alla revoca della licenza per praticare la professione».
Per i rappresentanti delle religioni l’introduzione di una simile legge corrisponde a una «amnesia morale», con il rischio di rendere una società «pericolosamente vulnerabile nel ripetere i dolorosi errori del passato». Per questa ragione, essi chiedono che sul tema si apra «una consultazione complessiva con tutti i canadesi. Davanti alla sofferenza umana e alla solitudine, dobbiamo rispondere come società con profonda solidarietà e cura straordinaria».